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 2005  aprile 15 Venerdì calendario

Perché Giovanni Paolo II non poté andare in Russia, Corriere della Sera, 15/04/2005 In questi giorni in cui l’attenzione del mondo è puntata su Giovanni Paolo II e sui suoi ( mancati) viaggi, c’è qualcosa che non mi è chiaro e che spero lei mi possa chiarire

Perché Giovanni Paolo II non poté andare in Russia, Corriere della Sera, 15/04/2005 In questi giorni in cui l’attenzione del mondo è puntata su Giovanni Paolo II e sui suoi ( mancati) viaggi, c’è qualcosa che non mi è chiaro e che spero lei mi possa chiarire. Il patriarcato di Mosca ha sempre impedito il viaggio del Papa in Russia accusando la chiesa cattolica di proselitismo e, quindi, di slealtà. Se non erro, gli ortodossi russi sono l’unica confessione che è stata tollerata in 70 anni di comunismo e questo solo grazie alla loro supina accettazione degli ordini del Cremlino; una situazione molto simile alla chiesa cattolica " di Stato " in Cina. Come è possibile che il patriarca Alessio II possa dare lezioni morali ad un uomo con i trascorsi di Karol Wojtyla? Paolo Bocconi ezzy. stranger@ flashnet. it Caro Bocconi, suppongo che lei abbia letto nel frattempo l’interessante intervista di Fabrizio Dragosei con Alessio II, pubblicata nel Corriere di mercoledì 13 aprile. Ag giungo, per parte mia, che non è del tutto esatto sostenere che a Giovanni Paolo II sia stato impedito di visitare la Russia. Gli fu detto più volte che se avesse deciso di farvi una visita ufficiale nella sua veste di capo della Stato Vaticano, il governo di Mosca sarebbe stato lieto di accoglierlo. Ma il Papa voleva che la sua visita, come tutte quelle fatte nel corso del suo pontificato, fosse pastorale. Voleva, in altre parole, incontrare le folle e celebrare la messa pubblicamente nel corso di grandi raduni popolari. In un Paese in cui i cattolici ammontano a poche centinaia di migliaia queste cerimonie erano considerate dalla Chiesa ortodossa una forma di proselitismo, un’aggressiva ingerenza del cattolicesimo nelle sue terre. Era una percezione sbagliata? Quando parlava dell’Europa papa Wojtyla diceva spesso, con una splendida metafora ecumenica, che il cristianesimo latino e quello greco erano i due polmoni del continente, quindi egualmente necessa ri alla sua vita spirituale. Ma il patriarca di Mosca, non senza ragione, riteneva che in questo grande partenariato religioso il Papa di Roma intendesse avere la parte del fratello maggiore. A proposito della posizione assunta dal patriarcato durante il regime comunista lei, caro Bocconi, parla di " supina accettazione degli ordini del Cremlino " . Ma occorre, per meglio comprendere lo stato della religione in Russia dopo la rivoluzione bolscevica, tenere conto di alcune considerazioni. La storia della Chiesa ortodossa è assai diversa da quella della Chiesa romana. Mentre quest’ultima difese e preservò, nonostante la Riforma, il suo carattere metanazionale, la prima finì per adottare, come base della sua giurisdizione, le singole comunità nazionali e statali dell’Europa orientale. Nacquero così numerose Chiese autocefale, ciascuna delle quali ebbe con il suo Stato un rapporto che fu definito, in greco, " sinfonia " . Così accadde in Russia dove lo zar esercitò sulla Chiesa un potere simile a quello dell’Imperatore a Bisanzio e dove Pietro il Grande, nel 1721, sostituì il patriarcato con un Santo Sinodo. Il patriarcato riapparve dopo il crollo dell’impero, ma subì negli anni seguenti una devastante persecuzione. Le chiese furono requisite, distrutte o trasformate in magazzeni e musei dell’ateismo. I sacerdoti e i monaci furono incarcerati e uccisi. Esistono negli archivi del Cremlino telegrammi di Lenin, inviati durante la guerra civile, che contengono, in proposito, istruzioni brutali. Ma tutto questo non impedì che sopravvivesse in Russia una " Chiesa del silenzio " e che una larga parte della popolazione conservasse, soprattutto nelle campagne, un forte sentimento religioso. Quando gli italiani dell’Armir giunsero sul fronte russo, durante la Seconda guerra mondiale, scoprirono che non vi era casa in cui non vi fosse un’icona rischiarata dal lume della candela. La situazione migliorò non appena Stalin, dopo l’invasione tedesca, si accorse che il sentimento nazional religioso del popolo russo avrebbe dato un fondamentale contributo alla " grande guerra patriottica " . Ma la Chiesa continuò a vivere stentatamente, sorvegliata a vista. So che molti prelati, in alcune circostanze, si comportarono in modo opportunistico e servile. Ma l’ubbidienza allo Stato appartiene alla tradizione del cristianesimo greco e il patriarca Pimen, eletto nel 1971, dimostrò sino alla sua morte (1990) equilibrio e dignità. Nel ricordare la mancata visita del Papa in Russia credo che occorra tener conto di queste attenuanti. Sergio Romano