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 2005  aprile 16 Sabato calendario

Conclavi: Voti Benelli Luciani. Corriere della Sera 16/04/2005. La scelta del successore di Paolo VI avrebbe potuto iniziare con anticipo rispetto al 1978

Conclavi: Voti Benelli Luciani. Corriere della Sera 16/04/2005. La scelta del successore di Paolo VI avrebbe potuto iniziare con anticipo rispetto al 1978. Dieci anni prima, di fronte alla repulsione del cattolicesimo contro le norme dell’enciclica Humanae Vitae, che proibivano il ricorso a strumenti contraccettivi non " naturali " , nel pieno delle turbolenze post conciliari, Paolo VI si chiese se non fosse il caso di dimettersi, " in tanto sfacelo " ; e anche nel corso degli anni Settanta, al compimento dei suoi 80 anni, varie voci riferiscono di interrogativi del papa in questa direzione. Pensieri naturali in una chiesa che aveva iniziato a praticare la rinunzia dei vescovi al compimento dei 75 anni, ma che papa Montini accantonò. Le procedure del conclave, dunque, si aprirono il 6 agosto ’ 78 quando nel mondo si diffuse la notizia che il pontefice era morto. Il declino fisico del papa bresciano era iniziato da tempo, quasi accompagnato da difficili prove politiche: l’eruzione giovanile del ’ 68, le tensioni del post Vaticano II, il fallimento del sogno di mediare la pace in Vietnam, il referendum sul divorzio e il caso Moro, al termine del quale Paolo VI celebrò l’angoscioso funerale di un amico e, anche, di un modo di pensare chiesa e Stato in Italia. Nella torrida estate vengono a conclave 112 cardinali: non entrano né il decano Confalonieri, né il vicedecano Marella. Il camerlengo e segretario di Stato, Villot, è l’unico organo del collegio in piena funzione sia nella fase preparatoria sia in conclave e a lui è riservato il discorso de eligendo pontifice ( col quale si chiama fuori dalla rosa di candidati). Ci sono a Roma pochi leader della vecchia guardia conciliare: degli elettori di Giovanni XXIII restano i cardinali di Genova Siri, di Varsavia Wyszynski e l’emerito di Montreal Léger. Tra chi ha partecipato all’elezione di Paolo VI sono ancora nel pieno diritto 8 porporati: Suenens, Alfrink, König, Rugambwa, Bueno y Monreal, Silva Henriquez, Quintero e Landazuri Ricketts. Per la prima volta sui novendiali s’accendono i riflettori dei media, che moltiplicano voci, appelli e manifesti. Il 16 agosto La Croix pubblica un appello sottoscritto da vari teologi per un papa " carismatico " ; da molte parti escono memorandum riservati per i cardinali, come quello con il quale Alberigo e i suoi sodali bolognesi chiedono una forte opzione nel segno della partecipazione collegiale dei vescovi al governo della chiesa. Le diplomazie cercano di capire questo passaggio, che riguarda una chiesa di cui il concilio ha svelato le dimensioni globali. Quella italiana incorre in un infortunio: un dispaccio dell’ambasciatore presso la santa Sede, Cordero di Montezemolo, al ministro Forlani esce il 23 agosto ’ 78, vigilia dell’ingresso dei cardinali nella Sistina, su la Repubblica : l’ambasciatore accredita molti voti ai cardinali Baggio e Bertoli, e demolisce le candidature dei montiniani Benelli e Pignedoli. Montezemolo si basa su confidenze raccolte nel corso di una cena assieme all’ecumenista còrso monsignor Arrighi: l’ecclesiastico profetizza un " uomo di centro che sa usare il pugno duro all’interno della curia " e sa risolvere i problemi finanziari di una struttura " indebitata fino all’osso " . Stranieri? " Non saprebbero come muoversi " , riferisce l’ambasciatore italiano. La rosa dei papabili è confusa. Non si sa, come poi qualcuno racconterà, che Benelli entra forte di oltre 50 voti, che poi si disperderanno; e non si intuisce che il duello Benelli Pignedoli avrebbe annullato le chance di entrambi i contendenti. Chi sostiene il cardinal Poletti pare dimenticare che non è un caso se il vicario di Roma non diventa papa dal 1823, al tempo di Leone XII. In ogni caso, il conclave procede con ritmo bruciante. Inizia venerdì 25 agosto ’ 78 alle 16.30 e i cardinali scelgono nell’arco di 26 ore: con quattro scrutini la maggioranza si raccoglie attorno al patriarca di Venezia, Albino Luciani, cardinale da 5 anni, che prende l’inedito nome di Giovanni Paolo I, unico dopo Marino I ( nell’ 882) ad assumere un nome mai portato prima. I suoi esordi spiegano qualcosa di come s’è aggregata la maggioranza. Il primo atto riguarda la fi ne del conclave: Luciani chiede che ogni formalità sia rimandata alla domenica mattina per far entrare i cardinali anziani, che non partecipano allo scrutinio, e coinvolgerli nei riti d’obbedienza al nuovo pontefice. Poi annuncia la riconferma in blocco dell’organigramma di curia ad quinquennium , e rinuncia a servirsi del congegno di spoils system ideato da Paolo VI. Infine, al posto della liturgia d’incoronazione, celebra una liturgia eucaristica senza tiara né trono, nella quale parla abolendo il plurale maiestatico e lancia un segnale di purificazione dei segni del potere papale. E’ l’inizio di un pontificato coraggioso, che la morte inopinatamente spezzerà nella notte fra il 28 e il 29 settembre. Alberto Melloni