Varie, 19 maggio 2005
SOZZANI
SOZZANI Franca Mantova 20 gennaio 1950. Giornalista. Direttore dell’edizione italiana di ”Vogue” • « una delle donne più potenti che esistano nel mondo della moda. [...] dicono, forse esagerando, che può fare e disfare le fortune di uno stilista. Dicono anche che si accorge con anni di anticipo di tutte le tendenze. Forse anche perché le determina. [...] Occhi celesti, lunghi capelli biondi, struttura minuta e apparentemente fragile, Franca Sozzani è la donna alla quale si inchinano tutti i più famosi fotografi di moda del mondo. A lei chiedono consigli e consulenze i più celebri stilisti. [...] Ha cominciato sbagliando tutto. Si presentò alla redazione di ”Vogue” sbandierando le sue origini borghesi. ”Fu la mia grande tragedia”, racconta. ”Io vestivo solo Saint Laurent, ero piena di catene. La cosa rendeva pazzi tutti. Oliviero Toscani quando mi vedeva andava fuori di testa. Secondo lui mai e poi mai avrei potuto occuparmi di moda [...] Per tre anni mi sono messa jeans e maglione. Di lì non mi schiodavo. E mi sono tagliata i capelli cortissimi. [...] Tutti erano ritenuti più divertenti, più strani di me. Il massimo era una ragazza che viveva con un ragazzo nei sottotetti e andava a fare le vacanze col furgone usato. Io ero infelicissima. Se c’è una cosa che ho sempre odiato sono i jeans, i maglioni e i capelli corti. [...] Da bambina ho studiato in Francia, in Svizzera, in Inghilterra. Ma il liceo l’ho fatto a Milano. [...] L’ambiente era quello noioso della borghesia milanese. Nessuna delle mie compagne ha mai lavorato. Non era contemplato. [...] Mi sono sposata giovanissima, a 21 anni. Mi sono separata dopo tre mesi. [...] Sono tornata a casa e mi sono messa a studiare come una pazza. Poi ho risposto a un’inserzione. Cercavano una ragazza alla Condé Nast, la casa editrice di ”Vogue’ [...] Mi offrirono di fare la redattrice di ”Vogue’ bambini. [...] Poi la Condé Nast fece l’edizione italiana di ”Glamour’. Si chiamava ”Lei’. Lì cominciai a essere un po’ più attiva. [...] Quello che mi era stato subito chiaro era l’importanza dell’immagine. In Italia la fotografia era considerata solo un mezzo per far vedere i vestiti. Il fotografo era un esecutore. Andai negli Stati Uniti e incontrai Bruce Weber, Steven Meisel, Herb Ritts: tutti giovani e sconosciuti. Cominciai a fare con loro i primi servizi. [...] Arriva ”Per Lui’, versione maschile di ”Lei’. E io arrivo al punto che sono stufa di tutti e due e sto per mollare. Ma mi offrono ”Vogue’ e rimango [...] L’inizio è stato molto sofferto. Io facevo un’immagine che pochi capivano [...] abbiamo perso i clienti pubblicitari. Non si riconoscevano in questa nuova moda. Loro facevano i tailleur, i cappottini, le cose tutte per bene [...] Dall’altra parte i clienti che interessavano a me facevano fatica ad arrivare, perché ”Vogue’ li aveva scontentati per anni a forza di prendere chiunque, dai grandi stilisti ai prontisti [...] Il successo l’ho raggiunto quando gli altri si sono messi a fare la stessa cosa [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 8/2001).