Varie, 17 maggio 2005
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Marinoni Laura
• Milano 28 maggio 1961. Attrice • «[...] La danza, primo amore, le ha aperto la strada al teatro [...] Una carriera sui generis [...] Liceo classico al Carducci, qualche esame di lettere, tanti anni di danza con Tiziana Navarro, poi il debutto in teatro con Mario Ferrero nell’83 e la conseguente decisione di studiare recitazione sul serio. “Feci l’esame per entrare sia alla Paolo Grassi di Milano che all’Accademia di Roma. Tanto non mi prendono, mi dicevo”. Invece entrambe le scuole l’ammettono e lei (“testa matta, inquietudine pura”) saluta casa e se ne va a Roma. Dopo qualche mese di accademia l’incontro con Peppino Patroni Griffi (“il mio Pigmalione”). È quello che lei chiama “anno di grazia 1984”): debutto con Assassinio nella cattedrale di Elliot, poi I sei personaggi di Pirandello, prima parte importante, la figliastra (“uno di quei personaggi da cui non vorresti mai staccarti. Ho portato il lutto per un po’: nulla era paragonabile”). Per otto anni via così: l’inverno in compagnia con Patroni Griffi, gli spettacoli al fianco di attori come Franca Valeri e Vittorio Caprioli, l’estate i recital con Albertazzi (“Mi ha insegnato a recitare con il fisico. Lo sai qual è la parte del tuo corpo che parla di più in scena, mi chiedeva? E io, romantica: gli occhi. Macché, la schiena”). Nel frattempo recitava con Claudio Bigagli, allora suo compagno, in commedie che lui scriveva per loro due. In mezzo anche un po’ di televisione, sceneggiati, come la Piovra 9 [...] Poi, all’inizio dei Novanta, la frenata: “In un anno ho rifiutato tredici copioni. Me ne sono andata in Francia, ho mollato tutto”. E lì, a Parigi, arriva la chiamata. La voleva Strehler, per la ripresa del suo Campiello. “A undici anni vidi Il giardino dei ciliegi, poi il Re Lear, La tempesta: per me il teatro era quello. Sono volata a Milano, al Piccolo”. Anni difficili, quelli, per Strehler, gli anni del processo: “Noi lo abbiamo visto poco, purtroppo, ma le prove insieme sono state fondamentali. La mia fortuna è stata di arrivare a lavorare con lui quando ero già abbastanza forte per non cadere in soggezione. Mi sono buttata senza paracadute, come sempre”. E ha funzionato: dopo il Campiello arrivò L’isola degli schiavi e poi le tournée del Piccolo in Francia e a Mosca [...] E Ronconi? “Un incontro fantastico: lui è uno scienziato del teatro [...]”» (Stefania Ulivi, “Sette” n. 6/2001).