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 2005  aprile 21 Giovedì calendario

TANKIAN Serj Beirut (Libano) 21 agosto 1967. Cantante. Dei System Of A Down • «Il maccartismo li avrebbe messi alla gogna, sarebbero stati schedati, perseguitati, inseriti nelle liste di proscrizione

TANKIAN Serj Beirut (Libano) 21 agosto 1967. Cantante. Dei System Of A Down • «Il maccartismo li avrebbe messi alla gogna, sarebbero stati schedati, perseguitati, inseriti nelle liste di proscrizione. Nessun impresario li avrebbe voluti nel proprio locale, nessun discografico avrebbe accettato le loro canzoni. Adesso i dissidenti d´America possono far sentire la propria voce, schierarsi contro il presidente, cantare contro la guerra in Iraq, persino ostentare scampoli di veterocomunismo che non li tiene più ai margini, ma, come nel caso dei System Of A Down, li porta direttamente in hit parade. Steal this album!, il terzo album della band di Los Angeles, esordì al primo posto della classifica di ”Billboard” nel 2001. [...] ”[...] La nostra filosofia è: un album non deve durare più di 35 minuti. [...]”. Il quartetto [...] ha in comune una grande passione per l’heavy metal, l’impegno politico, l’avversione per Bush e l’origine armena (oltre a Tankian, nel gruppo suonano il chitarrista Daron Malakian, il bassista Shavo Odadjian e il batterista John Dolmayan). ”Sono stato in Armenia solo una volta [...]”, ricorda il cantante, voce profonda, sguardo carismatico, un viso stranissimo che assomiglia un moderno autoritratto di Velazquez. ”Bellissimo paese. Io in realtà sono nato a Beirut, nel Libano. La mia famiglia si è trasferita negli States quando avevo otto anni e sono cresciuto a Los Angeles”. Liquidare la musica dei System come puro heavy metal sarebbe un delitto. [...] spunti che spaziano dalle Mothers Of Invention di Frank Zappa ai Mamas & Papas, passando per Family, Van Der Graaf Generator, Jane’s Addiction e Audioslave. ”La musica che più mi ha appassionato è stata quella dei canti rivoluzionari armeni”, taglia corto Tankian, filosofo per hobby e rocker fondamentalista di professione. A mezza bocca ammette la sua passione per David Bowie, poi racconta il suo impegno in Axis Of Justice, l´organizzazione non profit creata insieme a Tom Morello degli Audioslave per coinvolgere fan e artisti nella lotta contro le ingiustizie sociali. Con un motto preso in prestito da Orwell: ”Nei periodi storici di massima ipocrisia dire la verità è di per sé un gesto rivoluzionario”. [...] ”...Siamo armeni, e nessun armeno ha mai dimenticato il genocidio subito. Uno scempio che per decenni è stato taciuto anche con la complicità del governo americano. Se il mondo fosse stato a conoscenza di quell’eccidio perpetrato dai turchi, certamente avrebbe reagito con più prontezza ai crimini nazisti. Nelle nostre canzoni ci scagliamo con veemenza tutto ciò che rischia di mettere in crisi la democrazia. A volte una canzone d’amore può essere più rivoluzionaria di mille canzoni politiche, altre è necessario prendere di petto uomini e cose. L’importante è dire la verità senza mai mistificare. Nella nostra musica c’è il nostro sentire: istanze politiche e sociali, filosofia, umorismo e un pizzico di teatralità [...] Anche svegliarsi la mattina in una bella giornata di sole è stimolante, ma in quel caso non senti l´urgenza di scrivere una canzone come quando il sistema giudiziario va a rotoli o il tuo presidente chiama il paese alle armi. [...] Quando scrivi le più belle canzoni d´amore? Quando la tua ragazza ti molla senza una spiegazione... [...] devo alzare la voce per difendermi, per tutelare i miei interessi, la mia famiglia, il mio futuro. E, come artista, far sì che il resto del mondo sappia quel che succede [...] Gli indigeni, che oggi sono solo il tre per cento, sono gli unici ad avere ancora una visione spirituale del mondo, gli ultimi tutori delle leggi naturali che regolano l’universo. Prendiamo da loro lezioni di saggezza”» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 21/4/2005).