30 aprile 2005
Tags : Erika. Schinegger
Schinegger Erika
• Nata a Agsdorf (Austria) il 19 giugno 1948. Sciatrice. «[...] nel 1966 a Portillo in Cile vince la discesa ai Mondiali di sci. una ragazza che non ha mestruazioni, senza seni, cammina da uomo. ”A Natale volevo il trattore come regalo, mi davano sempre la bambola, piangevo, un giorno l’ho tirata fuori dalla finestra e mi sono sentita meglio”. Sì, capita, il lancio della bambola, un classico. ”Venivo da una famiglia contadina, avevamo una fattoria, 7 cavalli, 60 mucche, maiali e capre, i miei avevano vergogna a farmi domande. Mi piacevano le donne, pensavo di essere lesbica, davo cinque scellini alle ragazze perché si spogliassero, godevo davanti ad un corpo di donna. Le altre si mettevano in pantaloni, io sempre in gonna, volevo accentuare la mia femminilità”. Un panettiere, amico di Erika: ”Non mi sentivo a suo agio con lei, non mi veniva voglia di provarci”. Un’avversaria: ”L’ho presa per le spalle, non era come noi, pesava dieci chili di più, i muscoli del suo ginocchio erano diversi dai nostri”. Sua madre: ”Era forte, ma non come una donna”. Erika vinceva sotto sguardi pieni di dubbi, si sentiva sbagliata, senza futuro, ma i suoi dottori stavano zitti, se vai sul podio piace a tutti, le medaglie spengono ogni temporale. A un controllo del sesso, un tampone di saliva, viene fuori che Erika non è una donna. ”Tutti mi voltarono le spalle, nessuno voleva più avere a che fare con me, pensavano che la colpa fosse mia, ero la grande truffatrice. Falsa come Erika, falsa come campionessa, smisi anche di andare in chiesa. Scoprii di avere un testicolo che non era sceso, nell’addome. Quattro operazioni, tre settimane di convalescenza, nemmeno un cane a farmi coraggio e un tormento dentro: chi ero, chi sarò? Ci ho messo un anno per diventare finalmente una persona”. Ora si chiama Erik e si concede quello che prima non poteva. Va a trovare le sue vecchie avversarie, cerca di spiegarsi, lui non ha ingannato nessuno, non ha letto Leopardi, sì, è la natura che a volte ti prende alle spalle. Le rivali di una volta l’abbracciano, ma non capiscono: dov’è quell´Erika che le superava sempre? ”Morta, uccisa, non c’è più”. Loro non urlano, dicono solo: è triste. Sì è triste sapere che hai perso da un fantasma, è come se non avessi mai gareggiato. Erik da uomo non ha più vinto, si è sposato due volte, ha avuto una figlia. Renate, la prima moglie, ha anche detto: ”Mi aspettavo una persona sensibile, che capisse le donne, ho trovato un super-macho”. [...]» (Emanuela Audisio, ”la Repubblica” 30/4/2005).