Niccolò Zancan, ཿla Repubblica 5/5/2005. pag. 29, 5 maggio 2005
Salah Braiek, di anni 14. Nato in Italia ma di origini tunisine, da otto anni viveva nella Borgata Santa Maria a Moncalieri, periferia di Torino, con il padre Moncief, operaio quarantacinquenne, la madre casalinga e due sorelle più piccole
Salah Braiek, di anni 14. Nato in Italia ma di origini tunisine, da otto anni viveva nella Borgata Santa Maria a Moncalieri, periferia di Torino, con il padre Moncief, operaio quarantacinquenne, la madre casalinga e due sorelle più piccole. Studente dell’istituto tecnico Pininfarina con il sogno di diventare ingegnere, aveva trascorso i primi sette anni della sua vita in affidamento, ordinato dal Tribunale dei Minori per le precarie condizioni economiche in cui si trovava la sua famiglia. Da tempo discuteva con il padre perché non gli permetteva di vedere più le persone che lo avevano cresciuto e a cui era rimasto molto legato. Pieno di rabbia e frustrazione, due mercoledì fa decise di scrivere una lettera, in italiano, bella calligrafia: «Mi vogliono bene, sanno capirmi. Io voglio stare con loro, voglio almeno vederli. Mi uccido, te la faccio pagare. Tu sei un padre cattivo». Chiusosi in bagno, portò a termine quanto scritto, lanciandosi nel vuoto dal sesto piano e atterrando con il corpo sul grande spiazzo davanti al palazzo. Mercoledì 4 maggio, alle sei e mezza del pomeriggio, in un palazzone della Borgata Santa Maria a Moncalieri, periferia torinese.