10 maggio 2005
Tags : William Joseph. Levada
Levada WilliamJoseph
• Nato a Long Beach (Stati Uniti) il 15 giugno 1936. Cardinale (dal 2006). Arcivescovo di San Francisco. Dal 2005 prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. «I giornalisti di San Francisco gliel’hanno chiesto subito: come ci si sente al posto che fu del cardinale Ratzinger, il ”Rottweiler di Dio”? E lui ha disteso un sorriso ironico sulla faccia paffuta, ”beh, io mi sento più un Cocker Spaniel che un Rottweiler!”. Se c’è una cosa che l’arcivescovo William Joseph Levada non regge sono le etichette, lo chiamavano ”conservative” e lui scuoteva la testa, ”le etichette sono una peste!, ogni volta cercano di classificarti in base a un modello secolare già definito, ’conservatore o liberal’, per la società americana non è facile comprendere la Chiesa...”. Certo, la stampa Usa lo definisce un ”ortodosso” e in fondo ci mancherebbe altro, per chi guida l’ex Sant’Uffizio si tratta tutto sommato del requisito minimo: deve fare, come dire, il suo mestiere. Ma la novità essenziale nella nomina di Levada sta altrove. Perché Benedetto XVI aveva davanti a sé una scelta delicatissima, si trattava di trovare qualcuno che gli succedesse come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: la responsabilità che l’allora cardinale Ratzinger aveva sostenuto per più di ventitré anni. Mica per niente si erano fatti nomi di grandi teologi come il cardinale Christoph Schönborn o l’arcivescovo Bruno Forte. In questo senso Levada [...] laureato in teologia magna cum laude alla Gregoriana e poliglotta (parla sei lingue, compreso l’italiano), non ha certo problemi: tra l’altro ha fatto già parte della Congregazione dal ’76 all’82 e soprattutto - con la supervisione di Ratzinger - è stato assieme a Schönborn uno dei principali estensori del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica promulgato da Giovanni Paolo II. Così la sorpresa [...] sta piuttosto nell’origine del nuovo Prefetto: mai era accaduto che un americano occupasse quel posto, per di più un americano della West Coast. L’arcivescovo Levada è nato e ha studiato a Long Beach, ha frequentato il seminario a Los Angeles. Californiano da quattro generazioni, viene da una famiglia di immigrati portoghesi e irlandesi. Se il problema della Chiesa, specie in Occidente, è confrontarsi con il mondo moderno, la scristianizzazione, le altre fedi e i non credenti, il nuovo Prefetto dell’ex Sant’Uffizio è vissuto nel posto giusto al momento giusto. La realtà del cattolicesimo americano, in questo senso, è pionieristica e William Joseph Levada, prima di andare a San Francisco, nel ’95, aveva guidato dall’86 anche l’arcidiocesi di Portland, Oregon, il primo Stato che negli Usa ha legalizzato l’eutanasia. Quindi l’arrivo a ”Frisco”, città dell’avanguardia americana dai tempi dei beat, la libreria City Lights di Ferlinghetti e le caves raccontate da Kerouac nei Sotterranei, letteratura e vita, ”una poesia di Baudelaire non vale il suo dolore, avrei preferito fosse felice”, e ancora la rivolta dei campus, il pacifismo, i diritti civili, la rivoluzione sessuale e quella informatica. Tutto questo, senza contare che San Francisco è la culla del movimento gay. Negli anni del suo episcopato c’è un episodio rivelatore del carattere di Levada: risale al ’96, quando l’allora sindaco Will Brown, democratico, fece una legge che obbligava le società in affari con il Comune a garantire la copertura sanitaria anche alle coppie omosessuali. Per le associazioni caritative cattoliche c’erano in ballo contratti da cinque milioni e mezzo di dollari. E l’arcivescovo non fece barricate né riconobbe le coppie gay: invocò per la Chiesa il diritto alla libertà d’espressione e obiettò che la copertura sanitaria era un diritto per ogni cittadino, non solo per le coppie etero o gay, ”e i figli, e le pensione anziane a carico?”. La mossa funzionò: incontrato il sindaco, trovarono il compromesso. Del resto, il ”conservative” Levada è uno che ha definito la mancanza di assistenza sanitaria per tutti ”una vergogna nazionale”. Il cardinale Pio Laghi, che Giovanni Paolo II mandò da Bush come ”inviato speciale” in missione diplomatica [...]: ”Non corrisponde a nessuno dei ritratti che lo dipingono come intransigente. Certo, non è uomo che venga a patti con la verità, e come si potrebbe? Ma è una persona di grande cultura e buon senso, davvero un uomo di Dio che sa gestire molto bene le situazioni, senza rigidità, cercando sempre di risolvere i conflitti con misura e rispetto”. Rigoroso e pragmatico. Gli attacchi, chiaro, non gli sono mancati. Alla vigilia del Gay Pride di Roma, nel 2000, inviò in Vaticano una cassetta che mostrava militanti vestiti da preti e suore impegnati a mimare le più svariate prestazioni sessuali e orge nel corteo del ’98 a San Francisco, ”mi meraviglio che il governo italiano non abbia impedito la manifestazione a Roma - disse - non sapete cosa vi aspetta, fermatevi sull’orlo del burrone!”. [...] l’Arcigay lo ha dipinto come ”un campione della sessuofobia e omofobia militante”. Nel 2004, inoltre, gli avvocati di alcune vittime di pedofilia in Oregon hanno sostenuto che non aveva fatto abbastanza, quand’era vescovo, per proteggere i bambini dai preti pedofili. ”Accuse false e fuori misura”, ha replicato. Del resto contro di lui non ci sono mai state contestazioni e anzi Levada ha fatto parte della commissione vaticana istituita dopo lo scandalo degli abusi sessuali per risollevare la Chiesa americana, anche agli occhi dei fedeli. [...] A San Francisco si presentò così: ”Ho la responsabilità di custodire il magistero della Chiesa, e spero di essere compassionevole, vicino alla gente, ai loro problemi e difficoltà”. Con buona pace delle etichette: conservatore, progressista? ”Considero me stesso come un uomo che sta nel centro esatto della strada, dove dovrebbe restare un vescovo”» (Gian Guido Vecchi, ”Corriere della Sera” 14/5/2005). «[...] membro della Congregazione per la dottrina della Fede e membro del Centro bioetico statunitense. [...] per formazione dottrinale è certamente un moderato [...] sulla questione omosessuale, fortemente sentita in una città come San Francisco, monsignor Levada ha mostrato negli anni passati un atteggiamento pragmatico lontano da ogni crociata. Quando le autorità di San Francisco hanno preteso che le organizzazioni sociali assistenziali (finanziate dal comune) non praticassero discriminazioni contro le coppie gay, la diocesi guidata da Levada - pur non rinunciando alle sue posizioni dottrinali - ha risolto il problema dichiarando che l’assistenza andava indirizzata alle persone indigenti in quanto tali senza entrare nella questione dei rapporti interpersonali. A prescindere che fossero di parentela o di amicizia o di mutuo sostegno. [...] dal 1976 fino al 1982 ha lavorato stabilmente in Vaticano [...] all’ex Sant’Uffizio. Ordinato vescovo nel 1983, è stato designato dalla conferenza episcopale statunitense come rappresentante nella commissione vaticana per la redazione del nuovo Catechismo universale. In questa veste ha lavorato gomito a gomito con il cardinale Ratzinger (allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede) alla stesura del catechismo voluto da papa Wojtyla e quindi alla sua versione americana» (Marco Politi, ”la Repubblica” 10/5/2005).