Corriere della Sera 05/05/2005, pag.18 Magdi Allam, 5 maggio 2005
Affari e Corano, volano le banche islamiche. Corriere della Sera 05/05/2005. La banca islamica più grande al mondo? l’americana Citibank
Affari e Corano, volano le banche islamiche. Corriere della Sera 05/05/2005. La banca islamica più grande al mondo? l’americana Citibank. Il centro della finanza islamica mondiale? la City di Londra. Fare affari nel nome di Allah attira i più prestigiosi istituti di credito occidentali: dall’inglese Hsbc alla Deutsche Bank, dalle francesi Société Générale e Bnp Paribas all’olandese Abn Amro. Si tratta complessivamente di una torta di 200 miliardi di dollari, la cui materia prima si trova principalmente nei ricchi Paesi arabi del Golfo, ma i cui beneficiari risiedono spesso laddove non regna la legge islamica. L’esempio dell’Islamic Bank of Britain, che ha visto la luce lo scorso novembre a Londra, è emblematico: l’ 80% del capitale iniziale, pari a 100 milioni di dollari, è stato raccolto nel Golfo, mentre l’ 80% degli investitori soggiornano in Gran Bretagna. Se poi si passano in rassegna i nomi dei dirigenti, si constata che l’ 80% sono degli affermati banchieri britannici che non hanno nulla a che fare con l’islam. Da quando i magnati della finanza internazionale hanno fiutato l’affare, si sono affrettati ad aprire sportelli islamici prima nei Paesi musulmani, poi nei Paesi occidentali dove il peso economico delle comunità musulmane è crescente. Con un tasso di crescita annuo del 15% è un business che fa gola ai più. Il segreto del successo è nel riuscire a far accettare i profitti dall’ingresso secondario, dopo essere stati rifiutati all’ingresso principale perché tacciati di usura. Recita il sacro Corano: " O voi che credete! Temete Dio! Rinunciate, se siete dei credenti, a ciò che vi resta dei profitti dell’usura. Si vi pentirete, avrete salvo il vostro capitale " ( Sura II, 279). Ma si sa, le vie del Signore sono infinite. possibile aggirare il divieto della riba , l’usura, introducendo il criterio della compartecipazione ai rischi e ai benefici dell’attività finanziaria. In altri termini, portando i propri soldi in banca non si diventa clienti della banca, bensì azionisti relativamente a uno specifico progetto imprenditoriale. Con la mudaraba si crea una società in accomandita tra il capitale della banca e la partecipazione dell’ " azionista " . Nella musharaka si dà vita a una società a responsabilità limitata in cui l’ " azionista " contri buisce con una parte di capitale. Ci sono altre denominazioni per una serie di attività che spaziano dal finanziamento di progetti commerciali e partecipazioni in imprese, a investimenti nel mercato azionario e soprattutto nell’edilizia. Sono veramente lontani i tempi in cui l’Arabia Saudita, la culla dell’islam e la patria dell’ideologia wahhabita puritana, nutriva una radicata diffidenza nei confronti del denaro e dell’attività speculativa delle banche. Si pensi che l’Arabia Saudita ha emesso le sue prime banconote soltanto negli anni Sessanta, mentre in precedenza circolavano solo monete in argento e oro come avveniva nel commercio gestito dai beduini ancor prima dei tempi del pro feta Mohammad ( Maometto). Oggi all’ombra della sharia, la legge islamica, si fanno affari finanziari a gonfie vele. Il Wall Street Journal ha dedicato a questo un servizio in prima pagina dal titolo " Le banche islamiche si affermano nel mondo globale come un modo per fare affari " . Insomma, business is business . Quando la Citibank registra delle transazioni finanziarie, islamicamente corrette, per un ammontare di 6 miliardi di dollari, che male c’è a continuare a scommettere in questo ibrido settore che coniuga il sacro e il profano, l’etica e il denaro? Al denaro non guardano in faccia né i sauditi della Bank Aljazira, nata sei anni fa e che oggi vanta entrate per circa 80 milioni di dollari, né la filiale turca della Hsbc, che ha accresciuto i crediti alle imprese da 50 milioni di dollari nel 2001 a 438 milioni nel 2004. Alla fine si è arrivati a una sostanziale laicizzazione della finanza islamica. Lo sheikh Saied Tantawi, mufti d’Egitto, ovvero la principale autorità giuridica islamica, ha emesso una fatwa, un responso religioso, in cui considera halal , lecito il profitto " dato che il cliente sottoscrive volontariamente un accordo con la banca sulla percentuale dell’interesse " . Tantawi si spinge fino a sostenere che " nessun versetto del Corano o detto della Sunna ( i fatti attribuiti al profeta Mohammad) vietano il profitto " . Perché il profitto non è usura. Si tratta solo di mettersi d’accordo sul significato delle parole. Tutto il mondo è paese. Magdi Allam