Vanity Fair 12/05/2005, Candida Morvillo, 12 maggio 2005
Ambra piccola donna cresce. Vanity Fair 12/05/2005. Il primo fidanzatino mi chiese di mettermi con lui in un modo trashissimo
Ambra piccola donna cresce. Vanity Fair 12/05/2005. Il primo fidanzatino mi chiese di mettermi con lui in un modo trashissimo. Se oggi ne trovassi uno così lo adorerei. Avevamo otto anni, andavamo a scuola insieme, io con la bici rosa, lui rossa. Mi disse: ”Insomma, siamo Roma-Roma, o Roma-Torino?”". Prego? "Voleva dire: siamo della stessa squadra o no?". Romanaccio. "Abitavo alla Palmarola. Periferia Roma Nord. Roba che oggi a comprarci una casa ti vengono i capelli bianchi, ma allora era un quartiere popolare col pizzicagnolo e il verduraio". Gianni Boncompagni dice che a voi di Non è la Rai certo non vi strappava ai corsi della Sorbona. "Vero. A me studiare non piaceva tanto. E venivamo per lo più da famiglie semplici. Mio papà era direttore di una ditta di salumi, mamma lo aiutava nella contabilità. Per loro la televisione era quella che si teneva in salotto". Poi, un giorno, la quattordicenne Ambra Angiolini si presentò a un provino e la televisione non fu più la stessa. Era il 1991 e le cento ragazzine di Non è la Rai cercavano la telecamera tutte bikini e mossettine. Quando nel 1994 Ambra compare sui manifesti della sola Roma sotto la scritta ”I want you”, al casting, in un giorno, si presentano 15 mila ragazzine. Una ventina hanno nove anni. Boncompagni aveva elaborato la ”teoria della ragazza raggiungibile”. Diceva: "Se prendessi delle bellezze o ballerine e attrici professioniste, si romperebbe il rapporto di immedesimazione col pubblico". Veline, letterine, reality show alla Grande Fratello e programmi alla Saranno Famosi sono figli di quella intuizione. Oggi Ambra ha 28 anni e una bambina, Jolanda, di 16 mesi, avuta dal cantante Francesco Renga, il vincitore con Angelo dell’ultimo Sanremo. Dal 29 maggio torna in video (su Mtv) con Elio delle Storie Tese per condurre il Cornetto Free Music Festival. una donna, ormai. Sopravvissuta a se stessa e al mostro contro il quale migliaia di giovani femministe scesero in piazza un 8 marzo di molti anni fa al grido di "Non siamo ”Ambranate”, siamo studentesse impegnate". Salvataggio, e percorso, complesso. Ma da qualche parte bisogna cominciare. Per esempio dalla borgata romana dalla quale è partita e dal condominio bresciano dove è finita. Renga non si è proposto con un Roma-Brescia o un Brescia-Brescia? "Per due anni ci siamo solo scritti delle lettere. Poi ci siamo rivisti e lui era una cosa diversa dal disegnino che mi ero immaginata di lui. A me erano sempre piaciuti quelli con gli occhi di ghiaccio, che poi provano l’odore del letto e scappano. Invece davanti a me c’era uno solare, col ricciolo scombinato, uno che a casa sta con pantofole da vecchio che ancora non ho capito dove le trova". Quindi? "I Timoria, della sua vecchia band, gli dicevano: ”Con Ambra non ci puoi stare. Tu sei troppo rock e lei è nazionalpopolare”". Avevano torto. "Forse lui è anche pop. Forse sono rock io. So che Francesco mi ha subito avvertito che se volevo stare con lui dovevamo avere un figlio. Io un bambino lo desideravo da quando avevo 20 anni. Dopo un mese e mezzo ero incinta. Vado a trovarlo a Brescia, ma così, in sordina. Con una sola valigia ci ho fatto i nove mesi della gravidanza. C’era sempre quell’imbarazzo: ”Scusa, ti spiace? Posso usare il bagno?”. Ma, sa che cos’è?". No. "Avevo deciso che, per la prima volta, volevo essere l’anello debole". L’anello debole? "Prima, avevo la fissa di fare l’indipendente: vieni tu a casa mia, a te ci penso io, magari ti mantengo pure... Con Francesco ho fatto un passo indietro. Mi sono affidata, come facevano le donne di una volta. Ho scelto di essere quella che aveva bisogno di protezione. A Brescia dipendevo da lui in tutto. Se mi serviva un supermercato, dovevo chiedergli la strada. Poi ero incinta: andavamo al ristorante e subito lui doveva fare la ricognizione per localizzare il bagno. Sa, mangiavo e vomitavo... Insomma, ho ristabilito i ruoli. Non immagina che liberazione". Fine dell’indipendenza? "Prima avevo sempre l’aria malinconica. Ora sono serena e pronta a riprovarci da capo, sul lavoro, con un coraggio che avevo perso". Con Boncompagni che le suggeriva le battute via auricolare Ambra aveva perso anche il coraggio? "Feci Generazione X, 13 per cento di share nella tv del pomeriggio, roba che oggi chiunque se lo sogna, e tutti a definirlo un flop. Le aspettative erano altissime". Non gliel’aveva spiegato nessuno che cosa sarebbe successo dopo il boom? "Boncompagni mi aveva fatto il lavaggio del cervello, non era bastato. Ricordo i pianti quando uscì un articolo di Roberto D’Agostino intitolato ”Generazione XXL”. L’equazione era: grassa, quindi perdente". E perché era ingrassata? "Mi ero appassionata al cibo così: all’improvviso. Però, finché stavo a casa, mi vestivo di nero per sfinarmi e me ne fregavo. Tornata in tv, a furia di leggere le critiche, questa cosa del cibo diventò una patologia. Sfinivo i miei coi conteggi delle calorie. Subivo l’ipocrisia di quelli che fanno le campagne contro l’anoressia e poi se non hai l’aspetto da vincente ti massacrano". Come nasce il fenomeno Ambra? "Ero una delle tante a 30 mila lire lorde al giorno. Un pomeriggio, Boncompagni mi vede in lacrime e per la prima volta mi avvicina. Mi avevano sequestrato il motorino. Gianni non riusciva a credere che fossi così disperata al pensiero di dirlo ai miei. Chi sa che fantasia gli venne, decise di mettermi alla prova. Diede a me e ad altre tre il famoso auricolare. Io però riuscivo a tradurre le sue parole in tempo reale e come se fossi io a pensarle. La gente iniziò a vedere in me cose che io manco sapevo esistessero. Mi davano della Lolita e dovetti comprarmi Nabokov. Sull’Espresso scrissero: ”Ambra apre la porta vestita con un tubino ascellare e con mossa da Lolita navigata incita giovani e adulti a telefonare”". Se lo ricorda a memoria. "Non capivo. Il Secolo XIX scrisse che ero drogata. Famiglia Cristiana che ero il diavolo". Lei ci metteva del suo: sosteneva che era in contatto con Dio e che avrebbe fondato un ”partito pazzesco”. "Non ci ho mai creduto. Tornavo a casa e studiavo, i miei manco mi davano il permesso di uscire. Stavo ancora col fidanzatino della bici rossa. Siamo rimasti insieme nove anni". Panorama la incoronò simbolo delle Berluschine. "In tv facevo vivere un diavoletto in computer grafica. Gli chiedevo come si stava all’inferno, a che ora si svegliavano laggiù. Sotto elezioni, dissi che secondo lui il Padreterno teneva per Berlusconi e Satana per Occhetto". Ne è convinta ancora oggi? "Di politica non so nulla. A Passaparola mi hanno chiesto chi è Fassino e ho risposto che è un uomo di Berlusconi". In quegli anni si è mai sentita usata? "Quello che non mi piaceva l’ho sempre esternato. I problemi sono venuti dopo: non accettavo nulla senza chiedere perché, perché, perché, come la bambina che di fatto ero. Si diffuse la voce che ero una rompiballe. Senza Boncompagni, ero sola e non sapevo fare public relations: nei corridoi incrociavo i direttori di rete e non li salutavo perché non li riconoscevo. Loro pensavano che fossi stronza e se la legavano al dito". Ragazze che hanno iniziato con lei hanno avuto carriere lineari. La Mancini, la Merz, la Freddi sono diventate veline, presentatrici. Mai stata invidiosa? "Dipende da che strada vuoi fare. Io non so accettare certe mediazioni della tv. E anche loro hanno avuto alti e bassi. Anche la Ventura e Bonolis li hanno avuti". Lei, da grande, se non è già grande adesso, che cosa vuole fare? "Fino a due anni fa mi sentivo 40 anni. Oggi ne ho 28, punto. Voglio mantenere i contatti con la radio che mi ha salvata nei momenti più neri, per esempio. Iniziò Radiodue dandomi un programmino estivo che si chiamava 40 gradi all’Ambra. Poi ne ho condotto persino uno sulla musica anarchica: presentavo i gruppi che le case discografiche non volevano". E i momenti più neri com’erano? "Ho seguito corsi di ceramica, di yoga, di spagnolo, poi di castigliano". La tv non le interessa? "Non voglio finire in video in stato di decomposizione. Ma fare programmi giusti per me sì. L’anno scorso, dopo la gravidanza, il Cornetto Free Music Festival è stato il primo a darmi l’opportunità di tornare". Se l’è cavata bene. L’hanno ripresa. "Sono tre giornate di piazza sotto il sole con l’imprevisto continuo. Bisogna tenere buona la folla nelle pause tecniche senza scadere nei cori ”Ollellè ollellà faccela vede’...”. Il primo giorno, in piazza Duomo a Milano, dovevamo annunciare un’interruzione di un’ora per non disturbare la messa. Roberto Angelini, che conduceva con me, dice: ”Qui ci tirano le monetine da un euro”. Ma capirà che mi importava: io avevo preso le cento lire e mi sputavano addosso pure le gomme masticate". Dopo quello che ha vissuto lei, che direbbe se sua figlia volesse fare tv? "Se potessi glielo vieterei, ma non sarei credibile. Allora cercherei di prepararla. Però mi sa che non ha il carattere giusto". In che senso? "Jolanda abbraccia chiunque. Per lei gli altri bimbi sono fratelli e sorelle. Loro la picchiano e lei niente, risponde coi baci".