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 2005  maggio 04 Mercoledì calendario

Un’equipe di archeologi egiziani sostiene d’aver trovato il più bel sarcofago dipinto tra quelli finora riportati alla luce: scoperto nella grande area sacra di Saqqara, una ventina di chilometri a sud del Cairo, era seploto a sei metri di profondità dall’epoca della XXX dinastia, tra il 380 e il 342 avanti avanti Cristo, quando l’Egitto stava per essere conquistato da Alessandro Magno

Un’equipe di archeologi egiziani sostiene d’aver trovato il più bel sarcofago dipinto tra quelli finora riportati alla luce: scoperto nella grande area sacra di Saqqara, una ventina di chilometri a sud del Cairo, era seploto a sei metri di profondità dall’epoca della XXX dinastia, tra il 380 e il 342 avanti avanti Cristo, quando l’Egitto stava per essere conquistato da Alessandro Magno. Il sarcofago riproduce le forme della mummia contenuta all’interno ed era contenuto in un altro sarcofago di legno, leggermente più grande. Le immagini dipinte vennero eseguite su fogli di papiro e teli di lino poi applicati sul sarcofago. La testa venne realizzata con una sorta di cartone gessato, dipinto con polvere di lapislazzuli, mentre il volto fu ricoperto con una sottile foglia d’oro: sul viso, inoltre, ci sono i segni dell’appartenza all’altà società, come la ”parrucca azzurra” e la barba. Sul collo compaiono diverse collane con elementi a forma di margherita e fiori di loto, mentre poco più in basso è raffigurato il grande scarabeo alato che sospinge il disco solare nel suo percorso quotidiano. Scendendo, si trova l’elemento centrale della decorazione, la dea Maat, simbolo di verità e giustizia e raffigurata di profilo in posizione accosciata con una gonna aderente e il seno scoperto mentre tiene le braccia alate spalancate. Sulla sua testa, inoltre, splende un altro disco solare, mentre nelle mani stringe due piume di struzzo, simbolo della dea. Secondo gli egizi, infatti, al momento della morte il defunto doveva affrontare il tribunale degli dei e devanti a loro il suo cuore veniva posto su un piatto di una grande bilancia; sull’altro piatto era poggiata invece la piuma di Maat. Se il cuore risultava più pesante della piuma della verità significava che era colmo di peccato e in questo caso l’anima del defunto veniva immediatamente divorata da un terribile mostro che presiedeva al giudizio.