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 2005  maggio 10 Martedì calendario

Clima. La Repubblica 10/05/2005. Prendiamo in considerazione i dati sul surriscaldamento globale. Cominciamo con i riassunti per i politici, quelli che tutti leggiamo

Clima. La Repubblica 10/05/2005. Prendiamo in considerazione i dati sul surriscaldamento globale. Cominciamo con i riassunti per i politici, quelli che tutti leggiamo. Ecco i due grafici più importanti per la scienza del clima per il 2001. Il primo (vedi qui accanto il grafico n. 1, n.d.r.) proviene dall´Hadley Center, in Inghilterra, e mostra il surriscaldamento globale della superficie terrestre. Il secondo proviene da un team di ricercatori americani guidati da Michael Mann e mostra le temperature degli ultimi mille anni. Il primo grafico evidenzia un aumento delle temperature di quattro gradi prima del 1940, cioè prima del massiccio sviluppo industriale, e dunque potrebbe o meno avere cause principalmente naturali. Poi, dal 1940 al 1970, le temperature sono diminuite. Per questa ragione all´epoca si diffuse la paura di una glaciazione globale. Da allora le temperature sono salite, come potete vedere. Sono aumentate di pari passo con i livelli dell´anidride carbonica. Il nocciolo della teoria del surriscaldamento causato dal CO2 si basa su questo dato recente, relativo agli ultimi trentacinque anni. Ma dobbiamo ricordare che questo grafico mostra in realtà le variazioni annuali della temperatura media della superficie terrestre nel corso degli anni. La temperatura media globale è di circa sedici gradi. Questo grafico mostra la totalità delle variazioni medie (vedi grafico n. 2, n.d.r.). Tutte le preoccupazioni riguardo al surriscaldamento globale si basano su questa piccola variazione di temperatura sulla superficie. Che sia chiaro: sto leggendo i dati dei grafici minimizzandoli. Ma il primo grafico li enfatizzava. In qualsiasi modo si leggano i dati, la prima domanda da porsi è: l´aumento della temperatura nel corso del Ventesimo Secolo è davvero straordinario? Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo rifarci al secondo grafico di Michael Mann, meglio conosciuto come "la mazza da hockey" (vedi il grafico n. 3, n.d.r.). Questo grafico mostra il risultato di una ricerca su 112 studi cosiddetti "approssimativi": anelli degli alberi, isotopi nel ghiaccio, e altri indicatori relativi alla temperatura. Ovviamente mille anni fa i termometri non esistevano, perciò questo tipo di studi si rende necessario per avere una qualche idea dell´aumento della temperatura nel passato. Le scoperte di Mann sono al centro dell´ultimo rapporto delle Nazioni Unite, e sono alla base della teoria secondo cui il Ventesimo Secolo ha registrato il maggiore aumento delle temperature degli ultimi mille anni. Questo è ciò che venne detto nel 2001. Nessuno lo ripeterebbe ora. Il lavoro di Mann è stato attaccato da studiosi di tutto il mondo. Due ricercatori canadesi, McKitrick e McIntyre, rifecero lo studio usando i dati e i metodi di Mann, e riscontrarono dozzine di errori, incluse due serie di dati che mostravano esattamente gli stessi valori per un gran numero di anni. Com´era prevedibile, quando i due corressero tutte le inesattezze, arrivarono a conclusioni decisamente diverse. Ma quest´aumento è comunque vertiginoso e insolito, non è vero? Beh, no, perché si scopre che Mann e i suoi colleghi hanno usato metodi inusuali per analizzare i dati, e questi metodi trasformano qualsiasi serie di numeri in una "mazza da hockey" - inclusi i numeri che non indicano alcun trend, come quelli originati dai computer. Ecco una serie di "mazze ha hockey" prodotte da numeri che non indicano alcun trend. Una di queste serie è la vera "mazza da hockey". Se non riusciamo a dire qual è, allora viene fuori il problema (vedi grafico n. 4, n.d.r.). Il fisico Richard Muller dell´Università della California ha definito questo risultato "sconvolgente", e a ragione. Hans von Storch, dell´Università di Francoforte, ha giudicato lo studio di Mann "spazzatura". Entrambi questi signori sono fermi sostenitori del surriscaldamento globale. Ma visto che questo studio non può farci da guida, ci ritroviamo comunque a chiederci quale debba essere il "normale" aumento delle temperature. Diamo un´occhiata ai dati provenienti da un paio di stazioni di rilevamento europee (vedi grafico n. 5, n.d.r.). Qui si nota come l´attuale aumento delle temperature, anche se significativo, non è affatto unico nella storia. Parigi era più calda negli anni Cinquanta del Diciottesimo Secolo e negli anni Trenta del Diciannovesimo di quanto non lo sia oggi (vedi grafico n. 6, n.d.r.). Analogamente, se prendiamo in considerazione Stoccarda dal 1950 a oggi, l´aumento appare drammatico. Se si considerano i dati nel loro complesso, tutto assume una prospettiva diversa. E scopriamo che