Chi 11/05/2005, Flora Lepore, 11 maggio 2005
Signora Prodi, Chi, 11/05/2005. Lei gentilmente aspetta in cima alle scale per farsi perdonare le tre rampe a piedi della casa bolognese senza ascensore
Signora Prodi, Chi, 11/05/2005. Lei gentilmente aspetta in cima alle scale per farsi perdonare le tre rampe a piedi della casa bolognese senza ascensore. E la prima sorpresa è che Flavia Franzoni appare più magra di quanto dicano le foto che di solito la ritraggono. Quando dalla ”Fabbrica del Programma” (il luogo dove si stanno preparando progetti e convergenze per le prossime politiche) arriva a casa il marito Romano Prodi per questo servizio fotografico esclusivo per "Chi", la sorpresa è doppia perché anche il professore esibisce una linea invidiabile. Che è successo? "Ho perso sedici chili", dice la signora Flavia, "e il medico mi ha intimato di non riprenderli più". E il professore? Lui è dimagrito ”per solidarietà” e anche per la preoccupazione per la salute della moglie che come ci racconta lei in questa intervista, ha subito un impegnativo intervento al cuore. "Quando l’hanno operata", scherza con sollievo Romano Prodi, "il medico, sapendo di parlare a un ciclista, mi ha detto: "Le abbiamo messo una valvola del ’21!’". E la guarda con tenerezza, ricordando che fu lui, tanti anni fa, a vincere la ”resistenza" di lei e a farsi sposare. Flavia e Romano Prodi sono insieme da quando erano ragazzini all’oratorio di San Pietro e da allora non si sono mai lasciati, al punto che ora è persino difficile per lei definirsi come ”moglie di”, tante sono le cose che la uniscono a lui, rendendola inscindibile dal marito. Domanda. Che tipo di moglie è per suo marito? Risposta. "Non so dirglielo: sono tante le cose che abbiamo fatto sempre insieme che ormai non mi vedo più come una persona "altra" da lui. Fra noi non ci sono ruoli definibili: sì, io mi sono interessata più di politiche sociali, lui di politiche industriali, ma tra noi c’è sempre stata la possibilità di capire quello che l’altro faceva. Direi che la parola "insieme" è quella che ci definisce meglio". D. Lui dice che lei è la sua migliore consigliera. R. "Per carità, vorrei essere chiara su questo punto. Noi parliamo di tutto, ma io faccio altre cose. Ho cominciato a insegnare economia sociale nelle scuole per assistenti sociali e ora che è stato istituito un corso di laurea speciale ad hoc, insegno come professore, ma solo a contratto. Ho lavorato alla Iress, un istituto di ricerca, sono nella direzione della rivista Autonomie locali e Servizi sociali. Ho insegnato per tre anni all’Università Primo Levi per anziani. Ho fatto quello che mi interessava, ma non ho fatto carriera. Ho dunque la mia vita. Al massimo con mio marito faccio passare le mie idee sui contenuti che conosco bene, ma non faccio politica direttamente. Non mi piacerebbe neppure farla. Me ne è stata offerta la possibilità a livello locale. Ma mi dà ansia la decisione che incide sulla vita degli altri. E poi sono un po’ pigra". D. Come è entrato suo marito nella sua vita? R. "Ci conoscevamo fin da ragazzini, abitavamo a tre strade di distanza. Eravamo anche lontanissimi parenti, anche se le nostre famiglie non si frequentavano. Abbiamo cominciato a incontrarci perché io facevo parte di un gruppo di ragazze della parrocchia di San Pietro che dava una mano al circolo culturale Leonardo, formato da laureati cattolici, fra cui Romano. Loro organizzavano conferenze sul Concilio Vaticano, raccolta di fondi contro la fame nel mondo, noi facevamo volantinaggio". D. Che cosa la fece innamorare di lui? R. "Non lo so. Quando si comincia a stare insieme così presto, poi non si sa più cosa ti spinge verso l’altro. Non si può dire che Romano fosse bello, adesso lo è molto di più, ma