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 2005  aprile 23 Sabato calendario

Lieto fine: vari articoli dai giornali g. leg. La Stampa, 23 aprile 2005 Fiocco azzurro sull’autobus di linea Può succedere anche su un autobus come in uno dei film di Pedro Almodovar

Lieto fine: vari articoli dai giornali g. leg. La Stampa, 23 aprile 2005 Fiocco azzurro sull’autobus di linea Può succedere anche su un autobus come in uno dei film di Pedro Almodovar. Ieri mattina, tra i sedili grigi e rossi della linea 45 della Gtt, una donna romena di 30 anni ha dato alla luce un bambino. Non era neanche giorno, ancora venti minuti e sarebbero state le sei. Sul pullman, mezzo vuoto, c’erano solo pendolari assonnati diretti da Moncalieri alle fabbriche cittadine. Di lì a poco, avrebbero assistito a una scena straordinaria, come raccontano qualche ora dopo. Saverio Zavattaro, l’ha capito subito che c’era qualcosa di anomalo nell’espressione di quella donna "continuava a contrarsi su se stessa - dice - era pallida". Lui, 41 anni vigile urbano da venti, era diretto al comando di San Salvario. L’aveva vista salire sul pullman, insieme con il marito, alla fermata di strada Genova "e da quel momento - dice - ha iniziato a camminare tra il sedile e i corridoi del bus. Aveva lo sguardo sofferente, ma da qui a dare alla luce un bambino. Beh, nessuno se lo sarebbe aspettato". Il piccolo è nato in corso Trieste, a pochi metri dall’ingresso del parco delle Vallere. Alla madre si sono rotte le acque quando il pullman aveva sorpassato da poco il centro storico di Moncalieri. Saverio e altre tre donne hanno chiesto all’autista di fermarsi. Intorno a loro si è assiepata la gente che affollava il bus. Qualcuno ha rovistato nella borsa per rimediare un asciugamano, qualcun altro ha cercato invano un laccio per legare il cordone ombelicale, altri passeggeri si sono attaccati al telefonino inaugurando una gara sul tempo per chiamare i soccorsi. Intanto Zavattaro era in linea con il 118: "seguite le nostre indicazioni, fate le operazioni lentamente e soprattutto non perdete la calma". Il refrain degli operatori era quasi ossessivo. Il parto però è stato velocissimo. Il bimbo è nato prima che l’ambulanza della Croce Rossa arrivasse Il padre e la madre forse erano diretti all’ospedale Sant’Anna; il 45 ci passa davanti e il fatto che il piccolo sia nato alla quarantesima settimana di gestazione confermerebbe quest’ipotesi. Sono finiti - stavolta in tre - all’ospedale Santa Croce di Moncalieri, dove il neonato è stato accolto come un dono del cielo: carezze, coccole, praticamente sommerso di attenzioni. Lì, erano tutti pronti in sala parto: il ginecologo, l’ostetrica gli infermieri. Niente da fare, il bambino era già nato. La madre, alla seconda gravidanza, è stata tenuta sotto osservazione per altre due ore, poi si è addormentata fino a sera. Il bambino gode ottima salute come recita una nota medica dell’azienda ospedaliera diramata nel pomeriggio. In serata, il Gtt ha fatto recapitare un mazzo di fiori all’ospedale. Al piccolo, sono arrivati anche gli auguri del direttore dell’Asl8 Giorgio Rabino emozionato per il felice epilogo della storia "reso possibile - ha detto - alla collaborazione di quanti, a vario titolo, hanno aiutato la signora". Il Comune, o meglio, l’assessore al Patrimonio e alle Partecipate Paolo Peveraro, ha deciso ieri sera che il bambino viaggerà gratis per tutta la vita sui mezzi pubblici torinesi: "E’ un passeggero onorario". Corriere della Sera, 21/04/2005 Un veterano del Vietnam ha sputato tabacco in faccia a Jane Fonda mentre l’ attrice firmava copie della sua autobiografia My Life So Far in una libreria di Kansas City. Michael Smith, arrestato dalla polizia, ha detto di avere fatto quello che "molti veterani sognavano di fare da molti anni". Nel libro la Fonda ricorda la sua campagna contro la guerra del Vietnam e il suo viaggio ad Hanoi che le provocò accuse di "tradimento". Maria Chiara Bonazzi, La Stampa, 26/03/2005 Un grande squalo bianco di 6 metri ha attaccato la gabbia di osservazione dove si trovava un turista inglese, ha addentato le sbarre e ha cominciato a scuoterla come un fuscello. Con un morso ha fatto scoppiare una delle quattro boe che la tenevano a galla e Mark Currie, di 32 anni ha cominciato ad affondare. Per non finire nelle fauci del predatore, che gli bloccava l’uscite con il muso, l’uomo si è lasciato andare sott’acqua sul fondo della gabbia, ma ha dovuto risalire per prendere aria e con la sola fórza della disperazione è riuscito a saltare a bordo della barca che aveva organizzato l’escursione al largo della costa sudafricana. "Ho pensato che sarei morto affogato o mangiato", ha raccontato ieri il turista al suo ritorno da Hermanus, a sud del Capo di Buona Speranza. La sua terrificante avventura è incominciata quando due donne, che erano nella gabbia prima di lui, ne sono uscite in fretta quando hanno visto arrivare lo squalo bianco. Ma Currie ha fatto l’opposto: ha deciso di andare a vedere l’animale da vicino e si è calato dalla barca nella gabbia. Lo squalo ha fatto due o tre giri e si è scagliato dritto, su di lui. "Quando ha incominciato ad attaccare la