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 2005  maggio 19 Giovedì calendario

Servo pastore, Panorama, 19 maggio 2005 Sono tanti ma nessuno li vede. Si nascondono negli ovili e durante il giorno accudiscono il bestiame dei loro "padroni"

Servo pastore, Panorama, 19 maggio 2005 Sono tanti ma nessuno li vede. Si nascondono negli ovili e durante il giorno accudiscono il bestiame dei loro "padroni". la storia dei nuovi servi pastori che arrivano da lontano: Albania, Africa, ma ultimamente soprattutto dalla Romania. Disperati in cerca di fortuna nella terra dei poveri, abbandonata dai giovani della Sardegna che fuggono da un destino legato alla pastorizia. Sbarcano nell’isola come turisti ma dopo il permesso di tre mesi molti non fanno più ritorno in patria e decidono di vivere in clandestinità. "Sono giovani intorno ai 25-30 anni che arrivano nel nostro Paese in seguito al passaparola tra connazionali. Sanno che i pastori hanno bisogno di manodopera. Per loro trovare lavoro non è difficile" conferma Giovanni Mulas, parroco di Sarule, un piccolo centro della Barbagia in provincia di Nuoro. molto più complicato invece parlare con loro e riuscire a capire perché scelgono di emigrare e di cercare fortuna negli ovili. Stefan, 25 anni, è in Sardegna da due mesi e da due settimane ha cambiato padrone. Parla a stento l’italiano, "quello che basta per capire gli ordini" confessa con molta diffidenza. Prima di lasciargli in custodia l’ovile il pastore gli ha raccomandato di non parlare con nessuno, nemmeno con la "gazzetta" (la stampa) che negli ultimi giorni, in seguito al duplice omicidio di Santa Teresa in Gallura, ha aperto un ampio dibattito sull’invasione degli extracomunitari nelle campagne sarde. "Il padrone non vuole, io sono qua solo per lavorare" conferma Stefan. "Mi sveglio tutte le mattine alle 4 per portare il bestiame al pascolo e finisco di lavorare la sera tardi. Poi torno qui, nella mia stanza". Un letto accanto al camino e sopra un tavolino la televisione in bianco e nero: unica possibilità di svago. Stefan non ha mai visto i paesi vicino al suo ovile. L’unica persona con cui parla "è il padrone", per il tempo che resta "sto in silenzio, guardo la tv e faccio piccoli lavoretti qui in campagna". La storia di Stefan è uguale a quella di un centinaio di giovani extracomunitari sparsi nella regione. Molti vogliono mettere da parte un po’ di soldi, tornare nel loro paese e aprire un’azienda agricola. Vogliono diventare padroni. Altri utilizzano la campagna come rampa di lancio per nuovi mestieri o sperano di raggiungere le grandi città del Nord. Lavorano sette giorni su sette e ricevono una paga che si aggira in media intorno a 300-500 euro al mese. Può capitare che nelle aziende più grandi gli extracomunitari ricevano una paga regolare. "Circa 1.200 euro" sostiene Felice Floris, presidente dell’Aspi (associazione interprovinciale pastori sardi). La disponibilità ad accogliere gli immigrati spesso non coincide con il pieno accoglimento dei loro diritti. I pastori con regolare permesso di soggiorno e un contratto di lavoro a norma sono una netta minoranza. " il risultato della crisi del mercato che ha investito anche il settore agropastorale" conferma Floris. Nessuna intenzione di giustificare le irregolarità dei colleghi ma solo l’esigenza di rispondere alle accuse rivolte ai pastori negli ultimi giorni: "Non accettiamo di essere etichettati come sfruttatori. Non è vero che trattiamo i romeni come schiavi. Anzi, stanno meglio dei connazionali che lavorano nelle fabbriche del Nord. Hanno tutto quello che serve per vivere: dal cibo a un posto dove dormire". Fabio Fogu