Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  maggio 05 Giovedì calendario

Ricucci, da Roma al Nord Est. Il Sole 24 Ore 05/05/2005. Stefano Ricucci appare per la prima volta nelle cronache finanziarie il 20 aprile 2001

Ricucci, da Roma al Nord Est. Il Sole 24 Ore 05/05/2005. Stefano Ricucci appare per la prima volta nelle cronache finanziarie il 20 aprile 2001. Accade quando viene nominato nel cda amministrazione della Hopa, la finanziaria bresciana di Emilio Gnutti che nella primavera 1999 aveva accompagnato Roberto Colaninno nella scalata a Telecom Italia. Nel luglio 2001 i "capitani coraggiosi" si arricchiscono vendendo Olivetti-Telecom a Marco Tronchetti Provera e Gilberto Benetton, con una plusvalenza di quasi due miliardi di euro. Nell’aprile 2001 Ricucci spunta nelle cronache anche come azionista della Iil Spa, l’immobiliare nata il 23 luglio 1999 per scissione dalla Cmi-Falck. Il 72,6% di Iil era stato acquisito nel settembre 1999 dalla Hopa, mentre indiscrezioni su una fusione con Hopa e Fingruppo, pur infondate, fecero volare il titolo Iil. Il 17 maggio 2001 la Magiste di Stefano Ricucci dichiara la riduzione della quota nella Iil dal 7,7 al 5%, Hopa scende dal 76,8 al 50,99%; due giorni prima Banca Antonveneta ha comprato il 4,7% di Iil. Nel giugno 2002 la maggioranza di Iil venne comprata con un’Opa dalla Banca popolare di Lodi guidata da Gianpiero Fiorani, che la fuse con Iccri-Bfe e Popolare di Crema: quest’aggregato si trovò in Borsa con il marchio Bipielle Investimenti. Società di cui Ricucci è stato consigliere fino ad aprile 2004. Ricucci, Fiorani, Antonveneta, Gnutti. Un quartetto alleato nelle vicende di queste settimane. La vicenda Iil ha avuto uno strascico per Gnutti e un altro bresciano, Ettore Lonati: condannati per insider trading dal Tribunale di Brescia, per i guadagni realizzati con i rialzi anomali del 1999. Ricucci è entrato in Iil l’anno successivo, nello stesso periodo in cui entrava in Hopa, da cui è uscito a fine 2004. Ettore Lonati e il fratello Tiberio sono oggi nel contropatto Bnl, a fianco di Ricucci e di Danilo Coppola. Resta il mistero sulla provenienza dei capitali dell’"immobiliarista" Ricucci, in apparenza inesauribili. Nato a Roma nel 1962, la famiglia originaria di San Cesareo, Ricucci sostiene che ha fatto fortuna investendo negli immobili la liquidazione di 1,4 milioni di lire ricevuta dal padre Matteo, ex autista Atac. Un po’ poco, per capire come abbia fatto a mettere insieme un patrimonio che - dichiara - "è di 1.157 milioni di euro di attivo consolidato a fine 2004, tra immobili (488 milioni) e partecipazioni (669,5 milioni)". A fine 2002 è entrato in Capitalia con il 3,6%, ne esce nell’ottobre 2003, vendendo le azioni tre giorni prima che crollino per l’avviso di garanzia al presidente Cesare Geronzi. Ricucci dice di aver chiuso quell’avventura "con una plusvalenza di 118 milioni". Nel dicembre 2003 entra in Bnl con il 3,6% e l’anno successivo sale fino a dichiarare il 7,2% (il 9%, secondo alcune fonti), quota ridotta al 4,9. Nel 2003 comincia a comprare azioni Rcs (ha il 7,49%), nel 2004 Antonveneta (è al 4,99%). I segreti di Ricucci sono protetti da un trust nell’isola di Guernsey, da cui dipende la lussemburghese Magiste International Sa. la capogruppo, titolare delle partecipazioni nelle banche e nell’editoria e delle omonime immobiliari italiane. La più importante è Magiste Re: il capitale deliberato è di 100 milioni, ma solo 35 milioni sono versati. Secondo una visura Cerved, il bilancio 2003 dichiara un valore della produzione di 6,8 milioni e un utile netto di 16.737 euro, con 11,3 milioni di debiti. La finanziaria Magiste Spa, 26 milioni di capitale, nel 2003 ha perso 3,8 milioni e aveva 28,4 milioni di debiti. I veri conti di Ricucci sono in Lussemburgo. Il bilancio consolidato non è mai stato divulgato. Secondo il "bilancio consolidato provvisorio al 30 settembre 2004" di Magiste International Sa, a settembre il gruppo aveva 654 milioni di debiti verso banche (di cui 483 con scadenza entro 12 mesi) e totali per 720 milioni. "Un documento falso, non depositato, sul quale non c’è la mia firma", ha replicato al Sole 24 Ore Ricucci. Il quale contrappone i dati 2004, riportati nella tabella: provengono dal bilancio 2004 "che - spiega - sarà approvato a fine mese, del quale è in corso la certificazione di Price Waterhouse". Secondo Ricucci, a fine 2004 il gruppo aveva 728 milioni di debiti finanziari, di cui 458,6 milioni a breve, con immobilizzazioni per 1,16 miliardi e un fatturato di 311 milioni. Chi finanzia Ricucci? Secondo una ricostruzione fornita al Sole 24 Ore da fonti esterne, al 15 novembre 2004 il gruppo avrebbe goduto di affidamenti da dieci banche per 598 milioni, utilizzati per 460 milioni: 126,7 milioni dalla Bpl di Fiorani, 18,5 milioni da Bpl Suisse, 150 milioni da Carige, 63,8 milioni da Banca Intermobiliare, 48,5 milioni da Unicredit, 42,5 da Meliorbanca, 9,8 milioni da Banca Nuova. "I nomi delle banche sono corretti, ma gli importi sono falsi", obietta Ricucci, aggiungendo che "mancano i nomi di istituti come Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland, Société Generale". Gianni Dragoni