Varie, 24 aprile 2005
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Valdes Manolo
• Valencia (Spagna) 8 marzo 1942. Artista • «[...] un artista cui piacciono le mele perché gli ricordano Cézanne, che compra i girasoli per avere in casa un pezzo di Van Gogh e, con lo stesso gusto, dipinge inseguendo e “rubando” immagini dai quadri dei grandi del secolo d’oro (soprattutto Velázquez) ma anche da Picasso e dai cubisti. [...] raffinato cultore di ricordi che, però, non interpreta in maniera soggettiva o sentimentale, ma ripropone, con un linguaggio nato negli anni 60, da una costola della Pop Art e dal lavoro a quattro mani con Rafael Solbes. Una simbiosi di successo, interrotta dalla scomparsa, nel 1981, dell’amico. Da quel momento Valdés ricomincia tutto daccapo: ripercorre la tradizione per trovare una nuova strada nella modernità. [...] Valdés crea un ampio e bellissimo teatrino del passato in versione novecentesca» (Ermanno Krumm, “La Stampa” 24/4/2005). «L’impronta dell’arte pop e l’ombra del linguaggio informale. Pennellate a olio su tranci, strappi, cuciture di iuta, “pezzi” di tela grezza impregnati di colore - impasti dal drammatico spessore -, attenuati a volte dal disegno: linee quasi da intuire e non immediatamente visibili. E poi, bronzo e ferro, scarti di lavorazione. Legno, alabastro, ceramica, argento, gesso. I grandi dipinti e le sculture di Manolo Valdés [...] esprimono passioni trattenute e dolenti in una sintesi di raro impatto emotivo. Le forme, volti e corpi di donne, in particolare, emergono lentamente dalle dimensioni estreme delle opere [...] artefice con Antonio Toledo e Rafael Solbes nel ’64 di “El Equipo Crònica”, tra le più interessanti espressioni della cultura artistica pop internazionale, antifranchista e protagonista negli anni ’70 di iniziative di esplicita denuncia politica [...] nel ’81 intraprende una propria strada originale e negli anni successivi giungerà a esporre in tutto il mondo. I miti della cultura contemporanea, rivisitati, ma anche i grandi del passato trovano spazio nelle opere di Valdés, convinto che “in pittura e scultura nulla sostituisce nulla”. Tra le opere, “La Ciudad: la Noche” (1997), skyline immaginario ed essenziale di grattacieli fatti di strisce sfilacciate di iuta, in bianco e nero, la “Dama de Barajas II” (2004), mezzobusto in bronzo appena scalfito nei lineamenti con copricapo a elica di risulta, e “Libreria” (2001), un’intera parete di volumi e scansie, pencolanti e irreali, scolpita nel legno. [...]» (Giovanni Senatore, “il manifesto” 16/7/2005).