mi dava un grande senso di sicurezza, mi trasmetteva l’entusiasmo nel fare le cose. Mi ricordo che abbiamo cominciato a uscire insieme "in maniera diversa" pochi giorni prima che io dessi l’esame di maturità. Le apprensioni per l’esame e per l’impegno che avevo preso con lui si intrecciavano nella mia mente. Sì, il ricordo è un po’ confuso, ma so che ero agitata". D. E poi vi siete sposati... R. "Ci siamo sposati che io avevo 22 anni e lui quasi 30. La sua vita era già impostata: sapevo di essere la moglie di un professore, dato che lui era già assistente universitario e insegnava. Mi sono "modellata" sui suoi impegni e sulla famiglia, rendendo il mio lavoro flessibile. Dopo cinque anni, per esempio, quando aspettavo il secondo figlio, l’ho seguito negli Stati Uniti dove gli avevano offerto un corso come visiting professor ad Harvard. Sono tornata a casa all’ottavo mese perché volevo che il bambino nascesse a casa, a Bologna". D. Quando ha capito la prima volta che suo marito stava entrando in un giro più grande di quello dell’economista e del professore? R. "La svolta forte l’ho avvertita con l’ingresso della politica nella nostra vita. La presidenza dell’Iri mi era sembrata uno sbocco, sia pure prestigioso, della sua carriera professionale, visto che si era sempre occupato di politica industriale. Ma quando arrivò la politica, capii che rischiava di sconvolgere la nostra vita familiare". D. Che cosa la preoccupava? R. "L’ impegno che la politica avrebbe richiesto. Ma oggi posso riconoscere che quello sconvolgimento è stato anche divertente. Non dimenticherò mai il periodo forsennato del pullman in giro per l’Italia. La sera della vittoria fu un trauma. Non so se non me la aspettavo o non avevo mai voluto pensare a cosa sarebbe accaduto. Sì, credo di non aver mai realizzato bene, durante la campagna elettorale, cosa poteva significare Romano a Palazzo Chigi". D. E quando lo realizzò? R. "Oh Dio! Feci in modo che non cambiasse molto nella mia vita, neppure allora. Sì, avevo le tovaglie damascate a tavola, i candelieri d’argento, ma non avevo portato lì nulla di nostro. Quel Palazzo non era una casa, ma un luogo pubblico: pensi che, aprendo una grande porta che per fortuna tenevano chiusa, dal nostro appartamento si finiva direttamente nella sala delle riunioni sindacali! L’ultimo giorno a Palazzo Chigi, feci tranquillamente le valigie. L’unico batticuore me lo diede il fatto che, siccome Romano era andato via prima di me, pensarono che fossi andata via anch’io e così rimasi bloccata nelle stanze. Quando riuscii a uscire, mi trascinai i bagagli fuori da sola". D. Cosa provò quando suo marito fu sfiduciato a sorpresa dal Parlamento e per un solo voto? R. "Provai dispiacere per un cammino interrotto. Ma la vita è anche altrove. Mi ricordo che il pomeriggio con Veltroni ce ne andammo a visitare la Domus Aurea, appena aperta". D. E l’esperienza a Bruxelles? R. "Per me è stata molto limitata perché nel cerimoniale è raramente coinvolta la moglie, eccetto che per i rituali auguri al re, il ricevimento del corpo diplomatico, e qualche viaggio". D. Ha imparato il francese, poi? R. "Mah!, insomma... Sono poco portata per le lingue. Quello è stato un periodo molto pieno per me. Si sono sposati i ragazzi, sono arrivate le nipotine, poi io mi sono ammalata e ho avuto un periodo duro". D. Vuole raccontarlo? R. "Mi sono operata al cuore un po’ di tempo fa. Mi hanno sostituito un pezzo di aorta e cambiato una valvola difettosa che mi aveva provocato un aneurisma aortico. Quattro mesi difficilí che ora sono alle spalle". D. Che tipo di padre è Romano Prodi? R. "Un padre presente, anche se attaccato all’altro capo del telefono. Quando erano piccoli era un papà che li portava a vedere le partite