Varie, 8 maggio 2005
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Karpinski Janis
• Rahway (Stati Uniti) 25 maggio 1953. Generale • «La generalessa si era infilata in tasca una bottiglietta di profumo da 22 dollari, e poi non aveva avuto l’onestà di confessare il furto ai superiori, quando la stavano valutando per la promozione. Per questo, e per le mancanze nel compimento dei propri doveri, Janis Karpinski è stata degradata a colonnello, con un decreto firmato di proprio pugno dal presidente George Bush. Così, secondo il Pentagono, si chiude lo scandalo di Abu Ghraib, almeno per quanto riguarda gli ufficiali generali. [...] L’arcigna Janis è ormai nota in tutto il mondo. Nel giugno del 2003 il Pentagono aveva affidato a lei il comando della 800ª Military Police Brigade, e quindi il controllo della famigerata prigione di Abu Ghraib. Era un posto temuto, durante il regime di Saddam Hussein, perché ci finivano gli oppositori che raramente tornavano a vedere la luce del sole. Ma era rimasto malfamato anche dopo la caduta del Raìss, visto che gli americani lo avevano riadattato alla stessa funzione: carcere per criminali, ma soprattutto per probabili membri della guerriglia. La Cia era di casa ad Abu Ghraib perché laggiù sperava di raccogliere informazioni preziose per stroncare l’insurrezione. Troppo di casa, secondo alcuni. Infatti il coperchio del pentolone bollente alle porte di Baghdad era saltato in aria nel gennaio 2004, quando dal segreto delle celle erano emerse le foto dello scandalo: prigionieri al guinzaglio, o legati a fili elettrici per finte esecuzioni. Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo ma [...] hanno pagato solo i soldati semplici, o gli ufficiali sotto il grado di generale. I grandi capi, dal ministro della Difesa Rumsfeld, al generale Sanchez che comandava le truppe in Iraq, sono stati assolti. L’unica a passare un guaio è stata la Karpinski, che con lo scivolone dal grado di generale a quello di colonnello ha chiuso la sua carriera militare. Janis è nata nel 1953 a Rahway, New Jersey, uno di quegli svincoli anonimi lungo le autostrade dello stato americano più noioso, dove si scappa solo lavorando molto di fantasia. A lei, figlia di un ingegnere chimico e di una casalinga militante nel Partito repubblicano, era venuto in mente l’esercito. Dopo una tranquilla laurea in letteratura inglese al Kean College del New Jersey, aveva preso un master in Aviation management e si era iscritta agli Student, Women Officer Orientation and Military Police Officer Basic Courses di Fort McClellan, in Alabama. Ne era uscita nel 1977 col grado di sottotenente. Faceva sul serio, e subito dopo aveva preso il brevetto di paracadutista a Fort Benning, Georgia, per essere poi assegnata alla 21ª Military Police Company di Fort Bragg, North Carolina, dove si addestrano i reparti di elite della segretissima Delta Force. L’avevano spedita a servire in Florida, Germania, Georgia, finché nel 1987 si era ritirata dall’esercito. Ritirata per modo di dire, perché la vita militare le piaceva così tanto da segnarsi nella riserva e restarci a vita. Nel 1990 l’avevano mandata in Arabia Saudita per l’operazione “Desert Shield”, quella per proteggere Riad dalla follia espansionistica di Saddam, poi ad Abu Dhabi per addestrare i militari destinati a combattere in “Desert Storm”, cioè la cacciata del Raìss dal Kuwait. Si era pure guadagnata una medaglia di bronzo, tanto era brava. Dopo la guerra Janis, sposata dal 1974 con George Karpinski, aveva continuato a vivere con un piede fuori dall’esercito e uno dentro. Nella sua esistenza civile faceva la consulente per gli Executive Training Programs and Corporate Improvement Programs di Hilton Head Island, South Carolina, cioè il villaggio che aveva deciso di chiamare casa. Appena poteva, però, indossava la divisa. Era salita fino al grado di colonnello, ma aveva inciampato nell’ottobre del 2002, quando una boccetta di profumo nello spaccio della MacDill Air Force Base della Florida le era parsa troppo irresistibile per lasciarla al suo posto. Se l’era infilata in tasca, nonostante costasse appena 22 dollari, e le guardie l’avevano beccata e arrestata. Se l’era cavata con una sculacciata, giuridicamente parlando, ma quella storia non stava bene sul curriculum. Perciò la Karpinski aveva deciso di cancellarla, strappando la promozione a generale. L’operazione vita nuova aveva funzionato alla perfezione fino al gennaio del 2004, quando sono venute fuori le foto di Abu Ghraib. I soldatini sotto Janis sono finiti in galera, i suoi superiori l’hanno scampata senza un graffio, lei è diventata il capro espiatorio [...] I giudici militari l’avevano incriminata con quattro capi di imputazione: falsa testimonianza, disobbedienza, omissione d’atti d’ufficio e furto. Alla fine sono rimaste in piedi solo le ultime due accuse: la prima, per la mancata sorveglianza nella prigione degli scandali; la seconda, per la boccetta di profumo da 22 dollari. Sono bastate per scomodare il presidente Bush, degradare Janis, e mettere la parola fine all’inchiesta sui generali coinvolti negli abusi di Abu Ghraib. Forse» (Paolo Mastrolilli, “La Stampa” 7/5/2005).