14 maggio 2005
Tags : Mammadou. Seck
Seck Mammadou
• Nato a Dakar (Senegal) il 19 ottobre 1958. Politico. Di Rifondazione Comunista. «[...] in Italia dal 1989, è stato il primo cittadino di colore a conquistare il diritto di sedersi tra i banchi del consiglio comunale di Trento. Ma il successo dall’operaio [...] ha scatenato la protesta della Lega Nord. ”Nulla di personale contro Seck. Ma la sua elezione è un segnale preoccupante. Di questo passo l’identità trentina verrà messa sempre di più a rischio”, ha tuonato Sergio Divina, candidato sindaco del Carroccio. Ancora più duro il segretario cittadino: ”Far sedere un immigrato di colore in consiglio è una cosa gravissima, scandalosa” è sbottato Vittorio Bridi. Che è andato oltre: ”Avverto fin da ora che non ho la minima intenzione di sedermi in aula vicino a quest’immigrato. Piuttosto, me ne starò in piedi per cinque anni” E a calcare ulteriormente la mano ci ha pensato anche l’ex senatore Enzo Erminio Boso: ”Non si può ammettere nelle istituzioni qualcuno di estraneo alla propria cultura, tradizione, colore della pelle. Noi della Lega abbiamo sempre detto: volendo, possiamo aiutare il mondo intero. Ma lo dobbiamo fare a casa loro. A questi immigrati si concedono tutti i diritti senza richiedere loro alcun dovere”. Parole dure, che a Trento hanno suscitato reazioni indignate. ”Mamadou ha ottenuto la cittadinanza nel 1994 e da quel momento è diventato italiano a tutti gli effetti. Con uguali doveri e diritti. Compreso quello di venire eletto in consiglio comunale” è stato il primo commento del neo riconfermato sindaco Alberto Pacher. ”Si tratta - ha detto ancora Pacher - di accuse senza fondamento: essendo in possesso di regolare cittadinanza, Mamadou ha gli stessi diritti di chiunque altro di sedere in consiglio”. E l’operaio senegalese: ”Il loro è un atteggiamento limitativo, discriminatorio e razzista, ma che non scalfirà minimamente la mia voglia di fare politica” ha sottolineato Seck. Che ha aggiunto: ”Non vogliono sedersi vicino a me? Pazienza. Al mio posto in aula non rinuncio, visto che me lo sono guadagnato democraticamente grazie ai voti che ho ricevuto dai trentini”. [...]» (Marika Giovannini, ”Corriere della Sera” 14/5/2005).