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 2005  maggio 10 Martedì calendario

La tragedia delle donne kamikaze. Il Messaggero 10/05/2005. Tutte le guerre partoriscono mostri, e quella in corso in Iraq ha generato, stando ai recenti eventi, un volto nuovo della barbarie del terzo millennio, le donne bomba

La tragedia delle donne kamikaze. Il Messaggero 10/05/2005. Tutte le guerre partoriscono mostri, e quella in corso in Iraq ha generato, stando ai recenti eventi, un volto nuovo della barbarie del terzo millennio, le donne bomba. All’inizio del mese scorso, due irachene, Nour Chamri e Widad Jamil, si sono fatte esplodere davanti a un posto di blocco dei marines, alle porte di Bagdad, uccidendo 3 soldati americani. Nel diffondere il video che avevano fatto registrare prima dell’assalto, il canale panarabo Al Jazeera, le ha definite ”due signore martiri”. Tre settimane dopo, due donne egiziane, Nagat Yusri Yacine (22 anni) e Imane Ibrahim Khamis (19) hanno aperto il fuoco su un autobus di turisti, al Cairo. Mancando il loro bersaglio, secondo il racconto dei testimoni, Nagat ha prima sparato sulla sua compagna Imane, uccidendola, poi ha puntato l’arma contro se stessa. Le due agivano sulla scia, rispettivamente, del fratello e del fidanzato, che era saltato, da un ponte, con una carica esplosiva due ore prima, sulla Piazza Ryad, vicino al museo egizio, frequentato da turisti. Ihab Yusri Yacine era ricercato della polizia egiziana, che lo riteneva uno dei mandanti della strage che fece tre morti (due francesi e un americano) al mercato di Khan Al Khalil, il 7 aprile scorso. La storia del terrorismo islamico in Algeria ci insegna che le rare donne che sono state trascinate nello spiraglio infernale della violenza erano tutte parenti dei capi dei gruppi sanguinari del Gia (Gruppo Islamico Armato), che non avrebbero esitato ad ucciderle se si fossero rifiutate di obbedire agli ordini. Alcune, per il fatto che davano meno all’occhio col velo, sono state costrette a deporre delle bombe nei luoghi pubblici o a raccogliere informazioni sulle vittime designate. Il mondo ha scoperto le donne kamikaze arabe con la seconda Intifada. La bella avvocatessa, Hanadi Tayssir Djaradat, che si era fatta esplodere a 29 anni, in un ristorante di Haifa, era la sesta donna kamikaze dall’inizio della seconda Intifada a passare all’azione. Quest’ultima spiegava in un video-testamento che aveva agito per vendicare la morte di suo fratello e di suo cugino uccisi, qualche mesi prima, dell’esercito israeliano. Prima di lei, nel gennaio 2002, un’altra palestinese, Wafa Idriss, si é fatta saltare a 26 anni, nel centro commerciale di Gerusalemme. Anche lei era stata reclutata dalle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, una organizzazione non religiosa. Prima che Al Qaeda facesse parlare di lei, l’unico movimento religioso che usava le operazioni kamikaze come arma ”lecita”, prima in Libano poi in Palestina, era rappresentato dagli Hezbollah. Gli attivisti sciiti giustificano le operazioni suicidio, riferendosi all’imam Hussein, morto nel 680 a Kerbala, dopo aver lottato contro l’esercito degli Ommeyadi fino alla morte. E anche se il suicidio é proibito e condannato dal Corano, Nasrallah, leader di Hizbollah, aveva dichiarato, in pubblico, che "queste operazioni martiri sono la strada più breve verso Dio". L’Iraq sembra essere diventato, ormai, un vero laboratorio del terrorismo islamico, dove gruppi di varie nazionalità e tendenza, allenati nei campi di addestramento in Iran, in Afghanistan e altrove, diffondono una nuova mentalità, estranea al mondo arabo di confessione musulmana, a maggioranza sunnita. Ormai anche le donne sono plagiate con una compagna d’odio contro l’Occidente e hanno un nemico da combattere, anche con il suicidio, per fare il massimo numero di vittime. Nacéra Benali