Corriere della Sera, 14/04/2005 pag.15, Alberto Melloni, 14 aprile 2005
Conclavi: l’attesa di Roncalli. Corriere della Sera, 14/04/2005. Il funerale di Pio XII è l’icona di un mondo che passa: papa Pacelli muore a Castelgandolfo il 9 ottobre 1958 in un contesto di desolante cortigianeria
Conclavi: l’attesa di Roncalli. Corriere della Sera, 14/04/2005. Il funerale di Pio XII è l’icona di un mondo che passa: papa Pacelli muore a Castelgandolfo il 9 ottobre 1958 in un contesto di desolante cortigianeria. I parenti ne fotografano la salma e vendono gli scatti ai giornali. Il nipote, promosso archiatra pontificio, sbaglia nel trattare il cadavere creando problemi imbarazzanti ai fedeli. La corte che ha gestito gli ultimi anni del papa organizza una cerimonia funebre di enorme impatto visivo, nella quale gli "ordines" di una chiesa dalle ritualità medievali accompagnano il pontefice fino a San Pietro ricamando le strade di Roma. Molti giornali e cardinali si chiedono "chi potrà fare il papa?" dopo tanta grandezza, dopo tanto magistero onnisciente, dopo una parabola spirituale nella quale – è una copertina famosa della Domenica del Corrier e – si dice che al pontefice sia apparso Gesù in persona... Fuori da quel cerchio non c’è rancore, ma un bisogno di discontinuità che solo col passar dei giorni trova voce. Se la stampa parla con rispetto del papa è "segno di tempi migliorati e proprio per merito dei tempi mutati dalla azione ben coordinata del S. Padre" e per Pio XII c’è un "plebiscito di compianto, e di ammirazione silenziosa e commossa. Qualche cosa del vere filius Dei erat iste" : chi scrive così è il cardinal Roncalli – candidato che già nel 1954 l’ambasciatore italiano Mameli aveva indicato come favorito... Ma l o stesso Roncalli, raggiunta Roma da Venezia, si muove da candidato della discontinuità: lo dice e lo negozia in un fitto calendario di incontri e colloqui di cui conserva traccia in un diario minuto del preconclave e del conclave. Sono contatti positivi, se dopo 4 giorni egli sente già "gran movimento di farfalle intorno alla mia povera persona". Roncalli conosce la differenza fra l’umiltà e la pavidità: sa che dai colloqui "dovrebbe apparire giorno per giorno la sincerità delle persone e dei vari gruppi che si formano"; e sa che il preconclave è anche tempo di manovre. Così quando il partito del Sant’Ufficio sparge voci sulla sua scarsa salute reagisce affrontando a viso questi capi del partito ro mano: "Varii contatti passeggeri con Cardinali Pizzardo e Ottaviani a dissipare malintesi dolorosi, indipendenti dalla mia persona. Per me sono occasione di sottrarmi dalle responsabilità pontificali e ne godo. Ma quale offesa alla giustizia: quali mistificazioni legate a interessi personali e di ordine materiale! Deus nos adiuvet". L’aiuto arriva in conclave e nelle votazioni. Roncalli annota con semplice schiettezza le proprie "emozioni varie nel primo scoprimento delle intenzioni dei Cardinali" , ma non nasconde l’irritazione quando i suoi sostenitori esitano portando voti al cardinale armeno con passaporto sovietico e cultura curiale che è Agagianian. