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 2005  maggio 02 Lunedì calendario

Savicevic Dejan

• Podgorika (Montenegro) 15 settembre 1966. Ex calciatore. Terzo nella classifica del Pallone d’Oro 1991, nono nel 1994, sedicesimo nel 1995, ventesimo nel 1988, nomination nel 1996. Con la Stella Rossa ha vinto la Coppa dei Campioni 1990/91, con il Milan la Champions League 1993/94 e tre scudetti (1992/93, 1993/94, 1995/96). «Il Milan è nel suo destino. Debutta in Coppa dei campioni a San Siro avendo i rossoneri come avversari: all’epoca, poco più che ventenne, gioca come seconda punta nella Stella Rossa di Belgrado con cui riesce ad assicurarsi nel 1991 l’accoppiata Coppa dei Campioni-Coppa Intercontinentale. Si trasferisce a Milano nell’estate del 1992 e diventa uno dei pupilli di Silvio Berlusconi che ne apprezza il grande talento. Inizialmente ha problemi nell’adattarsi sia al clima sia al rigore e allo schema tattico di Fabio Capello, che spesso lo manda in panchina. Poi cambia ruolo e diventa uno degli ”invincibili”, pur continuando qualche volta a ribellarsi [...]» (Enciclopedia dello Sport, Treccani 2002). «Il ”Genio” idolatrato dai tifosi di San Siro. Numero 10 in tutto e per tutto, un concentrato stupefacente di classe e fantasia, estro e follia, che gli fa scegliere sempre la soluzione più difficile, come nella finale di Coppa dei Campioni ”93-’94, Milan-Barcellona 4-0, quando segna praticamente dalla linea laterale, a quaranta metri dalla porta di Zubizzareta, con un pallonetto di rara bellezza e precisione che lascia a bocca aperta lo stadio intero. Jugoslavo, dopo la Crvena Zveda (Stella Rossa), arriva al Diavolo nel ”92, nel periodo, a ventisei anni, della piena maturità. Il presidente Berlusconi lo adora e lui lo ripaga con partite memorabili. Però ha i muscoli fragili, si infortuna con frequenza e ci mette tempo a recuperare: vince tre scudetti con Capello in panchina, pur non disputando mai un campionato intero, ma alla fine della sua avventura italiana lascia un ricordo indelebile: i suoi dribbling sulla fascia destra (lui che è un mancino purosangue) fanno parte dell’enciclopedia del calcio» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «[...] Nel pieno fiorire del calcio razionale, matematico, logico e lineare, è stato un lampo in grado di abbagliare come nessun altro gli occhi di chi lo ha visto soffrire, crescere, esplodere luminoso e fulmineo come una saetta e altrettanto rapidamente sparire [...] ”Genio”, ma come nasce questo soprannome che nessuno è più riuscito a scrollargli di dosso: ”Dopo i primi mesi in Italia mi soprannominò così Germano Bovolenta, giornalista della ”Gazzetta dello Sport’ [...] Quando io giocavo in Italia, potevi essere un centrocampista oppure un attaccante, non esistevano vie di mezzo, non era concepita la figura del fantasista o del trequartista come lo chiamano adesso, insomma del numero ”dieci’, come lo definisco io. Baggio veniva utilizzato come fosse una punta, Zola, giocatore dal talento straordinario, è stato costretto a trasferirsi in Inghilterra, gente come Rui Costa e Boban era considerata appartenere alla folta schiera dei centrocampisti [...]” [...] Capello era un duro, un grande allenatore, all’inizio non mi faceva mai giocare, ma solo adesso capisco quanto fosse difficile per lui gestire uno spogliatoio così ricco di primedonne e soprattutto riuscire ad accontentarle tutte, insomma stavo quasi per lasciare il Milan [...] fortunatamente dopo il primo anno Capello mi ha sempre ritenuto indispensabile anche se mi relegava sulla fascia destra costringendomi a rientrare in copertura, mi pesava e tanto, non l’ho mai ammesso ma si capiva bene [...]” [...]» (Cristiano Ruiu, ”Eurocalcio” marzo 2001).