anche a Stoccarda faceva più caldo nel Diciannovesimo Secolo, rispetto a oggi. Questi grafici provengono dal sito Web del GISS e risalgono al periodo in cui feci le ricerche per il mio libro. Se pensate che la scienza in questo campo sia del tutto chiara - e onesta - dovete prendere in considerazione il fatto che i dati del sito Web sono stati cambiati. Non ho alcun commento da fare sulla decisione da parte del Goddard Institute di cambiare i dati sul suo sito Web. Ma la cosa fa sembrare che i dati sulle temperature tendano a salire in modo assai più evidente e preoccupante rispetto ad appena pochi mesi fa. D´accordo. Ma ora dobbiamo farci un´altra domanda: se nel corso del Ventesimo Secolo c´è stato un aumento della temperatura, che cosa l´ha provocato? Ci hanno insegnato che l´aumento è provocato dall´anidride carbonica, ma tutto ciò non è affatto chiaro. Due fattori che in precedenza non suscitavano preoccupazioni sono ora oggetto di rinnovata attenzione da parte degli scienziati. Il primo è il sole. In passato, si immaginava che l´effetto del sole fosse abbastanza costante e che perciò ogni aumento della temperatura dovesse essere causato da qualche altro fattore. Ma ora, grazie al lavoro degli scienziati del Max Planck Institute in Germania, è chiaro che l´effetto del sole non è costante, e che, se prendiamo in considerazione un arco di tempo di mille anni, risulta che questo effetto sta raggiungendo il suo apice proprio in questo periodo. I dati qui riguardano il rapporto tra le macchie solari e la temperatura (vedi il grafico n. 7, n.d.r.). Solanki e i suoi colleghi hanno scoperto che le radiazioni solari e la temperatura della superficie terrestre sono correlate. Solanki sostiene che l´effetto del sole non basta a spiegare le temperature attuali, e che perciò bisogna tenere conto di un altro fattore, presumibilmente i gas serra. Ma a questo punto dobbiamo chiederci se l´effetto del sole non spieghi significativamente l´aumento delle temperature nel Ventesimo Secolo. Nessuno ne è certo. Ma pare plausibile pensare che lo sia in misura maggiore rispetto a quanto non si credesse qualche anno fa. Un altro fattore che potrebbe influenzare i dati è il calore generato dalle città. Si tratta dell´effetto "isole di calore urbane". Un tempo gli scienziati ritenevano quest´effetto relativamente secondario. Ma ora sappiamo che in molte città si registrano 7 o 8 gradi in più rispetto alla campagna circostante. Alcuni studi hanno indicato che i dati vanno necessariamente rettificati (con una tolleranza da quattro a cinque volte maggiore rispetto a quella considerata dall´IPCC). Ora, che cosa significa tutto ciò? Beh, ricordatevi che l´aumento globale delle temperature nel Ventesimo Secolo è stato di circa sei decimi di grado. Se l´attività agricola e il riscaldamento urbano determinano un aumento di 0,35º C, e il calore solare di altri 0,25º C - come studi separati hanno indicato - allora il riscaldamento attribuibile all´anidride carbonica diventa minore. Lasciatemelo ripetere: nessuno sa quale percentuale del riscaldamento a cui stiamo assistendo sia attribuibile all´anidride carbonica. Ma se l´anidride carbonica non rappresenta la causa principale, non pare avere molto senso ridurne le emissioni. Abbiamo molte buone ragioni per limitare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, ma la paura del surriscaldamento globale forse non è una di queste. (In ogni caso, credo che l´abbandono dei combustibili fossili avverrà nel corso del prossimo secolo, senza bisogno di leggi in proposito, così come i trasporti a cavallo scomparvero senza bisogno di alcuna legislazione in merito durante il Ventesimo Secolo). Ora arriviamo alla domanda più importante. Che cosa accadrà in futuro? Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo fare riferimento a un organismo delle Nazioni Unite conosciuto come Intergovernmental Panel on Climate Change. L´IPCC, il metro di misura in fatto di scienza del clima. Il suo studio scientifico più recente è il Third Assessment Report, del 2001. Contiene i dati più aggiornati raccolti sul campo dagli scienziati. Vediamo che cosa dice questo testo. Cominciamo con il primo paragrafo del Third Assessment Report, The Climate System: An Overview: "I cambiamenti e le variazioni climatiche, causate da forze esterne, possono essere in parte prevedibili, in particolare su larga scala, da un punto di vista globale, continentale e spaziale. Dato che le attività umane, come l´emissione dei gas serra e i cambiamenti nell´uso del territorio, fanno parte delle forze esterne, si ritiene che i cambiamenti del clima su larga scala causati dall´uomo siano anch´essi parzialmente prevedibili. Tuttavia l´effettiva possibilità che ciò avvenga è limitata, perché non possiamo prevedere con precisione i cambiamenti demografici ed economici, né gli sviluppi tecnologici, né altre importanti caratteristiche delle future attività umane. Perciò, in pratica, è necessario attenersi a scenari credibili del comportamento umano e determinare le proiezioni climatiche in base a tali scenari". Analizziamo il testo frase per frase, e semplifichiamolo. Le quattro frasi significano: 1) Il clima può essere in parte prevedibile. 