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 2005  maggio 12 Giovedì calendario

Anatomia del sex appeal, L’Espresso, 12/05/2005 pag. 202 Se è vero, come sostiene per esempio Adriano Sofri, che è in corso una guerra mondiale per il controllo delle donne, converrà munirsi di mappe del campo di battaglia: che è il corpo femminile

Anatomia del sex appeal, L’Espresso, 12/05/2005 pag. 202 Se è vero, come sostiene per esempio Adriano Sofri, che è in corso una guerra mondiale per il controllo delle donne, converrà munirsi di mappe del campo di battaglia: che è il corpo femminile. Ma un’escursìone guidata com’è quella compiuta dallo zoologo e divulgatore inglese Desmond Morris nel suo ultimo libro, "L’animale donna" (a giorni in libreria da Mondadori), permette anche utilizzi più frivoli. Perché, poniamo, la cantante Kylie Minogue è recentemente salita in palcoscenico strizzata in un micidiale corsetto? Laddove i più liquiderebbero la cruciale questione come un ossequio alla moda, o all’obbligo di stupire, il professorMorris, intervistato dal "Guardian", fornisce una spiegazione ben più scientifica: il corsetto è eccitante perché amplifica il rapporto vita-fianchi, che nella femmina umana adulta è idealmente di 7 a 10: se una lo riduce ulteriormente tramite corsetto, diventa una super-femmina.  precisamente il genere di informazione - a cavallo fra biologia, fisiologia, teoria dell’evoluzione, antropologia e costume - che il professor Morrìs prodiga nelle trecento pagine del libro. Con una premessa ardua ma consolante: "ogni donna ha un bel corpo". Perché è il brillante risultato di milioni di anni d’evoluzione, perché ha subito mutamenti radicali sfociati nel "più rimarcabile fra gli organismi del pianeta" (grazie, professore). Tutti gli umani, uomini e donne, presentano quel fenomeno evolutivo chiamato "neotenia", cioè hanno anche da adulti caratteristiche infantili; ma rnentre gli uomini sono più infantili nel comportamento (ancora grazie), le donne lo sono nell’anatomia, ed è un segnale che dimostra come siano più evolute dei maschi: voce più acuta, pelle più glabra, forme più tondeggianti. Se però uno zoologo osserva le donne nel loro ambiente naturale, ossia nel mondo reale, vede come ogni società umana di ogni epoca e latitudine ha modificato i tratti biologici femminili, dai capelli alla punta dei piedi, ora esagerandoli ora minimizzandoli. Sempre adattandoli a un mutevole ideale di bellezza. Il viaggio attraverso il corpo femminile è, allora, anche un viaggio nei rapporti fra uomini e donne: e la dominazione maschile sarebbe sempre una devianza rispetto al cammino evolutivo dell’Homo sapiens: perché mortifica quel picco evolutivo che è il corpo femminile. Più della teoria può, però, il racconto. Seguiamo l’esploratore Desmond Morris in alcune tappe dei suo percorso storico-anatomico. Tra dati, fatti, curiosità. I capelli Nessuna donna al mondo lascia crescere i capelli secondo natura. Dato per inspiegabile il vantaggio evolutivo dell’eccezionale crescita delle chiome umane (unico tratto davvero tipico della nostra specie), colpisce che i capelli siano, sin dall’età preistorica, la parte del corpo femminile in assoluto più soggetta a interventi culturali, e che oggi esistano contemporaneamente più stili che in qualsiasi altra epoca, dalla rasatura del capo all’uso residuo di quelle parrucche che per le dame dell’antica Roma erano fatte con i capelli dei nordici conquistati, mentre nel Settecento erano alte anche ottanta centimetri, costringendo ad alzare le porte e allungare i letti. Curiosità: nel mondo vi sono più finte bionde che bionde naturali - ancora un esempio di sex appeal legato all’immagine infantile, i cuccioli d’uomo hanno i capelli più chiari degli adulti. Le prostitute romane dovevano schiarirsi per legge i capelli, e Messalina nelle sue notti sfrenate indossava una parrucca bionda. Le sopracciglia. Perché gli umani, a differenza delle scimmie, hanno una fronte? Se la fronte è anche uno strumento di comunicazione, le sopracciglia