Fulvio Milone, ཿLa Stampa 30/4/2005. pag. 16, 30 aprile 2005
Storia dei Calace, famiglia di liutai napoletana (specializzata in mandolini). Cominciò Nicola, il capostipite, imprigionato nel carcere di Procida perché carbonaro
Storia dei Calace, famiglia di liutai napoletana (specializzata in mandolini). Cominciò Nicola, il capostipite, imprigionato nel carcere di Procida perché carbonaro. Nel 1825 fu libero grazie a un’amnistia concessa ai detenuti politici da Francesco I di Borbone: appena uscito realizzò il sogno di dedicarsi alla produzione dei mandolini. Suo nipote, Raffaele, in seguito diede impulso all’azienda modernizzando lo strumento e sostituendo le corde di budello con quelle d’acciaio; creò la ”mandolira”, una via di mezzo tra il mandolino e la lira. Artigiano, ma anche musicista autore di 200 opere, nel 1924 si esibì in una serie di concerti in Giappone. Il successo fu clamoroso, tanto che fu soprannominato il «Paganini del mandolino» e l’imperatore Hiroito gli concesse un’onorificenza. Oggi la produzione è portata avanti da Raffaele, che guida un’impresa dove vengono prodotti 400 strumenti l’anno con un prezzo tra i 600 e i 2.400 euro. Ma l’ultimo dei Calace lamenta la «disaffezione» di Napoli dallo «straordinario strumento», tanto che ormai il «90 per cento della produzione è destinata all’Estremo oriente».