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 2005  aprile 30 Sabato calendario

NEGRI Antimo San Severino (Salerno) 25 febbraio 1923, Roma 29 aprile 2005. Filosofo • «[...] Docente di Storia della filosofia all’Università di Tor Vergata, si è caratterizzato per un’ampia gamma di studi su pensatori compresi tra il XVIII e il XX secolo

NEGRI Antimo San Severino (Salerno) 25 febbraio 1923, Roma 29 aprile 2005. Filosofo • «[...] Docente di Storia della filosofia all’Università di Tor Vergata, si è caratterizzato per un’ampia gamma di studi su pensatori compresi tra il XVIII e il XX secolo. Si deve a lui la valorizzazione di alcune correnti irrazionalistiche della filosofia moderna, come la riscoperta del pensiero di Evola, la diffusione delle cui tesi fu da lui curata e affidata alle edizioni ”Spirali” di Armando Verdiglione, a partire dal 1988 con Julius Evola e la filosofia. Successivamente, Negri diede alle stampe Nietzsche nella pianura (1993), Leopardi e la scienza moderna (1998), Discorso sopra lo stato presente degli italiani (2000), fino al recente De persona dell’anno scorso, con tesi in difesa del libero arbitrio e vicine persino al pensiero di Wojtyla contro l’estremo individualismo. Accanto a tutto ciò, Negri ha sviluppato anche un ricco filone di studi sulla ”filosofia del lavoro”, a partire dal monumentale manuale Storia della filosofia del lavoro del 1980, seguito da Il lavoro nel ’900 (1988) e «Pensiero materialistico e filosofia del lavoro (1992). Di lavoro si occupò anche in dibatti e interventi divulgativi sui giornali. Tra i suoi allievi si annoverano, tra gli altri, Giacomo Marramao e Massimo Cacciari, che lo ricorda come ”una dei maggiori studiosi del pensiero di Giovanni Gentile”, al quale dedicò L’inquietudine del divenire. Giovanni Gentile» (P.Pan, ”Corriere della Sera” 30/4/2005). «[...] uno degli ultimi rappresentanti della grande scuola neoidealistica di Giovanni Gentile. Pensatore acuto e spregiudicato, generoso e caustico, inflessibile nei principi ultimi del suo filosofare ma disposto al compromesso nei penultimi, monolitico nella sua teoresi ma curioso e attento al dettaglio storico come pochi, Negri si era formato con Ugo Spirito e apparteneva dunque, per così dire, ai neoidealisti di seconda generazione. Non condividendo l’esito problematicistico e relativista a cui Spirito era approdato, era tornato a studiare a fondo l’opera di Giovanni Gentile illustrandola in una eccellente presentazione (La Nuova Italia), che ha mantenuto intatto nel tempo il suo valore. Negri valorizzò e difese con originalità e intelligenza la prospettiva attualistica, fondandola sul granitico convincimento che tutto l’essere può essere risolto e accolto nell’atto del pensiero, ossia che non c’è fatto o evento che possa resistere, quale ”elemento irrazionale”, all’atto di assimilazione e mediazione del pensiero, il quale si afferma pertanto contro la resistenza rocciosa dell’oggetto come atto puro, inaggirabile, assoluto. Fu un gesto coraggioso perché compiuto proprio negli anni della diaspora e della scuola neoidealistica, quando i principali allievi di Gentile abbandonavano il pensiero del maestro o lo declinavano con istanze emergenti dalla nuova filosofia europea. La sua risoluta volontà speculativa di difendere l’attualismo gentiliano spiega i suoi tentativi di contenere - anche con verve polemica - il relativismo contemporaneo, ed è sullo sfondo delle sue interpretazioni di Leopardi, Comte, Nietzsche (di cui lo attiró in particolare la formula dell’’innocenza del divenire”), Michelstaedter e altri ancora. Fu tra i pochi a cimentarsi anche con un pensatore ”maledetto” come Julius Evola. Memorabile e destinata a rimanere è soprattutto la sua ÿ (Marzorati), una vasta ricognizione storica in più volumi su un problema così centrale per il mondo moderno quanto scarsamente studiato. [...]» (Franco Volpi, ”la Repubblica” 30/4/2005).