Varie, 26 aprile 2005
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Mutti Bortolo
• Trescore Balneario (Bergamo) 11 agosto 1954. Ex calciatore. Allenatore. Dal dicembre 2011 sulla panchina del Palermo. In serie A ha guidato anche Piacenza, Napoli, Reggina, Messina, Bari • «“Papà era un acrobata. Sempre in bilico a installare cavi ad alta tensione. Lavoro pericolosissimo”. Gli è nato un figlio schermato al poderoso voltaggio delle zone salvezza. Bortolo Mutti ha preso il Messina ultimo in B e in 18 mesi lo ha installato in alto, al 7˚ posto della serie A. Ha battuto il Milan in casa sua, ha fermato la Juve e [...] ha dato la scossa all’Inter. [...] Nella Bassa bergamasca Mutti ha un allevamento di maiali. Quello era il futuro che si era preparato dopo una carriera da centravanti, finita a Palazzolo, nell’88. Mica si sentiva predestinato come Mancini che allenava già quando giocava. Invece il Destino gli ha cambiato una consonante: da allevatore ad allenatore. Ma, saggiamente, non ha mollato i maiali. [...] “Dovevo andare all’Atalanta, l’Inter venne a saperlo, ci giocava già mio fratello Tiziano, e mi chiamò per un provino con la Primavera. Feci due gol a Martina. Invernizzi mi chiuse in spogliatoio e mi fece firmare un cartellino”. Poi, però, l’Inter lo spedì altrove, lo richiamò due volte e, nonostante i gol segnati ovunque, non gli chiese di restare. “Allora non era così facile lanciare un giovane. Inter e Milan avevano bisogno del grosso nome. Finii al Brescia, in B, nell’operazione che portò Altobelli all’Inter”. E dopo altri 28 gol e una promozione, la sentenza spietata del d. s. Previdi: “Mutti non è un giocatore da serie A”. “Capita che ti attacchino certe etichette. Magari era meritata. Di certo oggi non reggono più. Prendete il mio Messina. È stato catapultato in blocco dalla B e si è ritagliato un bello spazio in A. [...] Quei 6-7 anni di Inter me li porto nel cuore. Per quella maglia io provo solo amore”. [...] ha giocato sotto Bianchi e Simoni, ha cominciato ad allenare con Rota e dice di aver imparato più da Trap che da Sacchi. “Ho sempre apprezzato chi sa gestire il gruppo con saggezza e pazienza. Ammiro la serietà delle persone, l’allenatore che mette le esigenze della squadra davanti alle proprie e che tratta l’ultimo dei suoi giocatori come il primo. Rota faceva la lezione tattica al ristorante, schierando le monetine sulla tovaglia. Vincemmo un gran campionato, senza cassette né lavagne [...] Ho preferito concentrarmi sulle occasioni di lavoro che mi hanno proposto, spesso in contesti non facili, come a Cosenza, o a Palermo, e lottare per venirne fuori bene” [...]» (Lugi Garlando, “La Gazzetta dello Sport” 26/4/2005).