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 2005  maggio 11 Mercoledì calendario

RAFSANJANI Akbar Hashemi Noug (Iran) 25 agosto 1934. Politico • «[...] uno dei personaggi più influenti in Iran dalla rivoluzione del 1979 e per due volte presidente della Repubblica [

RAFSANJANI Akbar Hashemi Noug (Iran) 25 agosto 1934. Politico • «[...] uno dei personaggi più influenti in Iran dalla rivoluzione del 1979 e per due volte presidente della Repubblica [...]. Mai schierato apertamente con conservatori, riformisti, o altre fazioni del regime, da sempre un pragmatico che ha mostrato di sapere gestire con sicurezza il potere nei momenti più difficili, se necessario con spregiudicatezza. [...] fu uno dei consiglieri più ascoltati da Khomeini [...]» (’la Repubblica” 11/5/2005) • «[...] quest’uomo - il più ricco dell’Iran, il più potente, forse anche il più corrotto - ha dovuto ritirarsi per qualche tempo nell’ombra d’un ruolo defilato dalle lotte politiche più aspre. Taluno ha voluto identificarlo come un ”Andreotti iraniano”, che è equazione possibile se si tiene conto della diversa gestione del potere su cui debbono misurarsi rivoluzione e democrazia parlamentare, ma che è un’equazione che conta soprattutto per ciò che conferma, d’un legame praticamente mai reciso tra attività politica, controllo del potere, sapiente coagulo d’innovazione e tradizionalismo, e comunque affari e manovre di palazzo macchiate da sospetti gravemente inquinanti. [...] presidente della repubblica [...] per due volte, negli anni ”90, in un tempo politico che seguiva da presso la morte di Khomeini e doveva sapersi inventare la sopravvivenza d’una rivoluzione senza il simbolo - mistico, venerato, inaccostabile - che quella rivoluzione aveva incarnato. Rafsanjani ci riuscì; non fu facile, e ben a ragione a quel tempo veniva chiamato ”lo Squalo”: l’equilibrio tra conservatori e riformisti s’avvicinò più volte al punto di rottura, le tensioni rischiarono d’esplodere sanguinosamente, però alla fine la spregiudicatezza con la quale guidò la ricostruzione di un’economia venuta fuori spossata dalla lunga guerra con l’Iraq seppe dare un rilancio di passioni alla società, al punto che la successione al suo secondo mandato registrò il successo travolgente di un’opzione a sorpresa riformista (Khatami venne eletto con il 70 per cento dei voti), segno evidente d’un progetto diffuso di rinnovamento che era nato nel corpo della società rivoluzionaria e muoveva impetuosamente dal basso. Con la presidenza Khatami, Rafsanjani si mise da parte. Ma solo formalmente, perchè s’assegnò il ruolo di presidente del Consiglio per il discernimento, che è una delle tante strutture della costituzione khomeinista che ingabbiano il dibattito politico e lo costringono a sottoporsi a un giudizio che conferma l’egemonia della teocrazia su qualsiasi progetto di cambiamento. Se ne stava da parte, dunque, ma da una parte nella quale poteva continuare a far pesare la sua influenza, il suo potere, il suo ampio giro di alleanze, di relazioni strategiche, di traffici tra pubblico e privato. [...] ha confessato di conservare una Bibbia che Reagan gli mandò autografata; per molti, Bush oggi segue una strada ch’è la stessa che Reagan tracciò. Pare che sia la strada del Signore, accompagnata naturalmente da cannoni e missili» (Mimmo Cándito, ”La Stampa” 19/6/2005).