19 maggio 2005
Tags : Christian. Kuntner
Kuntner Christian
• Nato a Prato allo Stelvio il 15 gennaio 1962, morto sull’Annapurna (Nepal) il 18 maggio 2005. Alpinista. Aveva già raggiunto la vetta di tredici dei 14 Ottomila. Il tredicesimo era stato il 15 maggio 2004 il Lhotse, accanto all’Everest. Era alla quarta spedizione sull’Annapurna. La prima è del 1997, poi, insieme con il valdostano Abele Blanc, nel 2002 e nel 2003. Aveva scelto itinerari diversi e aveva sempre dovuto rinunciare per le avverse condizioni meteo. Guida alpina, minuto ma di grande temperamento, Kuntner era legato oltre che all’alpinismo anche ai viaggi-avventura. Aveva portato a termine due trasferte in mountain bike che hanno dell’incredibile. Nella prima aveva percorso la «Via della seta» dal Pakistan alla Cina superando un colle di oltre 5000 metri, nella seconda aveva raggiunto l’estremo sud del pianeta fino alla Terra del Fuoco partendo dall’Alaska. Fra le sue imprese, oltre alle «vie» più complesse di Dolomiti, Monte Bianco e Monte Rosa, c’è un altro «viaggio», una concatenazione che lo aveva portato sulla vetta di sessanta degli 84 Quattromila delle Alpi. Aveva così reso onore all’«Anno internazionale della montagna». «Alba tragica sull’Annapurna. Sotto un cielo terso, dopo giorni di bufere e nevicate, la valanga rotola sulla Nord, s’infila in canale e spazza le rocce. Alza una nube che resta sospesa nel giorno appena nato e senza vento per almeno dieci minuti. Quando torna a ricoprire il gigante himalayano sei uomini vedono gli altri quattro compagni seicento metri più in basso, fra blocchi di ghiaccio. Travolti. Uno è immobile, gli altri si rialzano a fatica. Christian Kuntner [...] muore un’ora dopo a poco più di seimila metri, dove ci sono le piccole tende a igloo del campo 2. Un blocco di ghiaccio lo ha colpito allo stomaco: fratture interne insanabili. Gli altri travolti sono il suo compagno delle ultime imprese sugli Ottomila, la guida alpina valdostana Abele Blanc, 52 anni. illeso, ma sotto choc. Non ricorda, parla a fatica, ha gli occhi della disperazione. Poi Stephan Paul Andres, sudtirolese: il ghiaccio gli ha rotto una spalla. E Marco Barmasse, altra guida valdostana, di Valtournenche. Nella valanga le sue labbra si sono spaccate, le sue guance si sono come bruciate. [...] La spedizione era partita dall’Italia a fine aprile. Per Kuntner e Blanc doveva essere il coronamento di un lungo inseguimento a tutte le cime di ottomila metri. Per raggiungere gli altri undici alpinisti che hanno salito tutti i quattordici 8000 dovevano mettere piede sulla vetta dell’Annapurna. Per tre volte l’immensa parete li aveva respinti. Sempre per il maltempo. Ieri le nubi avevano finalmente lasciato in pace la montagna. [...] era caduto un metro e mezzo di neve fresca. Dal campo 2 al successivo, oltre i 7000 metri, c’è quella ”terra di mezzo” della montagna che fa tremare anche i più esperti. Bisogna salire per due o tre ore, secondo le condizioni, sotto la ”falce”, gigantesca mezzaluna glaciale che abbraccia quel versante dell’Annapurna. In fotografia sembra un festone, un nastro candido adagiato sull’immensa cattedrale himalayana, ma in realtà è una linea spezzata da seracchi in bilico. Tre chilometri di lunghezza per uno spessore di quasi cento metri. [...] si è staccato un seracco. Cento metri di volo silenzioso poi il fragore di ghiaccio infranto con blocchi che spingono la neve e provocano la valanga. Non c’è scampo là sotto, in quel canale dove quattro dei dieci alpinisti salgono. Sei di loro, il valdostano Marco Camandona e i valsesiani Silvio ”Gnaro” Mondinelli e Christian Gobbi, l’australiano Andrew Lock e due statunitensi del Colorado, sono cento metri più in alto. Sono ai lati del canale. La valanga li lascia stretti alle picozze, piantati sui ramponi. Li scavalca, passa loro di fianco e s’infila dove non c’è spazio per la fuga. Camandona e Mondinelli, non appena la nube di neve lascia il canalone, organizzano il soccorso. Con i compagni raggiungono il campo 2, due ore più in basso, trasportando Kuntner che respira, ha la forza ancora di parlare, di chiedere aiuto. Dai 6100 metri telefonano con i satellitari. Non c’è tempo da perdere. Cinque ore li separano dal campo base, dalla salvezza. Ma scendere in quelle condizioni è impossibile. I feriti hanno vestiti strappati, bagnati, il termometro è di parecchi gradi sotto lo zero. Mettersi in cammino sarebbe rischioso. E le nubi sono tornate. Due ore dopo arriva l’elicottero: fra i soccorritori ci sono anche i lombardi dei ”Ragni di Lecco” Mario Marelli e Mario Panzeri che il 12 maggio hanno raggiunto la vetta con Daniele Bernasconi. Poco dopo le 8 di ieri mattina le prime telefonate in Italia perché i tre siti internet di Kuntner, Blanc e Camandona erano muti. L’ultimo sms era di Camandona alle 20,54 di martedì: ”La fortuna non è con noi. Questa notte è arrivata una tempesta di neve, ora siamo tutti fermi al campo 2. Tenteremo di salire domani al campo 3”» (Enrico Martinet, ”La Stampa” 19/5/2005).