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 2005  maggio 14 Sabato calendario

Scifo Vincenzo

• Nato a La Louvière (Belgio) il 19 febbraio 1966. Calciatore. Sesto nella classifica del Pallone d’Oro 1990, decimo nel 1992, dodicesimo nel 1984, diciassettesimo nel 1993. «Nato da genitori italiani in Belgio, ha fatto scalpore da studente per la sua prolificità nelle giovanile del Louviéroise. passato poi al calcio professionistico con l’Anderlecht e, appena diciottenne, ha preso la cittadinanza belga, potendo così disputare nel 1984 il Campionato Europeo in Francia. Nella primavera dello stesso anno era arrivato a disputare una finale di Coppa UEFA, perdendola. poi rientrato in Italia rispondendo alla chiamata dell’Inter, ma ha faticato ad imporsi ed è passato quindi in prestito ad alcune squadre francesi. poi tornato di nuovo in Italia, al Torino Calcio, portando i granata alla finale della Coppa UEFA del 1992» (www.uefa.com 19/2/2005). «Grande talento, ma fisico delicato, arriva in Italia troppo giovane (a ventun anni). Figlio di emigrati italiani in Belgio, avrebbe le carte per ambientarsi, ma non è maturo per fare il regista, per di più in un Inter tatticamente assurda in cui patisce il dualismo con Matteoli. Va in Francia e lì trova un calcio meno stressante: farà bene al Bordeaux e al Monaco. Non è certo un caso che quando ritorna in Italia (al Torino) fallisca ancora)» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «[...] Soprannominato da bambino il ”piccolo Pelé», spopolò come nessun’altro nelle squadre giovanili fiamminghe. L’Anderlecht se lo assicurò subito, facendolo diventare un trequartista. Il suo sogno, però, era giocare in Italia: ci ha provato due volte, con poca fortuna nell’Inter, con risultati leggermenti migliori nel Torino. Arrivò con i granata alla finale di Coppa Uefa, persa contro l’Ajax (2-2 e 0-0) nel 1992» (Enciclopedai dello Sport, Treccani 2002). «[...] fu la grande sensazione dell’Europeo 1984: tocco di palla delizioso, senso della regia, giocate spettacolari [...] non mantenne tutte le promesse di quel folgorante avvio. Tornò in Italia da straniero pagato a peso d’oro dall’Inter, ma non riuscì ad ambientarsi: dopo una parentesi in chiaroscuro al Bordeaux, nell’Auxerre tornò il superbo campione ammirato anni prima. Ciò gli valse il ritorno in Italia, nel Torino, dove dimostrò di essere un fantasista di squisita qualità, anche se non un uomo squadra. E infatti nella nazionale belga è stato un punto fermo per lunghi anni, ma più come laterale che da regista. Ha giocato anche nel Monaco, dando saggi della sua classe. Ha totalizzato tre titoli belgi, 4 partecipazioni ai mondiali, 84 presenze e 14 gol in nazionale» (’Calcio 2000” giugno 2002).