2) Crediamo che il cambiamento del clima causato dall´uomo sia in parte prevedibile. 3) Ma non possiamo prevedere il comportamento umano. 4) Perciò ci atteniamo a scenari ipotetici. Seguire una logica in tutto ciò non è facile. Che cosa significa in realtà "in parte prevedibile"? E´ come dire "in parte incinta"? In ogni caso gli scienziati non hanno la certezza che si tratti di cambiamenti anche solo parzialmente prevedibili. Dicono che potrebbero essere parzialmente prevedibili. E andando oltre, se non siamo in grado di fare previsioni esatte riguardo alla popolazione, allo sviluppo e alla tecnologia. com´è possibile formulare scenari credibili? Che cosa significa "scenari credibili" in assenza di previsioni accurate riguardo ai fattori fondamentali per i suddetti scenari? Sono ingiusto? Continuiamo la lettura: "Allo stato attuale, le conoscenze degli scienziati sono tali che è possibile solo fornire esempi illustrativi dei possibili sviluppi". Esempi illustrativi. Il Trattato di Kyoto è un progetto immane, e su scala mondiale costerà alcuni trilioni di Euro. Se intendiamo spendere tali somme, vorrei fondare una simile decisione su qualcosa di più sostanziale di semplici "esempi illustrativi". Le mie preoccupazioni aumentano quando leggo: "Oggi i modelli climatici sono praticamente in grado di simulare i cambiamenti del clima a partire dal 1850". Sono praticamente in grado? Non è una frase che esprima molta fiducia. Ricordate, non si può essere in grado di prevedere il futuro. Si può riprodurre il passato. Non pare che questi modelli funzionino davvero a meraviglia. Perciò sembra ragionevole chiedersi come vengano testati nella realtà. Più avanti, leggiamo: "Sebbene non si creda che la complessità di un modello climatico renda impossibile anche solo dimostrare che tale modello sia "falso" in senso assoluto, tale modello si presta comunque a valutazioni estremamente difficili, stante il rischio che in ogni calcolo entri in gioco una componente soggettiva". Ora, il termine "soggettivo" dovrebbe far suonare un campanello d´allarme. La scienza, per definizione, non è soggettiva. Vi ricordo che questo è precisamente il genere di problematica che ha fatto infuriare gli americani contro la Food and Drug Administration. Tutti sanno che non si può permettere che un produttore di medicinali testi per conto suo il farmaco che produce lui stesso. Allora perché, quando è in ballo la questione del clima, consentiamo a coloro che creano i modelli climatici di legittimare i loro modelli? Gli errori dell´auto-testing sono noti. Come disse James Madison, presidente degli U.S.A. nel Diciannovesimo Secolo: "A nessuno è permesso di essere giudice della propria causa, perché i suoi interessi influenzerebbero di certo la sua capacità di giudizio, e probabilmente corromperebbero la sua integrità". Madison ha ragione. La scienza climatica deve essere verificata da studiosi super partes. Più avanti, si legge: "Le previsioni a lungo termine sullo stato del clima non sono possibili". A mio parere, a questo punto dovremmo smettere di leggere. Se il sistema climatico è non-lineare e caotico - e ci stanno dicendo proprio questo - , allora la sua evoluzione non può essere prevista. E se non può essere prevista, noi qui che ci stiamo a fare? Perché ci preoccupiamo di cosa sarà di noi nel 2100? Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo conoscere il presente. Ogni ora, nel Terzo Mondo muoiono 2000 persone. Un bambino rimane orfano a causa dell´AIDS ogni sette secondi. Ogni minuto muoiono cinquanta persone per malattie dovute alla mancanza di acqua potabile. Tutto questo non deve succedere per forza. Siamo noi a permetterlo. Perché mai ignoriamo queste disgrazie dell´umanità e ci concentriamo su ciò che potrebbe accadere tra un secolo? Ciò che dobbiamo fare non è forse sensibilizzare sui problemi del resto del mondo il nostro Occidente, così enormemente ricco e così concentrato su sé stesso? La crisi globale non ci aspetta tra cent´anni - è già qui e ora. Dovremmo occuparcene. Ma non lo facciamo. Al contrario, ci aggrappiamo alle dottrine reazionarie e anti-umanitarie del vecchio ambientalismo e volgiamo le spalle alle grida di dolore di chi - in questo nostro mondo - muore di fame e soffre di malattie che possiamo curare. Se davvero abbiamo miliardi e miliardi di Euro da spendere, spendiamoli per i nostri simili. E non per le nostre improbabili fantasie su ciò che accadrà da qui a cent´anni. Michael Crichton (traduzione di Barbara Bagliano)