Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  maggio 12 Giovedì calendario

Il Louvre, la reggia requisita per l’arte. Il Sole 24 Ore 12/05/2005. Grandioso cantiere aperto nei secoli, e ancora oggi straordinariamente vitale, il Louvre - da Francesco I a Napoleone a Mitterand, dalla leggendaria Cour Carrée all’avveniristica piramide di Pei, inquietante come un’astronave - ha da sempre rappresentato l’identificazione del patrimonio artistico e della capacità di saperlo valorizzare con il destino della Francia

Il Louvre, la reggia requisita per l’arte. Il Sole 24 Ore 12/05/2005. Grandioso cantiere aperto nei secoli, e ancora oggi straordinariamente vitale, il Louvre - da Francesco I a Napoleone a Mitterand, dalla leggendaria Cour Carrée all’avveniristica piramide di Pei, inquietante come un’astronave - ha da sempre rappresentato l’identificazione del patrimonio artistico e della capacità di saperlo valorizzare con il destino della Francia. E di Parigi, che ha saputo imporsi come la moderna capitale delle arti. Con le più di duecentomila opere d’arte schedate, il Louvre ha rappresentato e continua a rappresentare nell’immaginario collettivo l’idea stessa di museo. Prima, il Louvre è stata la residenza sconfinata dei re francesi, da quando fu un castello fortificato eretto da Filippo Augusto, protagonista della terza Crociata e vincitore degli Inglesi nel 1204 a Bouvines, all’età delle ambizioni mecenatizie di Francesco I che lo fece demolire per riedificarlo secondo la maniera moderna nello stile mutuato dal Rinascimento italiano. Il suo continuo e vertiginoso ampliamento coinvolgerà ancora Caterina de’ Medici, Enrico IV, Luigi XIII e Luigi XIV, durante il cui regno è stata costruita, tra il 1667 e il 1673, la celebre Colonnade. La vasta fronte monumentale del complesso conferiva all’insieme una maestosità che segnerà il suo destino di tempio delle arti, quando lo stesso Re Sole - la cui sigla formata da due "L" contrapposte ricorre come motivo decorativo - decise nel 1678 che la nuova reggia sarebbe stata Versailles. La conversione del Louvre nel più grande museo pubblico del mondo dovrà attendere ancora un secolo: nel 1793 la Rivoluzione realizzerà finalmente un’impresa che si stava in realtà preparando da molto tempo. Dopo numerose richieste e petizioni, nel 1750 si resero disponibili una serie di sale nel palazzo del Lussemburgo nelle quali erano state esposte la magnifica Galleria con le storie di Maria de’ Medici dipinte da Rubens (ancora una delle gemme del museo), 110 dipinti e 20 disegni. Sale aperte due volte alla settimana per tre ore. Poi si susseguirono grandi progetti, mai realizzati, fino a quando la Rivoluzione cambiò tutto. Il 27 settembre 1792, con il re ormai prigioniero al Tempio, l’Assemblea Nazionale decretava l’allestimento di un museo pubblico nelle gallerie dell’ex-reggia, denominandolo patriotticamente Muséum Frantois, trasformato nel 1796 in un più burocratico Musée central des arts. Aperto il 9 novembre 1793 - Luigi XVI era ormai stato ghigliottinato - presentava una serie di dipinti nel Salon Carré e, gradatamente, dal 1800 nella Grande Galerie, dove, al primo piano, furono collocate le sculture antiche, un settore destinato nei decenni successivi a uno sbalorditivo incremento con capolavori giunti da tutto il mondo - dai marmi Borghese acquistati da Napoleone ai leggendari originali greci come la Venere di Milo o la Nike di Samotracia. L’accesso era naturalmente gratuito, ma in giorni stabiliti, il sabato e la domenica dalle 9 alle 16, mentre gli altri giorni erano riservati agli artisti, che dovevano formarsi su quelle opere esemplari e che del resto frequentavano tradizionalmente il palazzo, dove nel 1692 si era insediata l’Accademia reale di pittura e scultura, con la possibilità di alloggio per alcuni dei suoi membri. I principi democratici della Rivoluzione si ritrovano nell’organizzazione del museo, con le didascalie sotto i dipinti, le conferenze organizzate fra le antichità e la pubblicazione di un catalogo popolare alla portata di tutte le borse. Le requisizioni di opere d’arte perpetrate dalle armate napoleoniche in tutta Europa, soprattutto nei Paesi Bassi e in Italia, resero di colpo il Louvre il museo più vasto e spettacolare del mondo, la più grande concentrazione di capolavori (destinata a durare quanto l’avventura napoleonica) che la storia ricordi. Eccezionali furono anche i personaggi che vennero coinvolti nella sua sistemazione, come il pittore Hubert Robert (che ci ha lasciato la memoria di quegli anni straordinari in una serie di bellissime vedute degli interni oggetto nel 1979 di una di quelle fondamentali mostre-dossier dedicate dal Louvre alla sua storia e ai suoi capolavori), senza dimenticare il più grande studioso d’antichità di tutti i tempi, Ennio Quirino Visconti. E soprattutto il direttore generale Vivant Denon che, acquistando i dipinti medievali, aggiornò le collezioni di quello che dal 1804 venne denominato Musée Napoléon. Vecchio libertino, artista lui stesso, avventuroso viaggiatore, prima in Sicilia e con Napoleone nel 1802 in Egitto, Denon creò la figura del conservatore moderno. Abile nella vendita di incisioni, modelli in gesso e cataloghi, da cui ogni anno riusciva a ricavare tra i 30 e i 35mila franchi rinvestiti per l’acquisto di altre opere d’arte, riuscì a dare al museo una popolarità enorme. Allora, come oggi, i giornali testimoniano come nelle sale si poteva vedere «una folla enorme precipitarsi»" che «guardava avidamente, chiedeva spiegazioni ed apprezzava o condannava con perspicacia». Perché fin da quei tempi il Louvre è stato un fenomeno di massa. Proprio come oggi, con i suoi sei milioni di visitatori l’anno. Fernando Mazzocca