Maria Corbi, "La Stampa" 30/4/2005, pagina 17., 30 aprile 2005
Maria Callas amò molto i gioielli. Gliene regalò in gran quantità il primo marito Giovanni Battista Meneghini, poi altri le furono donati da Onassis e da Giuseppe De Stefano, il tenore che fu suo amante negli ultimi anni di vita
Maria Callas amò molto i gioielli. Gliene regalò in gran quantità il primo marito Giovanni Battista Meneghini, poi altri le furono donati da Onassis e da Giuseppe De Stefano, il tenore che fu suo amante negli ultimi anni di vita. Inoltre, essendo superstiziosa, li considerava al pari di monili portafortuna e spesso s’impuntava per andare in scena con i suoi gioielli personali, mischiandoli a quelli preparati per la rappresentazione. Quando Luchino Visconti non cedette alle sue richieste, lei si fece cucire delle piccole tasche nascoste tra le pieghe dei vestiti per mettervi dentro anelli, bracciali e orecchini. I gioielli di scena se li faceva fare da Ennio Marino Marangoni, artigiano di Swarovski, ma talvolta indossava per le opere modelli non appropriati al periodo e al luogo in cui era ambientata l’azione. Per esempio nel 1956 al Metropolitan di New York mise per la "Tosca" un diadema con collana e orecchini in cristalli: ma l’opera si svolge a Roma nei primi del 1800, quando si portavano oro giallo e pietre colorate senza sfaccettature. Nel 1949 a Roma per il "Parsifal", dove faceva Kundry la peccatrice che alla fine si redime, salì sul palco con in testa la corona destinata al re Parsifal. Appena vista, aveva deciso che l’avrebbe indossata lei, però con le punte in giù, in segno di sottomissione, ma quando si accorse che le punte le graffiavano la fronte se ne fece fare una uguale, ma più bassa e con le punte arrotondate, pur di portarla.