varie, 22 aprile 2005
BUCARELLI
BUCARELLI Angelo Novara il 9 aprile 1952. Noto al grande pubblico per la relazione con Edwige Fenech • «Come lo potremmo definire? Dandy? parola così vecchia. Mondano e raffinato esponente del jet set? [...] nipote della celebre Palma Bucarelli, direttrice del Museo di Arte Contemporanea di Roma [...] marito di Nina Fürstenberg [...] si occupava (e si occupa) di ”marketing museale”, come dice il suo curriculum, ”di immagine e ottimizzazione degli investimenti culturali, di organizzazione di eventi culturali”. E lo si incontrava alle cene di chi, ai tempi, stava dietro le quinte del circolo mediatico, come Roberto D’Agostino, Irene Ghergo e Paolo Giaccio. Era un vip, insomma, ma non di quelli esposti alla chiacchiera del generone romano. Un vip elegante e raffinato, l’opposto dei caciaroni che bivaccano in Costa Smeralda. Un vip bello, alto, con occhi azzurri e frequentazioni di qualità. Uno che si può permettere camicie a righe orizzontali, il fisico glielo consente. E talmente blasé che dice ancora ”giardinetta” invece che station wagon [...] ”[...] La famiglia di mio padre era calabrese, quella di mia madre ferrarese. Ma i miei si sono conosciuti e hanno vissuto a Roma [...] Abitavamo a Piazza Mazzini. Vita tranquilla e molto protetta. Genitori colti, grandi lettori. Ambiente medio borghese. [...] Finii al Virgilio, che era una scuola molto quotata. E finii nella classe migliore della scuola, tutti cervelloni, una superclasse [...] ragazze geniali che recitavano in greco. Io non ce la facevo a stare dietro a gente del genere. E così agli esami di quinta ginnasio di rimandarono a settembre in greco e latino e poi mi bocciarono [...] Avrei dovuto andare all’artistico, avevo già la passione per l’architettura. A otto anni disegnavo le prospettive senza che nessuno me le avesse insegnate. Ma l’artistico era considerato scuola di categoria B [...] Sono ’riparato’ in una scuola privata, più protetta, più facile. Onta della famiglia. Un disastro. Ero la pecora nera. [...] Mi sono impegnato nel lavoro. A quindici anni avevo scoperto la zia famosa, zia Palma [...] Era una zia alla lontana. Diventò una zia ’vera’ per via della passione artistica. Ero abbastanza ambizioso, curioso. Un giorno andaii alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e mi presnetai. ’Sono un suo nipote’. [...] Si divertì: forse perché ero un ragazzino intraprendente, forse perché ero il primo parente che si degnava di occuparsi di arte e di lei. Mi prese sotto l’ala protettiva e cominciò a portarmi in giro a conoscere gli artisti. Fu la mia gavetta. [...] Finita la scuola ho scoperto la fotografia. Avevo molti amici che facevano equitazione e io facevo foto che vendevo. Mi ero creato una piccola clientela. Poi facevo i book per gli agenti cinematografici. Mi piaceva molto il cinema. Ho lavorato come assistente con Lelouch. E anche con Fellini, per Casanova. Si creò un rapporto di simpatia. Mi chiamava Patatino. Non lo rividì più fino a una settimana prima della sua morte. Lo incontrai in un negozio di occhiali. ’Maestro, si ricorda di me? Sono patatino?’. Mi disse ’Lei chi è? Io non la conosco’. Per me fu un dolore [...] Ho vissuto abbastanza faticosamente questa mia incapacità di scegliere che cosa fare. Ho cominciato a lavorare come art director e grafico per la pubblicità. Ma la pubblicità non mi convinceva. La mia passione era disegnare cataloghi per gallerie e artisti. Divenne il mio lavoro. Prima in Italia e poi a New York” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 36/2000).