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 2005  maggio 07 Sabato calendario

Tre milioni di pezzi, 31 km di gallerie. Il Sole 24 Ore 07/05/2005. Si dice comunemente che le origini dell’Ermitage risalgano a Pietro il Grande, ma è vero solo in parte

Tre milioni di pezzi, 31 km di gallerie. Il Sole 24 Ore 07/05/2005. Si dice comunemente che le origini dell’Ermitage risalgano a Pietro il Grande, ma è vero solo in parte. Allo zar - a parte qualche quadro fiammingo - le opere d’arte interessavano poco. Ad attirare la sua attenzione erano piuttosto gli oggetti rari, le curiosità naturali, le bizzarrie d’ogni tipo. Si narra che mise insieme un museo agghiacciante di mummie, feti deformi e delizie di questo genere che obbligava i sudditi a visitarlo di frequente. Ma dovette anche organizzare un sistema di sostegno a base di vodka per aiutare i malcapitati a vincere il disgusto. Per fortuna, Pietro il Grande apprezzava moltissimo anche i misteriosi oggetti d’oro che affioravano spesso dai terreni ondulati delle steppe. Lui ancora non poteva saperlo, ma quelli erano i mitici gioielli che Sciti e Sarmati seppellivano assieme ai loro morti e che oggi rappresentano uno dei nuclei più spettacolari del Grande Ermitage. Fu Caterina di Russia, a metà Settecento, la vera ideatrice del museo. Accanto al Palazzo d’Inverno, nel 1764, la zarina decise di costruire per sé un buen retiro, ovvero un "Eremitaggio", dove starsene tranquilla con qualche amico ad ammirare i quadri che via via andava acquistando sul mercato europeo. singolare apprendere che Caterina non si intendesse molto di pittura, ma che godesse immensamente soprattutto nell’accumularli: <Sono solo una golosa, non una conoscitrice> diceva di sé. Nell’Ermitage, Caterina si appartava volentieri (<Ci vado per ammirare le opere, io e i topi>) ammettendo pochi, selezionati amici ai quali dettò delle curiose regole di accesso: si doveva entrare senza spada e senza cappello, si doveva lasciar perdere il rango e diritti di precedenza, si doveva piuttosto prestare attenzione a non rompere nulla, bisognava parlare a bassa voce ed era proibito sbadigliare. Chi trasgrediva veniva costretto a bereà. acqua fresca, un vero insulto per un russo. Queste regole _ penitenza a parte _ restano valide ancora oggi. Va detto che da allora l’Ermitage è cresciuto a dismisura, la piccola ala voluta da Caterina è quintuplicata, e il nome di Ermitage si è esteso a tutti e cinque i palazzi che oggi lo compongono. Al piano nobile la reggia degli zar da una parte, e la pinacoteca d’arte antica. Al pian terreno le antichità greche e romane e i famosi ori. Al terzo piano i celebri impressionisti e post-impressionisti delle collezioni Scukin e Morozov incamerate dopo la Rivoluzione d’Ottobre. La storia ha dato notevoli scossoni alle mirabili collezioni degli zar. Stalin vendette di nascosto agli americani alcuni capolavori impressionisti per acquistare trattori. I funzionari del museo guardarono con terrore a queste dispersioni, ma trovarono un antidoto formidabile: proposero di vendere le antichità georgiane. Stalin, nativo della Georgia, fu punto nel vivo e ordinò di non vendere più nulla. Durante i Novecento Giorni dell’assedio nazista di Leningrado, tutti i quadri dell’Ermitage vennero portati al sicuro fuori dai palazzi, ma la vita del museo non si interruppe: le guide portavano le scolaresche davanti alle cornici vuote e facevano egualmente la spiegazione dei quadri, come se nulla fosse. Fu un modo alto e nobile per dire che l’arte poteva rincuorare e aiutare a superare la follia della guerra. Un’ultima curiosità. Recentemente hanno fatto la conta precisa dei pezzi posseduti dall’Ermitage: sono esattamente 2.938.638. E ci sono 31 chilometri di gallerie. Marco Carminati