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 2005  maggio 19 Giovedì calendario

GELMINI Mariastella

GELMINI Mariastella Leno (Brescia) 1 luglio 1973. Politico. Eletta alla Camera nel 2006 e 2008 (Forza Italia, Pdl). Ministro dell’Istruzione nel Berlusconi IV (2008-2011) • «[...] sicuramente il ministro più contestato del quarto governo Berlusconi. Il bersaglio preferito della satira in Tv che si accanisce contro la sua giovanile intransigenza, dipingendo la Gelmini come una zelante esecutrice dei “tagli” di bilancio imposti da Tremonti. Accusata, nella assemblee scolastiche e nei cortei in piazza, di volere addirittura affossare l’istruzione pubblica e imputata, nei consigli di facoltà, di sottoporre il potere dei docenti alle volontà di amministratori teleguidati dalla politica. [...]» (Luigi La Spina, “La Stampa” 12/10/2010) • «[...] avvocato [...] consigliere regionale, si dice grazie all’appoggio determinante dell’ex ministro Prandini. A presentarla al Cavaliere è stato Giacomo Tiraboschi, di casa ad Arcore in quanto giardiniere di fiducia delle ville di Berlusconi. “La ragazza non ha nessuna esperienza”, si sfogano alcuni parlamentari milanesi, “non è in grado di affrontare scadenze come le elezioni politiche e le comunali di Milano”. [...]» (“la Repubblica” 19/5/2005) • «[...] Le fortune della Gelmini [...] considerata vicina a Sandro Bondi, cominciarono con una visita ad Arcore: il premier decise subito di promuoverla consigliere politico a Palazzo Grazioli. [...]» (“Corriere della Sera” 18/5/2005) • «[...] in Forza Italia c´è da sempre, da quel magico 1994 in cui la terzogenita di un sindaco dc nel Bresciano (la mamma invece era maestra elementare) si convince ad abbracciare la causa di un signore sceso in campo per salvare il Paese, e se stesso, dai comunisti. Allora ha 21 anni, la Mariastella. Studia giurisprudenza, ma decide subito che la politica, almeno questa “nuova” politica incarnata da Berlusconi, conta più di tutto il resto. Diventa subito presidente del club azzurro di Desenzano sul Garda, ma non le basta: il cuore pulsante del movimento sta a Milano, ed eccola allora fare la pendolare ogni giorno per dare una mano, da volontaria, nella sede lombarda di Forza Italia. Le ci vuole un po´, ma dopo undici anni (intanto si è laureata, ha dato l’esame da procuratore a Reggio Calabria e lavora in uno studio legale), il posto da numero uno è suo: coordinatrice regionale, con la mission di mettere fine alla guerra per bande che per oltre un anno impegna le truppe del suo predecessore, il laico Paolo Romani, e quelle formigoniane. Impresa non facile, ma lei – all’inizio oggetto di qualche sfottò da parte dei forzisti più sgamati: “Gelmini who?” – li mette i riga tutti: “Qui ci vuole un po´ di disciplina”, è il suo esordio. E conquista un posto speciale nel cuore di Silvio. Ma il Capo non l’ha “unta” con la mano santa, come ha fatto con le altre (e molti altri). Quando i due s’incontrano per la prima volta ad Arcore nell’estate del 2005, e il tramite è Angelo Tiraboschi, lei ha già un curriculum politico lungo come un’autostrada: consigliere comunale a Desenzano, poi assessore (per due volte) alla Provincia di Brescia, quindi l’exploit alle elezioni regionali che si sono appena tenute: prima degli eletti della sua circoscrizione. “Ha cervello, e anche i voti”, si compiace il Cavaliere, fulminato dalla lettura del voto offerta da quest’avvocatessa allora poco più che trentenne. E ci mette un amen ad affidarle il coordinamento lombardo del partito. Ha un’altra dote, la Gelmini: galleggia sulle risse interne agli Azzurri, evitando con cura di schierarsi, perché l’unico che conta è Berlusconi: “Se non fosse stato per lui non sarei mai entrata in politica”. Mariastella è cattolica, ma non ciellina; sanguigna quando parla in privato, ma al tempo stesso diplomatica; berlusconiana fino al midollo, ma non alla maniera un po’ sguaiata di altre femmine del Cavaliere. [...] L’approdo romano della Gelmini, dopo la buona prova data in Lombardia, suona abbastanza normale. Prima elezione in Parlamento nel 2006, la seconda [...] quando oltre allo scranno di Montecitorio la signora acchiappa un po’ a sorpresa anche la guida di un ministero assai pesante. Un’investitura che mette subito in allarme i leghisti: quella poltrona il Bossi furente contro “gli insegnanti meridionali che stangano i nostri” l’avrebbe voluta [...] per uno dei suoi [...] Quindi non vede di buon occhio il fatto che la titolare [...] sia una lombarda doc ma non leghista, le rimprovera di non essere un’insegnante, la crocefigge sul maestro unico che “rovina i bambini”. [...]» (Rodolfo Sala, “la Repubblica” 9/9/2008).