Corriere della Sera 13/05/2005, pag.33 Pierluigi Panza, 13 maggio 2005
Wittgenstein, un conservatore intollerante che odiava le donne. Corriere della Sera 13/05/2005. Più esteta che filosofo, più amato dagli artisti che dai matematici
Wittgenstein, un conservatore intollerante che odiava le donne. Corriere della Sera 13/05/2005. Più esteta che filosofo, più amato dagli artisti che dai matematici. E poi conservatore, elusivo, irascibile... in una parola: insopportabile. Il profilo di Ludwig Wittgenstein ( 1889 1951) che viene tratteggiato in un libro che raccoglie memorie della sorella, della professoressa di lingua russa e del medico, non è certo quello di una persona razionale e sicura di sé. Il libro, intitolato " Ludwig Wittgenstein. Conversazioni e ricordi " ( Neri Pozza, pp. 236, e 30, primo volume della collana " La quarta prosa " , diretta da Giorgio Agamben), raccoglie vari testi, anche già apparsi in lingua inglese negli ultimi decenni. Fosse o meno lui il cosiddetto " apostolo omosessuale del Trinity " , che faceva la spia al servizio dei russi, quel che è certo è che, in privato, il filosofo del " Tractatus logico philosophicus " era un personaggio intrattabile. La sua professoressa di russo, Fania Pascal ( che prese a scrivere dei ricordi nel 1969), ne fa un ritratto senza reticenze. Wittgenstein, omosessuale senza outing , era misogino: " Non gli piacevano le donne " , soprattutto " le donne intellettuali e in pubblico voltava letteralmente loro le spalle " . Quanto ai bambini, " lo infastidivano " . Era un conservatore che non ammetteva contraddittorio: " Le sue opinioni su pressoché ogni argomento erano assolute, e non lasciavano spazio a discussioni. In un periodo in cui tutti gli intellettuali di Cambridge simpatizzavano per la sinistra, lui rimaneva un conservatore vecchio stampo dell’impero austro ungarico " . Caratterialmente " era una peste e un sapientone " . Era un insensibile, " sgridava tutti perché utilizzavano impropriamente il linguaggio, ma di fatto non lasciava a nessuno la possibilità di esprimersi " . Se ne criticano anche " la rudezza " e " la insensibilità verso il prossimo " . Del resto, nessuno " si sarebbe mai sognato di invitare a pranzo Wittgenstein insieme ad altri ospiti. Era difficile dire quali potevano essere le sue reazioni con un estraneo " . Era dunque un tipo irascibile; anzi, scrive la Pascal, " non riesco a immaginare una persona irascibile quanto Wittgenstein. La sua espressione più frequente che era l’esclamazione " intollerabile intollerabile" " . Usava sempre " un tono severo " , " era il più elusivo degli uomini, e i suoi spostamenti rimanevano avvolti in un velo di mistero " . " Wittgenstein – racconta in definitiva la sua prof. – , era un esteta. Delitto e castigo di Dostoevskij divenne ben presto la sua lettura russa prediletta " . Wittgenstein, dunque, come un " mistico " esteta anziché un logico? , questa, una linea interpretativa confermata an che da un altro libro appena uscito in Inghilterra ( John Gibson, Wolfgang Huemer, " The Literary Wittgenstein " , Routledge, pp. 356, £ . 18.99) nel quale si sottolinea il fascino esercitato dal pensiero dell’autore del " Tractatus " sugli artisti, e non sui pensatori. Derek Jarman ha fatto un film su di lui, Bruce Duffy un racconto, il musicista Numminem ha trasformato gli aforismi del " Tractatus " in una " Tractatus Suite " . In un saggio di questo libro si avvicina Wittgenstein al personag gio di Molly Bloom; in un altro si cercano i rapporti tra i suoi aforismi e l’arte contemporanea. Per non parlare dei suoi rapporti con l’architettura: amava il purismo di Adolf Loos e si mise a costruire una casa per la sorella Gretl. Un’altra sorella di Ludwig, Hermine, ricorda che del progetto era stato incaricato il suo amico architetto Paul Engelmann. Ma in breve Ludwig lo " estromise " e iniziò a far impazzire i muratori per un millimetro in più o in meno di una pa rete. Morale: oggi Wittgenstein è quasi più citato nelle facoltà di Architettura che in quelle di Filosofia! Sostanzialmente, questo sfondamento dalla logica degli anni Venti ( il " Tractatus " fu pubblicato nel 1921 e successivi) a un afasico irrazionalismo estetizzante degli anni Trenta, lo portò a una forte depressione prima di partire per la Norvegia, nel 1936. Ciò lo spinse a ritirarsi sempre più in solitudine. Se passiamo poi al rapporto con la poli tica, le osservazioni della Pascal tendono a rettificare la tesi espressa da Kimberley Cornish nel 1998 in " L’ebreo di Linz " , nelle quali si sosteneva che Wittgenstein divenne comunista poiché vedeva nell’Unione Sovietica l’unico Paese in grado di " fare una barriera al nazismo " . E, per questo motivo avrebbe fatto la spia a Cambridge, dov’era approdato nel 1930, quando arrivavano anche Philby, Burgess e Blunt, spie al soldo di Mosca. Ma mentre Cornish parla di adesione al comunismo in ragione dell’odio che Wittgenstein provava nei confronti di Hitler, suo compagno di classe a Linz, la Pascal rivela che furono le sue sempre sottaciute origini ebraiche a spingerlo ovviamente contro il nazismo, ma senza aderire al comunismo, anzi rimanendo legato a nostalgie austro ungariche. L’idealizzazione di Wittgenstein per la Russia andava infatti più alla " Santa Russia " ortodossa che a quella del Comintern, " più alle intuizioni spirituali di Dostoevskij, che a qualsiasi considerazione di ordine politico sociale " . Tanto che Wittgenstein avrebbe detto che " la rivoluzione è un processo graduale " , e che " Lenin aveva impugnato il volante di un’auto fuori controllo " . Altre volte, ricorda la professoressa, fece commenti sgradevoli sul marxismo. La Pascal ricorda infine una confidenza che Wittgenstein le fece nel 1937, quando " confessò due " crimini": il primo riguardava proprio le sue origini ebraiche, il secondo un torto da lui commesso quando faceva il maestro in un paesino austriaco " . Sostanzialmente, Wittgenstein riteneva un " crimine " l’aver nascosto o negato le sue origini ebraiche ( il padre Karl era di una ricca famiglia che controllava una acciaieria). Il secondo " crimine " era quello di aver " p ercosso e ferito una bambina ( non ricordo i dettagli, ma fu un atto di violenza fisica). La piccola corse dal preside per lamentarsi, e Wittgenstein negò il fatto. L’episodio segnò una sua profonda crisi giovanile: potrebbe averlo spinto a rinunciare all’insegnamento " . Certo, nei ricordi della sorella Hermine, Wittgenstein appare un uomo straordinario... ma anche qui non mancano accenni a decisioni sorprendenti, come quella di " rinunci are a ogni proprietà " o quella di girare portando sempre con sé " l’e dizione di Tolstoj dei Vangeli " . Quasi un’ossessione quella per San Paolo e Sant’Agostino, ricorda pure il suo medico, M. O’C. Drury. Più che un neopositivista, insomma, Wittgenstein appare quasi un evangelico esteta. Tanto che il suo pensiero, amato dagli artisti, è ormai quasi ignorato dal positivismo anglosassone. Pierluigi Panza