femminili segnalano i diversi stati emotivi, dal dolore al disprezzo. Dal punto di vista dell’anatomia, c’è una differenza di genere (le sopracciglia femminili sono più sottili e rade di quelle maschili), amplificata mediante rasatura, depilazione, trucco. In Asia e nel Medio Oriente si strappa pelo per pelo non con le brutali pinzette bensì annodandovi attorno un filo sottilissimo. Un esempio più strano di sopracciglia finte è di quell’epoca di eccessi modaioli che è stato il ’700: in Inghilterra, le sopracciglia venivano rasate e sostituite con posticci fatti di pelle di topo. Nel 1930, in un ospedale di Londra, una caporeparto vietò a un’infermiera di depilarsi le sopracciglia, artificio erotizzante contrario all’etica del mestiere: il tribunale confermò. Depilare è "diabolicum", ma perseverare nella sfrontatezza del sopracciglione folto e allusivo può esserlo ancora di più: l’esempio estremo è quello di Frida Kahlo (in versione bonacciona, Brooke Shields). Le orecchie. La foratura dei lobi è una forma di mutilazione primitiva, una delle poche deformazioni artificiali sopravvissute nel mondo moderno: anche se gli orecchini (in alcune tribù si appendono fino a cinquanta anelli di ottone di dieci centimetri di diametro) non sono più amuleti contro gli spiriti maligni né simbolo di intelligenza. Record: un’americana della Pennsylvania possiede 17.122 paia di orecchini. Curiosità: in Jugoslavia, un termine gergale per la parte del corpo più femminile è l’orecchio fra le gambe". Gli occhi. Il trucco per occhi esiste da oltre 6 mila anni: galena, malachite e uova di formica macinate nell’antico Egitto, nerofumo e incenso, ma solo per le cortigiane, nell’antica Grecia, meno austerità a Roma: la prima storia dei cosmetici è opera di Ovidio, e al commediografo Plauto si deve la massima " una donna senza colore è come cibo senza sale". Dopo la caduta dell’impero romano, il trucco scomparve in Europa per secoli, per ricomparire davvero soltanto all’inizio del ’900. Curiosità: le ciglia, a differenza degli altri peli, non diventano bianche con l’età. E la "plica mongolica" sopra la palpebra superiore, propria degli asiatici, è presente nei feti di tutte le razze. II naso. Il naso femminile è più sensibile agli odori di quello maschile: tutte le madri bendate (ma solo metà dei padri) riconoscono il proprio bambino all’olfatto fra stuoli di poppanti. La rinoplastica ha modificato centinaia di migliaia di nasi femminili, solo in Iran è così di moda che ogni anno vengono effettuate 35míla operazioni, e anche molte che non vanno sotto i ferri si adornano dei bendaggi post-operatori. Fra i beduini del Nord Africa e dei Medio Oriente, la moglie ripudiata non deve restituire l’anello (da naso) nuziale. Le guance. Pericolosissime: nel Seicento la signora Giulia Toffana mise in vendita la "Manna di San Nicola di Bari", una crema da giorno a base di arsenico usata dalle dame alla moda per sbarazzarsi elegantemente dei mariti: ne morirono, pare, a centinaia. Nell’Inghilterra tardoseicentesca i nei posticci erano talmente in voga che un viaggiatore notò orripilato: "ne ho contati 15 perfino sulla faccia cerea e rugosa di una vecchia di 46 anni ... ". Le labbra. Unico caso nel mondo animale, le labbra umane sono rivoltate verso l’esterno, e quelle femminili lo sono più di quelle maschili. Il primo rossetto certificato risale a 4.500 anni fa, in una sepoltura regale a Ur, nell’attuale Iraq meridionale. Insieme all’ocra e ai grassi animali, gli antichi greci mescolavano saliva, sudore di pecora e feci di coccodrillo. Le inglesi del Settecento, poiché i rossetti erano vietati, succhiavano mele granate. Le labbra sono, pare, la zona erogena numero uno più di seni e genitali. La bocca. Nell’Inghilterra elisabettiana, erano considerati belli i denti neri: simbolo di status, visto il prezzo rovinoso dello zucchero. Il collo. In Giappone, mostrare la nuca femminile è provocante (e vietato) quanto altrove mostrare il seno: le geishe hanno le scollature al contrario, non davanti ma dietro. Record: