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 2005  aprile 24 Domenica calendario

CLMENT

CLEMENT Olivier Languedoc (Francia) 17 novembre 1921, Parigi (Francia) 15 gennaio 2009. Teologo • « nato nel 1921 nella Francia meridionale, in un villaggio i cui abitanti erano tutti protestanti. Da giovane era non credente, ma intorno ai ventisette anni, sotto l’influsso dell’esule russo Vladimir Lossky e della filosofia di Nikolaj Berdjaev, abbracciò il cristianesimo nella Chiesa ortodossa. Storico di formazione, è scrittore, giornalista e filosofo. Insegna da anni presso l’Istituto ortodosso di Teologia ”Saint-Serge” di Parigi. uno dei testimoni più stimati e fecondi dell’Ortodossia in Occidente. Responsabile della rivista di teologia ”Contacts”, è autore di molte opere dedicate alla storia e alla vita della Chiesa ortodossa e all’incontro tra Ortodossia, Cristianesimo occidentale, religioni non cristiane e mondo moderno» (’Avvenire” 30/6/2004) • «[...] è considerato uno dei più importanti teologi ortodossi viventi. Ateo, proveniente da una famiglia socialista, si è convertito al cristianesimo all’età di ventisette anni per l’influsso di un grande teologo russo dell’emigrazione, Vladimir Lossky. Il suo pensiero è segnato dai Padri della Chiesa e dai grandi pensatori russi Fëdor Dostoevskij e Nicolaj Berdjaev. [...] professore all’istituto di teologia ortodossa San Sergio di Parigi incarna una ortodossia che vuole fare i conti con la modernità, che rifiuta di identificarsi con ogni nazionalismo, e che desidera aprirsi ecumenicamente alle altre realtà cristiane (senza perdere, ovviamente, la propria specificità). Per Clément la crisi del post-moderno deve essere considerata una occasione di rinnovamento per il cristianesimo. ”La nostra è un’epoca appassionante” è il titolo di un suo intervento [...] Appassionante perché ”il cristianesimo, attraverso una sorta di apocalisse intra-storica, conosce ancora una volta un’autentica morte e resurrezione”. A patto però che non si riduca la fede a morale: ”Oggi bisogna affermare il cristianesimo come adesione personale al Dio vivente pienamente rivelato in Gesù Cristo suo Figlio, il suo Cristo, ovvero il suo Messia. Innanzitutto è necessario rifiutare il cristianesimo come pura morale, rifiutare una riduzione banale e diffusa come quella della ”Chiesa che serve alla società’, o del ”supplemento d’anima’, eccetera. Rifiutare di ridurre il cristianesimo a filantropia ai ”valori’ che facilitano il buon funzionamento della società. Rischierebbe di diventare una specie di religione civile. Una Chiesa che si presenti come semplice guardiana dell’etica è interiormente secolarizzata, non può rispondere a un’autentica ”domanda di senso’”. Per Clément ”tutto si riassume nella necessità di superare la modernità ma dal di dentro, dentro il movimento stesso della sua ricerca, senza chiudersi in un rifiuto totale e impotente che rischierebbe di fare dell’ortodossia una ”setta liturgista’ irrigidita al di fuori della cultura e della storia”. Durante le guerre balcaniche, quando è esploso in tutta la sua virulenza il fenomeno del nazionalismo in tinte religiose (alla comandante Arkan, per intenderci) Clément è intervenuto più volte per mettere i puntini sulle ”i”. Per ribadire che questa miscela esplosiva religione-etnia non appartiene alla genuina tradizione ortodossa (’I due terzi dei serbi sono battezzati, e gli altri sono assai poco praticanti, molti di questi ”ortodossi’ si dichiarano atei; il nazionalismo in panni religiosi è in realtà la forma balcanica della secolarizzazione”). Per ricordare che l’ultimo concilio ortodosso del 1872 ”ha condannato con estremo rigore ciò che è stato chiamato ”filetismo’ o ”etnofiletismo’, cioè il fatto di confondere la Chiesa con un’appartenenza nazionale. E’ ciò che dobbiamo rifiutare con tutte le forze se vogliamo che l’ortodossia testimoni veramente l’amore di Cristo”. Clément compensa poi il volto aggressivo e intransigente di una certa ortodossia ben rappresentata dal monaci (specialmente i più giovani) del monte Athos, ferocemente antiecumenici e antipapisti. Il teologo francese la pensa come il Papa sulla necessità che l’Europa cristiana respiri con i due polmoni (’Nella vita liturgica l’intelligibilità, il lumen, deve equilibrare il senso del mistero, il numen. Nell’Occidente cristiano c’è troppo lumen, nell’Oriente cristiano troppo numen: bisognerebbe che si completassero!”). E Giovanni Paolo II lo stima tanto da averlo chiamato a scrivere i testi delle meditazioni della Via Crucis della Quaresima del 1998. Clément, ma in questo non trova molto seguito dalla sua parte, è persino disposto a concedere al Papa di Roma una certa primazia nel mondo cristiano, a patto però che rinunci alla prassi di nominare tutti i vescovi della Chiesa. Questi buoni rapporti col cattolicesimo (testimoniati anche dal fatto che una ventina di sue opere sono state pubblicate in Italia da editori cattolici di varie tendenze come Jaca Book, Qiqajon, Città Nuova, Ancora, Queriniana, Piemme) non impediscono a Clément di esprimere giudizi anche aspri nei confronti di iniziative vaticane come il documento ”Domunus ”(’E’ una bestemmia dire che l’eucarestia celebrata dagli anglicani e dai protestanti è vuota”) o la beatificazione di papa Pio IX (’E’ stata una catastrofe per gli ortodossi, perché è l’uomo del concilio Vaticano I. E il Vaticano I è il dogma dell’infallibilità pontificia, della continuità veramente episcopale… tutte cose che hanno avvelenato i rapporti tra le Chiese separate”)» (’Il Foglio” 29/12/2000).