di basket, a correre in bicicletta, a scarpinare in montagna". D. E in casa l’aiuta? R. "Mio marito non ha alcuna pretesa. Essendo l’ottavo di tanti figli, ha dovuto imparare ad arrangiarsi, a badare a se stesso, come gli aveva insegnato mia suocera. Credo di non avergli mai lucidato le scarpe, davvero. Lui è in grado di sopravvivere tranquillamente da solo. A Bruxelles, per esempio. preferiva non uscire la sera e si faceva da mangiare". D. Davvero? R. "Frittate, pasta asciutta: sa fare tutto. E ne è orgoglioso". D. Lei invece si dice sia una grande scongelatrice... R. "Questo non è del tutto vero. Io vado sulla quantità. So mettere a tavola anche cinquanta persone. Però preparo cose molto veloci, tipo i petti di pollo allo zenzero o dei gran risotti. Non amo le cose complicate. Se Romano mi dice: ’Porto gente a cena", accetto qualsiasi numero di persone. L’altra faccia della medaglia è che non ho una casa ordinatissima, come vede". D. E chi tiene ordinati i conti? R. "Sempre lui. Paga le bollette, quando ero malata ha pure messo qualche lavatrice. Il letto, no, non lo ha mai rifatto perché anch’io sono una che tira su le coperte e via! Non si può fare tutto alla perfezione nella vita. Preferisco piuttosto avere il tempo per chiacchierare, per tenere la casa aperta per chi viene da noi". D. C’è una cosa che non sopporta in lui? R. "Eccome! La sua ossessione di programmare le vacanze. A me non va mai di pensarci...". D. E lui come la prende? R. "Mi rimprovera per la mia pigrizia. Il fatto è che io sto così bene a casa ... ". D. Mi spiega perché si è arrabbiata tanto quando hanno scritto che suo marito sì tingeva i capelli e ha chiesto pure la smentita? Non sa che trapianti di capelli e lifting sono in voga anche fra i politici? R. "Mí danno fastidio le bugie anche irrilevanti, tutto qui. Per questo ho reagito così. E inoltre, non mi piacciono proprio gli artifici". D. C’è chi le rimprovera di non usare vestiti firmati. Quanta importanza dà al look? R. "Nessuna. Non voglio avere questo problema. Se mi criticano su questo punto non me la prendo, perché è vero". D. Sui giornali avversi qualche volta affibbiano a suo marito il nomignolo di mortadella. Le dispiace? R. "So che in politica si può essere cattivi. Mi dà fastidio, sì. A lui non importa niente e ci scherza". D. Suo marito ha fatto una carriera strepitosa. più bravo o più fortunato, come dicono? R. "Che le devo rispondere? Mio marito è bravo evidentemente, però al liceo lo toccavano in testa prima dell’interrogazione perché si era sparsa la voce che portava buono". D. Dicono che sia vendicativo. R. "No. vendicativo no. Può essere impulsivo, insofferente se qualcuno gli fa un appunto, se è insistente". D. Perdona? R. "Più che altro si dimentica. Io invece no". D. Se tornasse a Palazzo Chigi? R. "Non parliamo di questo prima che accada". D. Se accadesse, lei lo seguirebbe? R. "Farei quello che, più o meno, ho già fatto". D. mai stata gelosa di suo marito? R. "No, perché ci sono sempre anch’io con lui. Chissà però se Romano è contento che io non sia gelosa". D. Come vede il vostro futuro? Suo marito andrà mai in pensione? R. "Non lo so e non è importante. Romano mi è sempre molto vicino. Nel periodo della mia malattia, tornava da dovunque fosse nel mondo, ha fatto i salti mortali per stare vicino a me al momento dell’operazione. Quando ho realizzato che stavo meglio ed ero ancora viva, mi sono ripromessa di godermi quello che c’è: i nipoti prima di tutto, i figli. La mia speranza è che, qualunque cosa faccia Romano, noi riusciamo a mantenere la nostra vita parallela, e il piacere che ci dà la nostra vita normale. Magari con molti più nipoti. Io sto bene solamente nel grande, nel numeroso. Più siamo e meglio mi sento". Flora Lepore