fra i Padaung della Birmania, il collo delle donne viene allungato con anelli di ottone, fino a 40 insostenibili centimetri. La collana più antica era indossata da una neandertal (38 mila avanti Cristo). Nel culto Vudù di Haiti si crede che l’anima umana abbia sede nella nuca. Le spalle. Alla fine dell’Ottocento, imbottire le spalline era un segnale di emancipazione: forme mascoline, per sbandierare l’eguaglianza fra i sessi. Le braccia e le ascelle. Sorgente di fragranze sessuali, tanto che nell’Austria rurale le ragazze nascondono fette di mela nell’ascella quando ballano, e appena la musica cessa le offrono al compagno da sedurre. Il manuale di Alex Confort "La gioia del sesso", datato 1972, considerava la depilazione ascellare "ignorante vandalismo". Pare esista un’apposita rivista intitolata "Hair to stay" (Peli che son li per restarci) per combattere contro la depilazione, "un atto contrario alla sessualità ". Vedi, però, alla voce ”pelo pubico”. Le mani. L’iperfemminista Morris rileva un altro elemento di superiorità: le mani femminili sono più flessibili. E discriminate, per esempio, nelle tastiere dei pianoforti costruite a misura di maschio: altrimenti le pianiste surclasserebbero i colleghi. Le mani sono molto attive (25 milioni di piegamenti delle dita, nel corso di una vita), eppure nessuno mai si lamenta di avere le mani stanche. Il rapporto fra donne e uomini colpiti da stimmate è di 7 a l. La fede matrimoniale si indossava alla mano sinistra perché era considerata più debole e sottomessa, come doveva essere una buona moglie. L’unghia femminile record è americana (di Dallas, per la precisione): 71 centimetri. Il seno. L’evoluzione di un paio di finte natiche sul petto rimpiazza, data la posizione eretta degli umani, il richiamo sessuale del deretano negli altri primati. Ohibò. La pancia. La moda di esporre la pancia è databile con precisione: 1998; ed è effetto di un mutamento epocale dell’abbigliamento femminile, la prevalenza dei pantaloni che ha trasferito il richiamo erotico dalle gambe appunto alla pancia. Effetto collaterale della moda della magrezza è la mutazione della forma dell’ombelico: le femmine odierne hanno sei volte più probabilità di avere l’ombelico verticale, rispetto alle loro antenate più formose. Inutile specificarne la simbologia, talmente evidente che le fotografie di epoca più puritana erano ritoccate per cancellarlo, e anche il "codice di Hollywood" negli anni Trenta e Quaranta lo mise fuori legge. Il pelo pubico A cosa serve? Molte le ipotesi, anche improbabili. Aperto, storicamente, il dibattito sulla depilazione: il pelo è naturale, cioè modesto, oppure licenzioso? John Ruskin, critico d’arte inglese, superò l’impotenza coniugale quando la moglie si uniformò al pube glabro delle statue greche. Ceretta per le antiche egizie, pinzetta per greche e romane, poi più niente per secoli; in epoca recente, famosa la depilazione a forma di cuore della ribelle Mary Quant, quella della minigonna. Oggi la moda della depilazione, in tutte le sue varianti dal triangolino alla cosiddetta "brasiliana", non è quindi che un ritorno a tradizioni antichissime. Le natiche. Rimbaud e Lawrence i primi, nella letteratura mondiale moderna, a lodarle invece di considerarle ridicole o oscene. Per i greci antichi, al contrario, erano un segnale supremo di distinzione dagli animali, anche perché nelle femmine umane il sedere non si gonfia e sgonfia seguendo il ciclo mestruale. Il segnale erotico (per la combinazione di sporgenza e ondulazione) è permanente; Kylie Minogue, ancora lei, ha agitato il sedere 251 volte in un unico spettacolo... I piedi. Cosi come le gambe hanno avuto valenze erotiche variamente potenziate o nascoste, i piedi femminili sono stati modificati in ossequio al principio "piccolo è bello". Deformazioni anche dolorose, fino alla mutilazione, ci sono state in molte società; a riprova è sufficiente guardare in basso e verificare: la moda impone ancora oggi scarpe a punta, cioè scarpe non a forma di piede. Giovanna Zucconi