Varie, 10 maggio 2005
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Iannucci Antonio
• Bolognano (Pescara) 13 giugno 1914, Pescara 14 ottobre 2008. Arcivescovo • «[...] ordinato nel 1955, per la diocesi di Penne-Pescara istituita nel 1949, diventata nel 1982 arcidiocesi di Pescara-Penne, e per la città di Pescara sorta nel 1926. Un presule amico di La Pira, Lazzati, Silone, Pomilio e Bachelet. Un pastore che nel 1963 accoglie il cardinale Stefan Wyszynski, primate di Polonia, per la posa delle prime pietre di sette edifici di culto, di una casa di riposo e per l’inaugurazione di una chiesa. Tutto in un solo giorno. [...] Monsignor Iannucci nominato vescovo da Pio XII, resta a Pescara per volere di Giovanni XXIII che gli confida di aver derogato alla prassi che impone il trasferimento degli ausiliari che diventano residenziali. Il presule partecipa assiduamente alle due sessioni del Concilio Vaticano II, alloggia con il cardinale Siri e lo invita in diocesi nel 1964 per presiedere la 36esima Settimana sociale dei cattolici Italiani. È compagno di studi del cardinale Luciani e lo ospita nella chiesa dello Spirito Santo, nel 1977, suggerendogli una conferenza sulla figura del Papa. Pescara stava vivendo il XIX Congresso eucaristico nazionale concluso da Paolo VI e arricchito, tra gli altri, della presenza di Madre Teresa di Calcutta. Quello di Iannucci è stato un ministero episcopale snodatosi per 35 anni e basato sugli insegnamenti di sant’Agostino. La sua azione pastorale si ispira al passo degli Atti degli Apostoli: “I fedeli della prima comunità di Gerusalemme erano perseveranti nella dottrina degli apostoli, nella frazione del pane, nella preghiera e nella comunione” (Atti 2,42). Dal 1990, compiuti i 75 anni, le sue giornate sono scandite da una intensa preghiera e da almeno otto ore al giorno senza disdegnare la scrittura. [...] Iannucci è sempre stato un pastore rigoroso, netto e deciso, senza compromessi, pronto ad annunciare la Parola con la testimonianza e con le opere. “Il popolo abruzzese era impregnato di una fede esteriore e festaiola - sottolinea -. I fedeli lodavano Dio, ma poco conoscevano del perché e del come lo lodavano”. “San Paolo nella lettera alla Chiesa di Efeso parla di fede allargata alle quattro dimensioni: larghezza, lunghezza, altezza e profondità - aggiunge -. Nel dopoguerra era necessario far lievitare la fede nella parrocchie, oltre che nella superficie anche nella profondità e nella sublimazione soprannaturale”. Per raggiungere questo obiettivo il giovane presule non si risparmiò, sapendo di dover operare anche nella ricostruzione materiale della città e si preoccupa di diffondere lo spirito di comunione tra i fedeli e tra il clero. “Anche la nostra Chiesa locale fu sbattuta dalle onde del marxismo, del liberalismo, del falso misticismo, dell’irenismo, degli attacchi ai valori della famiglia - sottolinea con tono deciso Iannucci -, “mutamenti che hanno indotto il popolo a nuove forme di nascere, a nuove forme di vivere a nuove forme di morire”. Quanto alla soluzione - “per recuperare i lontani e gli smarriti - racconta - abbiamo camminato sempre uniti in tutte le direzioni, nella verità e nella carità, tenendo presente che la carità senza la verità è cieca e la verità senza la carità è cembalo utile solo per tintinnare”. [...]» (Ernesto Grippo, “Avvenire” 8/5/2005).