13 maggio 2005
FERRADINI Marco.
FERRADINI Marco. Nato a Como nel 1949. Cantante. Autore. Famoso per la canzone Teorema. «[...] un piccolo classico della canzone italiana [...] Il brano dell’82 o giù di lì, era contenuto nell’album Schiavo senza catene, in cui il cantautore, un giovanotto magro e baffuto dall’aria romantica, campeggiava in copertina con una lunga sciarpa rossa. Sorretto per la parte musicale dal grande Herbert Pagani, Ferradini aveva scritto i testi di quattro poetici brani in cui si cercava una possibile, virile, resistenza alle pene del cuore. Una sorta di vademecum per non essere più ”schiavi senza catene” appunto. Così Ferradini prospettava come cura un tranquillo fine settimana fra uomini soli (’Che bel weekend abbiam passato in montagna / senza le donne e senza la tivù”) e finalmente arrivava alla critica dell’amor puro nel già citato Teorema, un testo dialettico illuminato dalla profondità di un pensiero forte. Ci sono versi fondamentali che vale la pena di riportare integralmente: ”Prendi una donna / trattala male / lascia che ti aspetti per ore. / Non farti vivo e quando la chiami / fallo come fosse un favore. / Fai sentire che è poco importante / dosa bene amore e crudeltà. / Cerca di essere un tenero amante / ma fuori dal letto nessuna pietà. / E allora sì vedrai che t’amerà / chi è meno amato più amore ti dà. / E allora sì vedrai che t’amerà / chi meno ama è il più forte si sa”. Per la verità la canzone, impostata come un dialogo morale, faceva una specie di ribaltone nel finale (’No caro amico / non son d’accordo / parli da uomo ferito”) in cui si sottolineava che non esistono ”leggi in amore” e quindi forse era meglio essere cortesi (’Prendi uan donna / dille che l’ami / scrivile canzoni d’amore”) come un menestrello provenzale. Ma la memoria dei maschi (o delle femmine irritate) rimosse l’epilogo rosa e fu invece colpita dalla parte crudele del Teorema. In questo modo Ferradini si inserì di diritto nella ”scuola dei duri cantabili” fiorita nella seconda metà del Novencento italiano. [...]» (Claudio Carabba, ”Sette” n. 4/2001). «[...] ”Dai concerti studenteschi con Finardi e Camerini e dopo un primo album, nel ’78 ero arrivato al Festival di Sanremo dove venni eliminato per una differenza di pochi voti. Non era un bel periodo. Mi stavo separando da mia moglie e il disco non funzionava. Un weekend andai con quel genio di Herbert Pagani in montagna, a Macugnaca. Lì nacquero quattro canzoni tra le quali Teorema la cui atmosfera musicale, il tappeto di pianoforte e chitarra, l’avevo copiata da Sailing di Christopher Cross. L’anno prima avevo fatto un viaggio negli Usa, in macchina da costa a costa e le radio americane, ogni mezz’ora, suonavano Sailing al punto che l’avevo completamente metabolizzata. Le canzoni uscirono in Q disc, un mini 33 giri. Il pezzo di punta era Schiavo senza catene, un brano che passò quasi inosservato. Nella primavera del 1981 la mia carriera di musicista stava per finire ancora prima di iniziare. Controvoglia partecipai a una puntata di Domenica In. Conduceva Pippo Baudo e c’era questo giochetto tra cantanti alle prime armi. Un minuto per cantare la propria canzone e il pubblico votava da casa. Presentai Teorema ma vinse il mio avversario, un certo Paolo Barabani. Tornai a Milano distrutto. Il giorno dopo stavo camminando per via Torino quando delle ragazzine si affacciarono da un tram urlando il mio nome. Teorema aveva fatto colpo, all’improvviso ero diventato famoso”. Poi i riflettori si spengono. Incide sei album di pochissimo successo (’Non ho voluto battere il ferro caldo di Teorema, ho dato una sterzata su cose diverse, più da cantautore impegnato”. [...]» (Roberto Rizzo, ”Sette” n. 4/2001).