varie, 17 maggio 2005
PURINI
PURINI Franco Isola del Liri (Frosinone) 9 novembre 1941. Architetto. «Nessun architetto negli ultimi trent’anni ha preso in seria, drammatica, considerazione la relazione tra architettura e stato delle arti visive come Franco Purini. Per far questo non basta l’acutezza critica che pure egli dimostra [...] Per far questo occorre un eccezionale talento che sappia ridurre a rigorosa unità linguistica attraverso l’universale esempio dell’irrisolta questione della città, ossia oggi dell´abitare umano ”in quanto essere dell’uomo sulla terra”, le lacerazioni che percorrono senza risposta il mondo delle immagini nella sua totale coincidenza con la realtà stessa. Che questa coincidenza possa essere contestata non solo è fuori di dubbio ma è forse il dovere ideale e politico più urgente che oggi ci sta davanti. Ma per far questo è anzitutto necessario comprenderne la realtà, riducendola alla sua uguaglianza ed alla sua nudità essenziale. A costo naturalmente di una radicalità e di una purezza come quella di Purini capace di attraversare senza residui lunghi anni di lavoro di architetto e di artista visuale senza distinzioni come fu nell’antico ed in grado di restituire l’essenziale del lavoro di architettura, senza scorie né tecniche né estetiche. In nome della relazione arte-architettura (come se l’architettura non fosse in sé una pratica estetica) si sono prodotti negli ultimi anni molti imbrogli a danno di ambedue nel tentativo della loro immersione (e dispersione) nella marea dell’estetica diffusa, dove televisivi, performers, pubblicitari, parrucchieri, architetti, stilisti, designers, sono tutti la stessa cosa. L’operazione che compie il lavoro di Purini [...] è invece quella di distinguere, senza rifiutare il materiale che proviene dall’estetica diffusa, ciò che può essere chiarito ed essenziale: regola estrema ed universale proprio ciò che è inafferrabile della propria specifica disciplina, cioè un interrogativo sull’idea stessa dell’architettura. Franco Purini ha costruito poco; [...] troppo poco, ma ha contribuito moltissimo al lavoro di altri architetti, anche con le sue partecipazioni esemplari a concorsi, i cui esiti, si deve dire, non sono stati altrettanto esemplari. [...] Il suo rapporto con il progetto è nello stesso tempo basilare ed impaziente: vuole andare oltre, esercitare la piena capacità inventiva, insediativa e compositiva insieme, per porre le basi di altre conclusioni interrogative. ”Possedere di più di quanto si esibisca”, scrive Purini, coltivare e progettare con la scrittura architettonica il nucleo centrale di significato dell’idea poetica di architettura. Ma ”l’idea di edificio, l´edificio concretamente realizzato e quello riprodotto - prosegue - sono tre forme di esistenza che oggi appaiono non più organicamente connesse ma nettamente separate”. necessario ”che l´edificio non si risolva tutto nel clamore comunicativo”. E questo pone il suo lavoro al centro della crisi estetico-comunicativa che dilaga negli eventi (più che opere) di maggior successo dei nostri anni. [...]» (Vittorio Gregotti, ”la Repubblica” 17/5/2005).