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 2005  maggio 06 Venerdì calendario

Quei pittori moderni odiati da Stalin. Il Sole 24 Ore 06/05/2005. Accadde subito dopo la Rivoluzione d’Ottobre: le due collezioni più importanti al mondo di arte moderna francese, quelle di Sergej ècukin e Ivan Morozov, furono nazionalizzate e, da sole, bastarono a dar vita a due musei

Quei pittori moderni odiati da Stalin. Il Sole 24 Ore 06/05/2005. Accadde subito dopo la Rivoluzione d’Ottobre: le due collezioni più importanti al mondo di arte moderna francese, quelle di Sergej ècukin e Ivan Morozov, furono nazionalizzate e, da sole, bastarono a dar vita a due musei. Nel 1928 confluirono in un unico, favoloso museo (il Museo di Stato di arte moderna occidentale di Mosca) per essere poi smembrate vent’anni dopo e ridistribuite senza riguardo, mischiando i dipinti fra l’Ermitage di San Pietroburgo e il Puskin di Mosca, dove rimasero chiuse per decenni nei sotterranei: invisi a Stalin, che li considerava espressione del più bieco formalismo, quei dipinti ebbero però una sorte più felice delle opere d’avanguardia conservate nei musei tedeschi che, bollate dai nazisti come entartete kunst (l’"arte degenerata" di Kandinsky e compagni) furono distrutte o vendute all’asta e disperse. Le due raccolte, che riunivano decine e decine di dipinti strepitosi di Manet, Monet, Degas e Renoir, di Cézanne, van Gogh e Gauguin, di Matisse e di Picasso, erano frutto del gusto di due esponenti della classe dirigente russa dell’ultimo Ottocento: grandi mercanti o potenti industriali, che talvolta (come i Morozov) erano eredi di intraprendenti servi della gleba affrancatisi all’inizio del secolo e capaci di costruire fortune colossali. In cerca di legittimazione sociale, in una società classista come quella della Russia zarista, quei ricchissimi borghesi educavano i loro figli nelle scuole più prestigiose d’Europa, li facevano viaggiare per musei e collezioni, e aprivano salotti frequentati dalla migliore intellighenzia del tempo, formando così una generazione di raffinati uomini di cultura per i quali il collezionismo d’arte era un must imprescindibile. C’era chi, come i fratelli Tret’jakov, raccoglieva arte moderna russa e chi, come ècukin e Morozov, guardava invece a Parigi, capitale indiscussa del l’arte contemporanea. Loro volevano stupire gli altri collezionisti, fermi a un’arte in fondo ancora "provinciale". Raccontava Leonid Pasternak, pittore (e padre dello scrittore), che un giorno lui e il celebre pittore Ilja Repin furono condotti da ècukin di fronte a una pesante cortina. Il padrone di casa la scostò e scoprì il suo primo, superbo Gauguin. E balbettando fitto, com’era sua abitudine, disse ridendo: "Ecco, un paàpaàpazzo lo ha disegnato e un paàpaàpazzo lo ha comprato". Lui e Morozov del resto erano pionieri nella stessa Parigi: nel 1897 il Louvre aveva rifiutato il dono di una collezione di dipinti dei padri del l’impressionismo; quanto a Gauguin e van Gogh, in Francia nessuno li comprava, e lo stesso accadeva, in quegli anni precoci, per Matisse e Picasso. Non a caso i mercanti di punta del tempo (Durand-Ruel, Vollard, Bernheim-Jeune, Kahnweiler) aspettavano i due russi come la manna: loro scendevano dal treno che arrivava da Mosca e, con grande stupore di tutti, non andavano come gli altri membri del gran mondo all’Opéra o ai balli della saison parigina. Andavano invece direttamente nelle gallerie e compravano decine e decine di questi dipinti che nessuno voleva e che loro impararono subito ad amare (la strepitosa parete stipata di ardenti dipinti tahitiani di Gauguin che ècukin allestì nella sua sala da pranzo fu subito ribattezzata dai moscoviti "l’iconostasi di Gauguin"). I due collezionisti, in fiero antagonismo tra loro, erano alquanto diversi: più tradizionalista Morozov, che prediligeva gli impressionisti puri e i nabis (Denis, Vuillard e Bonnard soprattutto, a cui commissionò una grande trittico per lo scalone del suo palazzo); più ardito ècukin, il cui salotto era sì consacrato a Monet e a pochi altri impressionisti, ma che aveva lo studio foderato da ben cinquanta tele di Picasso del periodo blu e rosa, e del primo cubismo. Diverso anche l’approccio nell’acquistare le opere. Scrive Matisse: "Quando Morozov andava da Ambroise Vollard, diceva: "voglio vedere un bellissimo Cézanne". ècukin invece gli chiedeva di vedere tutti i Cézanne in vendita, poi faceva la sua scelta". ècukin era molto esigente e quando da Matisse vide "Armonia in blu", incompiuto, lo prenotò subito. L’artista però lo trasformò e ne fece "La stanza rossa", capolavoro oggi all’Ermitage. Lo acquistò ugualmente, ma per la sala da pranzo, accanto ai gialli di Gauguin voleva assolutamente un dipinto blu: lo ebbe solo quando Matisse gli inviò finalmente "La conversazione", oggi anch’esso all’Ermitage. Certo è che se in Russia nei primi due decenni del Novecento fiorirono le avanguardie, fu grazie ai due collezionisti. A ècukin soprattutto, che ben presto aprì il suo palazzo ai giovani artisti. Tanto che Valentin Serov, buon pittore accademico commentò: "Dopo tutto questo pepe, il cibo passato dalla scuola diventa insipido; non ci resta che rinunciare all’insegnamento, dal momento che i giovani non vogliono più sentire nulla. Ognuno pasticcia a modo suo e si rifiuta di imparare" Ada Masoero