Stefano Di Battista, "tSt" 20/4/2005, pag. 1., 20 aprile 2005
Contro i facili allarmi sull’effetto serra. L’"International Journal of Climatology" ha fatto notare come, nell’ultimo mezzo secolo, la costa occidentale della Penisola Antartica abbia registrato un aumento della temperatura media annua di 2,5 °C, il più elevato sulla Terra
Contro i facili allarmi sull’effetto serra. L’"International Journal of Climatology" ha fatto notare come, nell’ultimo mezzo secolo, la costa occidentale della Penisola Antartica abbia registrato un aumento della temperatura media annua di 2,5 °C, il più elevato sulla Terra. Ciò si spiega con l’intensificarsi dei venti caldi, secondo il meccanismo SAM (Southern annular mode): un anello di correnti che soffiano da ovest senza incontrare ostacoli tranne la Penisola Antartica, una lingua di terra attraversata da una catena montuosa che si protende nel Pacifico meridionale per 1.400 Km. Quando i venti la incontrano, piegano a nord e a sud. La crescita del SAM ha ridotto la superficie glaciale del Mare di Bellinghsausen facendo diminuire l’albedo, ovvero la luce solare riflessa dal ghiaccio; più acque libere significa maggiore nuvolosità, che rallenta la dispersione del calore. Inoltre, i venti occidentali impediscono l’irruzione di venti freddi da sud, tanto che nel resto del continente la temperatura media è scesa (-0,25 °C per decennio tra il 1971 e il 2000). Quindi, mentre cresceva l’allarme per il presunto effetto serra e si immaginavano catastrofici aumenti nel livello degli oceani, i 30,1 milioni di Km cubi della più grande riserva di ghiaccio terrestre erano ben protetti da questa inversione climatica.