Corriere della Sera 13/05/2005, pag.18 Andrea Garibaldi, 13 maggio 2005
”Era possessiva, non l’amavo” Izzo ora racconta la sua verità. Corriere della Sera 13 maggio 2005
”Era possessiva, non l’amavo” Izzo ora racconta la sua verità. Corriere della Sera 13 maggio 2005. Campobasso - "Come tutti sapete mi chiamo Angelo Izzo e sul delitto della villetta di Ferrazzano vi dico questo. Che avevo una storia con Maria Carmela, la mamma e che "disponevo" di Valentina, la figlia. C’era una relazione complessa, sentimenti, sesso e soldi. Tutto col beneplacito di Giovanni Maiorano, marito di Maria Carmela, papà di Valentina. Giovanni me le affidò, siamo stati assieme in carcere a Palermo in tutto il 2004 e uno degli ultimi giorni lui mi ha detto: io da qui non esco più, tu stai per tornare a Campobasso, in semilibertà, là vicino abitano le mie due donne. Abbine cura, mi disse e aggiunse: puoi disporre di mia moglie come vuoi. E aggiunse: gestite assieme i soldi che ho messo da parte, sommateli ai soldi che hai tu...". "Vi dico ancora che per un po’ sono stato contento, mi sentivo l’uomo di casa, facevamo la spesa, pranzavamo e facevamo progetti di vita futura, aprire un ristorante, un supermercato. Avevo rapporti sessuali con la madre e un affetto morboso verso Valentina. Ma col passare dei mesi lei, Maria Carmela, diventava sempre più opprimente. Prima mi sono sentito fortificato da questo nuovo ruolo di capofamiglia, poi ho cominciato a innervosirmi, a irritarmi, ho cominciato a pensare: me ne devo liberare, non so come. Sentivo qualcosa di mostruoso che tornava verso la luce. Quel giorno le ho portate alla villetta per fare un picnic e le ho uccise, prima Maria Carmela e poi Valentina. Credevo che quella parte della mia personalità fosse morta per sempre e invece ho anche pensato, a un certo punto, di mettere i corpi nel bagagliaio dell’auto, come la notte del Circeo". E’ il pomeriggio di ieri, Angelo Izzo ha davanti il procuratore della Repubblica, Mercone, la sostituta Caracuzzo, il vicecapo dello Sco, Caldarozzi, il capo della Mobile di Campobasso, Farinacci, il criminologo Picozzi. E i suoi avvocati, Guarnera e Fusco. Ha il solito vestito leggero marrone, una maglietta grigia, la barba lunga, i nervi sommossi. Racconta quello che è scritto qui sopra, per quattro ore, dalle quattro e mezzo alle otto e mezzo e al momento della scena di giovedì 28 aprile, perfino si commuove, piange, secondo l’avvocato Guarnera. "Rivenne fuori qualcosa di cui non avevo consapevolezza, come se sentissi Angelo Izzo che si sdoppiava in due e il peggiore prendeva il sopravvento. L’idea di ucciderle andava e veniva, ma poi negli ultimi giorni il modo migliore per liberarmi di quelle due donne, in quel momento fui sicuro, era di ammanettarle, soffocarle, chiudere le bocche con tanto nastro adesivo, metterle nei sacchi". C’è un attimo di silenzio, gli uomini e le donne presenti trattengono il fiato. Poi si scuotono, quanto valgono le sue parole? All’uscita dal carcere l’avvocato Guarnera dirà: "Abbiamo chiesto alla Procura che vengano disposti accertamenti psichiatrici. Ma in tutti questi anni Izzo non è stato seguito bene in carcere. C’è una responsabilità di chi lo ha osservato in modo superficiale". Poi, ci sono i particolari. Dice il cinquantenne Izzo che con Maria Carmela, che aveva 48 anni, voleva investire in attività lecite, anche denaro di provenienza illecita, ma somme modeste, cinque-seimila euro. Che con Maria Carmela aveva sperato in una vita diversa, che poi lei era diventata invadente, petulante, insopportabile, parlava di andare via insieme in Germania, alle Canarie, Lanzarote, e lui faceva finta di crederci mentre pian piano scopriva che l’altro Izzo, rifiuto degli umani, non era mai svanito del tutto. Che il corpo di Valentina, 14 anni, è stato trovato nudo perché i corpi nudi si decompongono prima di quelli vestiti, ma questo gli era venuto in mente solo dopo aver già impacchettato la madre. La sua verità, unica possibile. Andrea Garibaldi