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 2005  aprile 20 Mercoledì calendario

Benedetto XVI, nome scelto da Ratzinger, La Repubblica, 20/04/2005 Facendosi chiamare Benedetto XVI, il nuovo papa non ha ripreso la recente tradizione, instaurata da Giovanni Paolo I, di adottare i nomi dei suoi immediati predecessori

Benedetto XVI, nome scelto da Ratzinger, La Repubblica, 20/04/2005 Facendosi chiamare Benedetto XVI, il nuovo papa non ha ripreso la recente tradizione, instaurata da Giovanni Paolo I, di adottare i nomi dei suoi immediati predecessori. Si dovrà perciò attendere per sapere se con la sua scelta ha voluto confermare gli indirizzi del pontificato di Giovanni Paolo II, cui fu molto legato, o se ha voluto dare segnali più personali. Il nome scelto da Ratzinger rinvia, com ogni probabilità, a Benedetto XV (Giuseppe Della Chiesa, 1914-1922), il cui pontificato fu attraversato da grandi avvenimenti storici: la prima Guerra mondiale, l´avvento del potere di Lenin a Mosca, la creazione della Società delle Nazioni, la promulgazione di un nuovo Codice di diritto canonico, la canonizzazione di S. Giovanna d´Arco, il nuovo impulso dato alle missioni cattoliche – egli fu chiamato «il papa delle missioni» ”, e, in Italia, la nascita del Partito Popolare per opera di don Luigi Sturzo, cui egli diede la sua benedizione. Fin dalla sua prima enciclica Ad beatissimi (novembre 1914) riuscì a mettere fine all´animosità tra tradizionalisti intransigenti e modernisti, che era esplosa sotto il suo predecessore Pio X. Nella stessa enciclica Benedetto XV assunse e mantenne un atteggiamento chiaro di fronte al conflitto mondiale, definendola «un´inutile carneficina». Egli vedeva la causa della «disastrosissima guerra» nella scomparsa degli ordinamenti statali e delle pratiche della saggezza cristiana, «che sole guarentivano la quiete e la stabilità delle istituzioni». L´encliclica condannava l´egoismo nazionalistico, l´odio di razza, la lotta di classe, ma anche una società che aveva fatto dei beni materiali l´unico obbiettivo dell´attività dell´uomo, quasi non ci fossero altri beni «e molto migliori da raggiungere». Il papa non si schierava per nessuna delle parti belligeranti e volle invece denunciare le cause ideologiche del conflitto: la scristianizzazione della società e la ricerca sfrenata del soddisfacimento personale. In questo Benedetto XV riprendeva l´insegnamento di Leone XIII, che aveva voluto il prelato genovese Giuseppe Della Chiesa presso di sè, quale sostituto alla Segreteria di Stato, sotto l´autorità del cardinale Rampolla. L´enciclica di Benedetto XV suscitò perplessità presso i cattolici intransigenti che erano rimasti arroccati al disegno di mettere il cattolicesimo sotto il riparo di una restaurazione e vedevano nell´Austria asburgica un baluardo «all´irrompere dei nemici di Dio contro l´Europa cristiana». Ma la maggioranza dei cattolici italiani aderì alla neutralità voluta con forza da Benedetto XV, sentendosi vicina alla sua denuncia delle origini ideologiche comuni del conflitto. Il principale atto diplomatico di Benedetto XV fu la nota del 1° agosto 1917 inviata alle potenze belligeranti. Rompendo l´isolamento diplomatico della Santa Sede dovuto alla Questione romana, il papa sottopose agli Alleati un piano in sette punti, fra i quali la richiesta di diminuire in modo simultaneo e reciproco gli armamenti, il ricorso all´arbitrato, la libertà di navigazione e comunanza dei mari. Il papa proponeva una pace fondata sulla giustizia piuttosto che sul trionfo militare: «che si tenga conto, nella misura del giusto e del possibile, delle aspirazioni dei popoli...». Il nuovo nunzio Eugenio Pacelli fu inviato a Monaco per verificare le effettive disposizioni della Germania e per impostare concretamente l´iniziativa di pace del papa, che, purtroppo, non fu coronata da successo. Il ricordo di un papa che si era prodigato sul piano umanitario (per i prigionieri malati di tubercolosi e aprendo in Vaticano un ufficio per mettere in contatto i prigionieri con le loro famiglie) non fu però dimenticato: due anni prima della sua morte (22 gennaio 1922), i Turchi gli eressero ad Istanbul una statua che salutava in lui «il grande papa della tragedia mondiale ...». E´ improbabile che Ratzinger abbia invece pensato ai due papi Benedetto precedenti, anche se hanno lasciato un segno nel Settecento. Benedetto XIV – il più importante papa del secolo – introdusse un nuovo rituale per le canonizzazioni. Nella sua controversia con i Giansenisti si mostrò fermo e risoluto, anche se paziente. Benedetto XIII, già domenicano, volle applicare la dottrina di San Tommaso sulla grazia efficace (1724). Gli altri papi di nome Benedetto sono medievali e non hanno di certo influenzato la scelta del nuovo papa. Benedetto XII ( deceduto nel 1342) fu il terzo papa di Avignone dove costruì il primo grande palazzo dei papi. Benedetto XI, il primo papa domenicano ( morto nel 1303), ebbe il gravoso compito di succedere al forte Bonifacio VIII. I papi da Benedetto III a Benedetto X appartengono ai secoli IX-XI, ossia ad uno dei più oscuri e difficili della storia del papato. Benedetto V morì ad Amburgo (964) in esilio e il suo successore fu strangolato (974) su instigazione dell´antipapa Bonifacio VII... Benedetto II, molto legato a Bisanzio, ottenne l´adesione dell´Occidente al sesto concilio di Costantinopoli (680-681). Anche Benedetto I non ebbe vita facile, poichè morì (575) durante l´assedio di Roma da parte dei Longobardi. L´abitudine di scegliersi un nome da pontefice non fu affatto frequente prima del X secolo. Il primo fu Giovanni II (533-535). Egli volle cambiare il suo nome – Mercurio – che ricordava troppo da vicino quello di un dio pagano. Dopo Giovanni II, il primo papa che cambiò nome fu Giovanni XII (955-963). Giovanni XI (932-935) era stato suo parente. Uno dei suoi successori si fece chiamare Giovanni XIV per non portare il suo nome di battesimo, quello di Pietro. Nessun papa prima di lui – nè dopo di lui – ha infatti mai osato chiamarsi Pietro. Il nome del secondo Apostolo romano – Paolo – fu invece scelto otto volte, le ultime due insieme a quello di Giovanni. Paolo II (Pietro Barbo) esitò a scegliere un nome così impegnativo. Egli avrebbe voluto chiamarsi Formoso II, ma i cardinali gli fecero osservare che il significato di «formoso», ossia «bello», poteva essere interpretato come segno di orgoglio. Egli avrebbe poi voluto chiamarsi Marco, in riferimento alla sua Venezia, ma anche quel nome incontrò ostacoli perchè la Serenissima era allora la grande rivale dello Stato pontificio. Giovanni de´ Medici scelse di chiamarsi Leone X pensando alla figura di Leone I, che aveva scacciato Attila dall´Italia e dall´Occidente, un avvenimento che Raffaello illustrò in un famoso dipinto nella Stanza dell´Eliodoro in Vaticano. Facendosi chiamare Alessandro VI, Rodrigo Borgia pensò ad Alessandro Magno, visto che egli diede il nome di Cesare ad uno dei suoi figli. Il fatto che Giuliano della Rovere (Giulio II) si fosse richiamato a Giulio Cesare fu aspramente criticato da Erasmo. Nell´Otto e Novecento, il nome scelto da un nuovo papa rinvia generalmente a quello di un predecessore. Oltre al ricordo personale, la scelta di un nome segnala però anche ideali più complessi. Pio X scelse il nome di Pio per ricordare i due papi dal nome Pio (VI, VII) che avevano dovuto affrontare umiliazioni sotto Napoleone. Pio XI dichiarò di essersi chiamato così perchè «sono nato sotto un papa Pio (IX), sono arrivato a Roma sotto Pio (X), e Pio è il nome della pace, perciò voglio portarlo». Tra il 1785 e il 1958, su undici papi, sette si sono chiamati Pio. I valori legati a questo nome hanno però conosciuto evoluzioni nel passato. Pio II (Enea Silvio Piccolomini) volle chiamarsi così pensando alla pietas di sapore classico, uno dei massimi ideali di governo dell´antichità classica. Nel XX secolo, il nome di Pio fu scelto in ossequio al senso moderno di pietà, ossia di devozione. Nel periodo precedente, il nome più scelto fu quello di Clemente. La scelta così frequente di un nome di papa che sottolinea la clemenza piuttosto che il rigore della legge e la pienezza dei poteri contrasta con l´Europa politica di allora, in cui imperversavano poteri assolutistici, un contrasto che rivela però anche la posizione di relativa debolezza del papato di allora. Agostino Paravicini Bagliani