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 2005  maggio 18 Mercoledì calendario

Rich Marc

• Nato ad Anversa (Belgio) il 18 dicembre 1934. Industriale. «Ha pozzi di petrolio in Russia, foreste in Cile, miniere in Perù, raffinerie in Romania, immobili in Spagna e fonderie in Australia. I suoi 40 uffici e 1.300 impiegati in 125 nazioni producono un reddito annuo di 30 miliardi di dollari [...] misterioso ”genio del male” graziato poche ore prima del commiato dalla Casa Bianca dall’ex presidente Usa con un perdono - ispirato, pare, dalla neo-senatrice Hillary - che cancella 30 anni di scorribande e 51 capi d’accusa (punibili con 300 anni di carcere) affibiatigli nell’84 dall’allora procuratore di Manhattan Rudy Giuliani [...] ”il principe dell’oscurità” [...] elegantissimo e raffinato, nato ad Anversa, in Belgio - suo padre era un commerciante ebreo di ferri vecchi, scappato in America per sfuggire a Hitler [...] La sua immensa fortuna - oltre un miliardo di dollari secondo la rivista ”Forbes” - non è stata accumulata commerciando in astrazioni, come fanno i big della e-economy, ma comprando e rivendendo le risorse naturali del pianeta, dall’alluminio al petrolio, dal rame allo zinco. Senza dimenticare, strada facendo, di ”aiutare” gli amici. Come il partito democratico e Hillary Clinton (cui Rich ha elargito un milione di dollari attraverso l’ex moglie Denise, famosa autrice di canzoni e amica dell’ex first lady). [...] per lui il ”basso profilo” si è sempre rivelato la strategia migliore. Fin da quando, nel ’41, i Reich lasciano il Belgio per stabilirsi a Kansas City, dove il padre apre un negozio di gioielli: allora, quasi per mimetizzarsi meglio, americanizzano il nome che diventa Rich. A scuola Marc, unico ebreo, fa di tutto per non spiccare. E anche negli anni ’50, quando si trasferisce nell’’ebrea” New York e il padre fa fortuna producendo e vendendo borse di tela all’esercito, Marc continua la sua politica del ”non dare nell’occhio”. Nel ’54, a 19 anni, trova lavoro come fattorino alla Philipp Brothers - la futura banca d’affari Salomon Bros, allora leader mondiale nei materiali grezzi - e inizia la sua lenta e metodica scalata ai vertici della compagnia. Unica distrazione: il matrimonio con la bella cantante rock Denise Joy Eisenberg, figlia di un sopravvissuto all’Olocausto ed erede della dinastia di calzaturieri Florsheim, di cui Rich - tutti confermano - si innamora perdutamente. Però, mentre lei costruisce la sua carriera rock, lui viene promosso capo della Philipp a Madrid dove nasce la sua lunga partnership con un altro trader, Pincus (detto Pincky) Green. Un ebreo ortodosso dall’aspetto sempre trasandato - settimo di otto figli di una coppia ucraina di venditori ambulanti emigrati a Brooklyn - Pinky è l’antitesi dell’impeccabile Rich. ”Per tutti erano la Strana Coppia”, scrive il ”Wall Street Journal”, ”insieme hanno rivoluzionato il mercato mondiale del greggio”. Sono loro gli inventori dello ”spot trading”, il sistema di commercio che permette alla Philipp di scavalcare il monopolio mondiale delle cosiddette ”Sette sorelle”, intascando profitti con un numero infinito di zeri. Ma quando la Philipp si rifiuta di dar loro un buono-premio, i due si licenziano e fondano la Marc Rich & Co. Ag. il 1973, l’anno in cui iniziano anche tutti i loro guai giudiziari. Oltre a lanciare una guerra privata per distruggere la Philipp - pagano sottobanco le segretarie-spie per rubare telex e sottrarre alla compagnia clienti e contratti miliardari - inaugurano una pratica pericolosa quanto proficua: trafficare con Paesi ricchi in dollari e petrolio, ma poveri di leggi e scrupoli. Violando l’embargo imposto da Onu, Opec e Comunità europea vendono petrolio russo (ma anche del Golfo Persico e del Brunei) al Sud Africa devastato dall’apartheid, intascando decine di milioni di dollari per ogni transazione. E nell’80, trincerandosi come al solito dietro una complicatissima rete di finanziare fantasma disseminate tra Liechtenstein, Monaco e Isole Cayman, violano l’embargo americano contro l’Iran per acquistare greggio dagli ayatollah, trasferendo i colossali profitti della vendita esentasse all’estero. Ma il ”giochetto” viene scoperto quando due partner texani finiscono sotto inchiesta e decidono, per una riduzione della pena di ”cantare”. Subodorando la fine, Rich ha solo il tempo di correre e chiudere l’appartamento di 20 stanze alla Park Avenue. Nel giugno ’83, insieme alla moglie Denise e ai tre figli, scappa in Svizzera, dove ad attenderlo è la magione più grande e costosa del Cantone di Zug, il paradiso (fiscale) dei ricchi e d potenti ormai da secoli. Tre mesi dopo l’ufficio di Giuliani deposita l’incriminazione per evasione fiscale (probabilmente la più elevata nella storia americana, quasi 50 milioni di dollari), cospirazione e commercio illegale con una nazione nemica. Per evitare il carcere Rich si dichiara colpevole e l’anno dopo accetta di sborsare 200 milioni di dollari. Ma una dozzina di agenzie federali Usa gli sono ancora alle calcagne, decise a portarlo in America per il processo. Solo grazie all’immunità garantitagli dalla costituzione svizzera e a un miniesercito di guardie del corpo (ex agenti del Mossad, i servizi segreti israeliani, ma secondo indiscrezioni è protetto anche dalla Cia, per cui continuerebbe a lavorare) riesce a eludere i vari tentativi di cattura. Forse di assassinio. Nonostante varie indagini congressuali a suo carico, dall’89 al ’92 Rich continua a vendere milioni di dollari in metallo alla Zecca Usa. Ma dall’83 non ha più rimesso piede in America [...]» (Alessandra Farkas, ”Sette” n. 7/2001).