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 2005  aprile 21 Giovedì calendario

Seeler Uwe

• Nato ad Amburgo (Germania) il 5 novembre 1936. Calciatore. Terzo nella classifica del Pallone d’Oro 1960, sesto nel 1961, settimo nel 1963, decimo nel 1970. « stato, insieme a Gerd Müller, il centravanti più amato della storia del calcio tedesco. Ha legato tutta la sua carriera a due maglie: quella dell’Amburgo e quella della nazionale, mantenendo con entrambe un’altissima media-gol. Proprio come il suo erede Müller, non era a prima vista un grandissimo atleta, ma il suo senso del gol e una tenacia senza pari lo hanno trasformato per anni nell’incubo dei portieri e difensori avversari. Il suo periodo migliore ha coinciso con i mondiali del 1966 in Inghilterra: la Germania Ovest si arrese solo in finale ai padroni di casa anche grazie al ”regalo” di un guardalinee che fece convalidare all’arbitro una rete di Hurst sebbene ai più fosse sembrato che il pallone non avesse superato la linea di porta» (Enciclopedia dello Sport, Treccani). «Gioca quattro mondiali consecutivi dal ’58 al ’70 ma i suoi nove gol non servono alla Germania per vincere un titolo. La mancanza dell’alloro iridato resta il cruccio più grande di una carriera lunghissima e altrimenti ricca di ogni altra soddisfazione [...] Tra Svezia e Cile realizza quattro reti in nove partite, ma è in Inghilterra che, con i galloni di capitano, comincia a entusiasmare. Ambidestro, pericolosissimo in acrobazia e nel gioco aereo nonostante la statura ridotta (170 cm), segna all’89 contro la Spagna il gol che decide la fase di qualificazione ed è fino alla sfortunata finale l’ultimo ad arrendersi. Trentaquattrenne, in Messico gioca in coppia con l’erede Müller e batte il proprio primato personale: tre reti, fra le quali il magistrale colpo di nuca che nei quarti sorprende il portiere inglese Bonetti e apre alla Germania la strada dei supplementari» (Dizionario dei Mondiali - La Stampa). «Faccia di grande simpatia. Uno non riesce a immaginarlo senza un boccale di birra schiumosa nella mano. Sui campi tedeschi era sempre il più basso e il più grasso. Un amburghese piccolo e rotondetto, dall’incedere oscillante, che aveva un piede più grande dell’altro. Ma Uwe Seeler era una pulce quando saltava, una lepre quando correva e un toro quando incornava. Nel 1964, questo centravanti dell’Amburgo fu eletto miglior giocatore di Germania. Apparteneva all’Amburgo anima e corpo. ”Sono un tifoso come tanti. L’Amburgo è la mia casa”, diceva. Uwe Seeler rifiutò tutte le offerte che ebbe, numerose e molto allettanti, per giocare nei più forti club d’Europa. [...]» (Eduardo Galeano, Splendori e miserie del gioco del calcio, Sperling&Kupfer 1995). «[...] tutto pareva tranne che uno spietato esecutore d’area. Alto appena 1,69 per 75 chili di peso, lo chiamavano ”der Dicke”, il grosso, e certo non gli dispiacevano la birra e la buona tavola. In campo, però, si trasformava [...] formidabile nelle incursioni in area palla al piede [...]» (Carlo F. Chiesa, ”Calcio 2000” dicembre 1999).