Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  maggio 06 Venerdì calendario

Il tennista che perse per onestà, La Repubblica, 06/05/2005 Un sollievo. In questi bassi tempi nei quali lo sport tanto spesso degenera, in cui cavalleria è un termine obsoleto, abbiamo assistito ieri a Roma ad un episodio addirittura edificante nel corso del match di tennis tra lo spagnolo Fernando Verdasco e l´americano Andy Roddick che ha rinunciato al punto della vittoria in favore del rivale che lo ha poi sconfitto

Il tennista che perse per onestà, La Repubblica, 06/05/2005 Un sollievo. In questi bassi tempi nei quali lo sport tanto spesso degenera, in cui cavalleria è un termine obsoleto, abbiamo assistito ieri a Roma ad un episodio addirittura edificante nel corso del match di tennis tra lo spagnolo Fernando Verdasco e l´americano Andy Roddick che ha rinunciato al punto della vittoria in favore del rivale che lo ha poi sconfitto.Campo Centrale, dopo un´ora e trentatré minuti di gioco, Andy Roddick si è issato a triplice match point contro Fernando Verdasco. E´ indietro, lo spagnolo, per un set, 3-5, 0-40. Sono tre match-points. Verdasco sbaglia la prima. Batte la seconda, in direzione della riga centrale. Il giudice di battuta chiama out. Rassegnato, Verdasco si dirige verso la rete, sino ad appoggiarvisi, in attesa di stringere la mano al suo vincitore. Roddick cammina anch´egli verso la rete, ma giunto a un metro dal segno della palla si ferma, e fa un segno in direzione dell´arbitro, l´irlandese Murphy Ferguson, che si blocca sulla parola match dopo aver annunciato "game set and...". L´americano dà un rapida occhiata al terreno e, ancor prima che l´arbitro si affretti a scendere dal seggiolone cancella con la suola il marchio della palla. Testimonianza gestuale del fatto che una riga sia stata colpita. "Quindici quaranta", annuncia dunque Ferguson, mentre dalle tribune scende una nuvola di applausi diretta a Roddick. Sicuro della sconfitta com´era, Verdasco si ritrova d´un tratto sorprendentemente salvo. Intuisce, nell´immediato sollievo, un segno del destino, dirà più tardi. Annulla, uno sull´altro, i due restanti match point, poi un quarto, che Roddick era riuscito a procurarsi. Da questo punto, un match di fatto perduto non può che rovesciarsi, psicologicamente ancor prima che tatticamente. D´altronde, tra i due giocatori non ci sono affatto i 53 punti di distacco che la classifica vorrebbe farci credere, con l´americano n. 3 e lo spagnolo 56. Il mancino Fernando Verdasco è un tipetto in gran progresso, nei due recenti incontri di Miami e Indian Wells, sul duro cemento americano, ha fatto pari con Roddick. Riapparigliato l´incontro, risalito a 6 pari, vincerà netto il tie-break per condurre 5-2 nel quarto e chiudere infine 6-4, in 2h34. Ho cercato di farmi per una volta cronista, rivedendo anche il filmato della vicenda. Mi pare importante per ciò che gli anglosassoni chiamano fair play, un´antica consuetudine cavalleresca della quale non trovo attendibile traduzione nel nostro vocabolario. Alcuni amabili colleghi, costretti dalla vita alla frequentazione dei campi di calcio, sono giunti a chiedermi se ritenevo che Roddick fosse più onesto o più pollo. Per chi ha fatto sport in un qualunque play ground anglosassone, il quesito non si pone nemmeno, non esiste. La palla buona è buona, la palla fuori è fuori, direbbe Lapalisse. Dopo una minima esitazione, anche lo spagnolo Verdasco avrebbe affermato che, nel circuito, un qualunque giocatore non sottrarrebbe un punto, e i relativi dollari, a un suo collega. Al termine di questa mia moralistica perorazione, non posso non ricordare che Andy Roddick il Gentleman si era già distinto per il suo fair play allo US Open di due anni addietro, nel corso del quale era stato - oh, certo involontariamente - derubato di una palla a quattro pari del 5° set contro Lleyton Hewitt. L´americano sarà, probabilmente, premiato a fin d´anno, così come accadde nel 1982 a quell´altro gran signore di Mats Wilander che chiese all´attonito arbitro Jacques Dorfman di ripetere il match point ingiustamente assegnatogli contro l´argentino Josè Luis Clerc, in semifinale. Vicende come questa fanno passare in secondo piano altre notizie di cronaca non proprio irresistibili, come la sconfitta di Sanguinetti, o addirittura incomprensibili, quali il disastro di Gaudio, eversore di Volandri, sderenato da un altro spagnolo, Ferrer. Ma l´Invincibile Armada non finirà di stupirci, noi poveri tapini sorteggiati in Davis da mano malevola. Gianni Clerici