gabbia pensavo che sarei stato al sicuro là dentro, ma quello ha cominciato a dilaniare il metallo", ha proseguito l’uomo. Priva di una boa e trascinata dalla furia dello squalo, la gabbia si è inclinata e ha cominciato a sparire sott’acqua. "Lo squalo mi stava sopra e cercava di prendermi, dunque ho dovuto nuotare verso il fondo della gabbia per sfuggirgli. Sono risalito soltanto per respirare. Non avevo le bombole per l’ossigeno, soltanto una maschera subacquea. Lo squalo mi ha sbatacchiato come una formica, cercavo di tenermi aggrappato alla gabbia per sopravvivere e quello mi ha quasi tranciato via un braccio". Alla fine Currie si è reso conto che doveva tentare il tutto per tutto e uscire. "Sono salito sulla sommità della gabbia, tenendo un piede proprio vicino alla testa dello squalo, e il capitano mi ha tirato su. Sono stato fortunato a non scivolare". Un altro turista, al quale Currie aveva consegnato la sua videocamera prima di calarsi nella gabbia, ha filmato l’attacco dal principio alla fine. Un fotogramma ritrae lo squalo con le fauci spalancate e l’intera testa fuori dall’acqua, proprio come nel film di Spielberg, nell’atto di azzannare il metallo della gabbia. "Il capitano aveva un grosso palo di metallo e lo ha preso a botte in testa per farlo andare via - ha raccontato ancora Currie - ma ha soltanto peggiorato le cose. Il capitano organizza escursioni da cinque anni e mi ha detto che quello era il più grosso squalo che abbia mai visto nella zona, e la prima volta che uno di questi animali abbia sferrato un attacco. Due settimane fa una donna è stata uccisa da uno squalo bianco in Sudafrica. Non ne hanno mai trovato il corpo. Possibilmente si trattava dello stesso squalo, che dopo aver assaggiato il sangue umano voleva me come suo prossimo pasto". La donna a cui allude il signor Currie aveva 77 anni ed era stata divorata da uno squalo mentre faceva il suo consueto bagno di primo mattino lungo la costa meridionale del Sudafrica. Di lei hanno recuperato soltanto una cuffia di gomma rossa. Migliaia di turisti si recano nelle stesse acque tutti gli anni con l’intenzione di vedere uno squalo bianco. Per attrarre questi predatori, vi è chi getta in mare esche di pesce e gli abitanti locali protestano che questo sistema non fa che aumentare il rischio di attacchi letali. Federico Genta, La Stampa 11/05/2005 Al culmine della lite con la vicina di casa le ha strappato il naso con un morso, sfigurandola. Una banale discussione è degenerata in feroce aggressione: in manette è finita una giovane marocchina. E’ accaduto a Chieri, tra i coinquilini di una palazzina di via Augusto Monti 9. sera; dopo aver cenato L.A., trentenne di nazionalità marocchina sposata e con due figli piccoli, apre la finestra per scuotere la tovaglia dal balcone. Le briciole e i pochi resti del pasto cadono sul terrazzo del piano di sotto facendo infuriare la vicina. Forse non è la prima volta che capita e Zineb Oudghiri, 23 anni, anche lei marocchina, sale le scale per chiedere spiegazioni. Appena le donne si incontrano sul pianerottolo è rissa. I mariti, sentendo le grida, accorrono, ma non fanno in tempo a raggiungerle e a dividerle e Oudghiri, fuori di sé dall’ira, stacca con un morso parte del naso della coinquilina. Sul posto accorrono i carabinieri e un’ambulanza del 118. La donna, sfigurata, viene subito trasportata all’ospedale Maggiore di Chieri, e successivamente ricoverata alle Molinette di Torino. Pur avendo perso molto sangue, è rimasta sempre cosciente. Dovrà essere sottoposta ad un intervento ri- costruttivo perché la parte strappata non è stata ritrovata. Gli uomini del nucleo radiomobile hanno arrestato la vicina per lesioni gravissime ma le indagini non sono finite con le manette. I militari della stazione di piazza Europa non sono convinti della versione fornita dalle due donne. Al momento non è escluso che una lite tanto violenta possa avere all’origine anche altri motivi, forse di carattere sentimentale. "Stiamo ancora indagando sulle possibili cause che hanno spinto la donna a commettere un simile gesto - conferma il tenente Biagio Carillo, comandante della compagnia di Chieri -. I soggetti coinvolti sono incensurati e in possesso di regolare permesso di soggiorno. Prima d’ora non avevamo mai ricevuto particolari segnalazioni o denunce che potessero in qualche modo far presagire quanto accaduto". Sembra tuttavia che i rapporti tra le due famiglie si fossero incrinati già da tempo. Tra gli inquilini della palazzina popolare le bocche sono cucite. Alcuni, in casa la sera dell’aggressione, affermano di non aver sentito nulla. "Il mio cagnolino si era improvvisamente messo ad abbaiare e non la smetteva più. Avvicinandomi alla porta mi è parso di sentire alcune grida, poi più niente - racconta uno di loro -. Alcuni minuti dopo mi sono affacciata alla finestra e ho visto un’ambulanza in cortile. Subito dopo sono arrivate due macchine dei carabinieri. In passato non ricordo di aver mai notato tensioni particolari. Anzi, spesso ho visto chiacchierare le due donne, sono connazionali e i loro figli spesso giocano insieme". Zineb Oudghiri è stata rinchiusa nel carcere delle Vallette.