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 2005  aprile 16 Sabato calendario

Seurat & C., ttL de La Stampa, 16/04/2005 Tutto nasce da Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, l’enorme quadro di George Seurat esposto nel 1886 all’ultima mostra degli impressionisti e al Salon des Indépendants, di Parigi

Seurat & C., ttL de La Stampa, 16/04/2005 Tutto nasce da Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, l’enorme quadro di George Seurat esposto nel 1886 all’ultima mostra degli impressionisti e al Salon des Indépendants, di Parigi. L’opera è dipinta con una tecnica rivoluzionaria elaborata dall’artista a partire dalle teorie scientifiche sugli effetti ottici cromatici di Chevreul e di altri studiosi come Blanc, Rood e Henry. Questa nuovo linguaggio, caratterizzato dalla giustapposizione sulla tela di piccoli tocchi di colori puri, si basa su una serie di principi: la nozione del contrasto simultaneo dei colori complementari (rosso-verde, arancione-blu, giallo-viola); la distinzione fra tinta e tono (colore e valore); e la fusione dei colori, e della definizione dell’immagine, non direttamente sul supporto ma a distanza nell’occhio dell’osservatore. L’intenzione è di andare al di là della fluttuante e provvisoria visione impressionista e di cogliere la realtà nella sua essenza "oggettiva" dal punto di vista della percezione visiva attraverso una rappresentazione con valenze sintetiche, che di fatto vanno oltre gli effetti naturalistici, dando vita ad affascinanti composizioni di freddo rigore mentale, in una dimensione spaziale e temporale sospesa, dove la sensibilità atmosferica diventa un’eco estremamente rarefatta. Seurat definisce, con molta precisione, il suo metodo "divisionismo" o "cromo-luminarismo", ma la denominazione che ha maggior fortuna è "neoimpressionismo", coniata dal critico Felix Féneon, che sarà uno dei più convinti sostenitori della tendenza che ha come caposcuola Seurat (morto giovanissimo nel 1891) e come protagonista più attivo, anche dal punto teorico, il suo primo seguace Paul Signac, inventore del termine "pointillisme". La tecnica divisionista viene adottata molto rapidamente in Francia, oltre che da Signac, da Charles Algrand, Henri Edmond Cross, Albert Dubois-Pillet, Maximilien Luce, e Camille Pissarro, ma solo per un certo periodo. Lo stesso Van Gogh dipinge qualche quadro divisionista, tra cui un intenso Autoritratto del 1887. Questa tendenza prende piede, negli anni ’80, anche in Belgio, con artisti come Théo Van Rysselberghe, William Finch e Henry Van de Velde (che diventerà poi un grande designer e architetto dell’art nouveau), e in Olanda con Peter Bremmer e Jan Toorop, influenzando anche all’inizio della sua ricerca Mondrian. Successivamente il divisionismo si diffonde anche in altri paesi, in particolare in Italia dove si forma un gruppo intorno alla galleria milanese dei Grubicy, di cui fanno parte Segantini, Previati, Longoni, Morbelli, e Pellizza da Volpedo. Purtroppo in questa mostra al Musée d’Orsay, che pure ha molti meriti, la situazione italiana è stata praticamente ignorata. C’è solo un dipinto di Pellizza, Il morticino (Fiore reciso), e anche l’importante fase divisionista dei futuristi è documentata solo da un modesto quadretto di Boccioni e da un Severini. L’esposizione, che presenta circa centoventi opere, si articola attraverso una serie di sezioni che intendono illustrare le principali caratteristiche formali: oltre alla inedita elaborazione degli accordi cromatici e degli effetti luminosi, la tendenza all’appiattimento e alla geometrizzazione della composizione, e l’enfatizzazione del ritmo e dell’arabesco (con valenze anche astratteggianti). Tutti elementi che, giustamente, vengono considerati come un contributo decisivo nel processo di innovazione radicale della pittura moderna. Nei quadri degli iniziatori del movimento tende a prevalere una dimensione effettivamente neoimpressionista, e cioè legata a una sensibilità naturalistica, ma emerge anche in molti casi una più o meno esplicita tensione simbolista. Più naturalistici sono per esempio le marine e i paesaggi di straordinaria vivacità cromatica dipinti da Signac (dopo il primo periodo vicino allo stile rigoroso di Seurat) con tacche di colore più larghe; le scene di campagna solidamente impostate di Pissarro; e le belle composizioni realizzate con estrema diligenza da Algrand, Dubois-Pillet, Luce e Van Rysselberghe. Di raffinata qualità sono in particolare le melanconiche scene marine di Finch, un artista a lungo quasi dimenticato. Sul versante simbolista troviamo invece lavori di grande suggestione e raffinatezza di Cross, Van de Velde, Toorop e Bremmer. In mostra viene ben evidenziata l’influenza di Cross su Matisse. Una idilliaca scena con figure femminili tra gli alberi in riva al mare, del primo è collocata accanto al celebre Luxe, calme et volupté (1904-5), opera fauve considerata di capitale importanza per la nascita dell’arte d’avanguardia. L’ultima parte della mostra, che inizia con questo quadro di Matisse, documenta con un certo numero di esempi, l’utilizzazione della tecnica divisionista da parte di molti artisti della prima avanguardia, soprattutto agli inizi della loro ricerca, tra cui i Fauves, Mondrian, Nolde, Kandinskij, Picasso, Modigliani, Klee. Francesco Poli