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 2005  maggio 17 Martedì calendario

LOMBARDO

LOMBARDO Raffaele Catania 29 ottobre 1950. Politico. Presidente della Regione Sicilia • Medico-chirurgo, specializzato in psicologia forense. Dalla fine degli anni ”70 è protagonista nelle giovanili della Dc. Consigliere e assessore al Comune di Catania, nel 1986 è eletto deputato in Regione con oltre 37mila voti. Nel 1992, per un’inchiesta sulle irregolarità in un concorso pubblico all’Asl di Catania, viene arrestato per interesse privato in atti d’ufficio e abuso d’ufficio. Condannato in primo grado, assolto in appello. Altro arresto nel 1994 per associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la p.a. per i pasti in un ospedale di Catania. I giudici poi non riconoscono un vero e proprio comitato d’affari: per questa ragione, gli imputati sono assolti dall’accusa di associazione a delinquere, inizialmente ipotizzata insieme alla corruzione. Nel 1999 è eletto europarlamentare per il Ccd; nel 2005 costituisce quattro liste, tra cui il Movimento per l’Autonomia . Alle elezioni politiche del 2006 si allea con la Lega Nord di Umberto Bossi, sancendo il Patto per le Autonomie: ottiene sei deputati e un senatore. Alle elezioni del 2008, alleato del PdL ottiene otto deputati e due senatori • «[...] Ex dc di lungo corso [...] è l’uomo macchina che con Totò Cuffaro ha garantito una valanga di voti siciliani al partito di Follini e Casini [...]» (F. C., ”Corriere della Sera” 17/5/2005) • «[...] psichiatra-criminologo. Della sua specialità medica non ha mai avuto cura e bisogno di occuparsene. Gli ha sempre dato da mangiare la politica [...] è stato mezzo ministro [...] Venne a Roma con l’abito blu in valigia. Dopo cinque ore capì, e rimise il capo in auto. Follini gli preferì il romano Mario Baccini e rispedì Lombardo a Catania. Ah, è così? E lui, presidente della Provincia ed europarlamentare, si è perdutamente innamorato dell’Autonomia siciliana. [...] Dita affusolate, cortese, pratico, ambizioso: ”Vogliamo fare come i tedeschi bavaresi. Ci federiamo con qualcuno, ancora non so, e ci contiamo”. Vendicativo: ”Auguro un magnifico futuro all’Udc”. [...] Ambizioso: ”Dobbiamo contare tanto di più”. [...]» (Antonello Caporale, ”la Repubblica” 18/5/2005). « già un mito, e una leggenda nera: l’uomo più potente di Cuffaro, e il signore delle Asl; il nuovo alleato di Berlusconi, e il campione della politica clientelare. [...] ”C’è una sola cosa che mi sta a cuore più del Ponte: la revisione storica. Non sono contro l’unità nazionale; non mi conviene. Però è tempo che l’intera nazione prenda coscienza del male che ci ha fatto Garibaldi: l’unità ci ha portato sottosviluppo, immigrazione, e un genocidio chiamato brigantaggio, con gli insorti impiccati, bruciati vivi e denigrati come banditi. La conquista savoiarda ha depredato le casse del Banco di Sicilia e ha impedito la nascita di uno Stato federale sotto il coordinamento di un sovrano, magari del Papa. Ma il primo invasore non è stato Garibaldi; è stato Ulisse. E il primo della lunga serie di scrittori che hanno umiliato i siciliani è Omero. Polifemo era il povero siciliano, un pecoraio che badava al gregge e vendeva il suo formaggio. Ulisse arriva dal mare, sconfigge il gigante cattivo, lo acceca, lo lascia per morto, e passa pure alla storia come il civilizzatore buono. Da lì comincia il saccheggio della mia isola, troppo ricca per non attrarre i predoni”. Lombardo dice di non amare una certa idea della Sicilia. ”Non mi piace per nulla Verga e la sua immagine dei siciliani sconfitti, rassegnati, vinti. Non amo Pirandello, che invece ce li racconta complicati, imprevedibili, intricati. Non amo De Roberto: mi dipinge l’idea dell’ascaro, che va a Roma con il cappello in mano e qui si gode i privilegi del viceré vessando la sua gente. E meno ancora mi piace Tomasi di Lampedusa. Non è vero che i siciliani siano condannati a non cambiare mai. E non è vero che ”siamo dei”. Noi siamo fessi. La novità è che ce ne siamo resi conto. Il Ponte servirà anche a guarirci dalla sicilitudine, a svelarci a noi stessi per quel che siamo, uomini come gli altri; infatti lo chiamerei ”Ponte della Rivoluzione’. Non mi piace la Piovra. E neppure Il capo dei capi, che esalta le virtù eroiche di Riina. Ammiro Sciascia, profondo conoscitore della psiche siciliana. Brancati è molto meno profondo, si ferma agli aspetti esteriori. Apprezzo Bufalino, Consolo, ora Silvana Grasso, un genio [...] Ma lo scrittore che meglio esalta le virtù dei siciliani è Andrea Camilleri. Perché è vero che ci sono i mafiosi, ma c’è anche Montalbano che li prende a sganassoni. [...] io non sono di destra. Sono autonomista [...] Democristiano fin da ragazzo, ”mi sono fatto i muscoli con il ciclostile a manovella”. Con Scelba, destra del partito. Poi con Mannino – ”il politico più colto mai conosciuto” ”, sinistra del partito. Due volte arrestato, ”ma sempre assolto, e risarcito. La prima volta mi diedero i domiciliari, per una storia di temi per un concorso. La seconda volta dopo otto giorni mi misero a confronto con l’accusatore, e mi rilasciarono”. Risorto nel Ccd, poi abbandonato per mettersi in proprio [...] Medico specializzato in psichiatria forense, tesi in ”costruzione di figure deliranti” [...] La sua trattativa con Berlusconi è durata tre anni. ”Si accorse di me nel 2005. A Catania Enzo Bianco aveva 30 punti di vantaggio su Scapagnini; feci quattro liste in suo sostegno, e lo salvai. Con il Cavaliere non ci siamo presi subito. [...] La mafia mi ha minacciato di morte [...] Lettere, telefonate. Senza giri di parole. ”Ti ammazzeremo’ [...] Ammiro i leghisti. Sì, anche Calderoli. Hanno sempre portato a casa qualcosa per la loro terra”» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 23/3/2008).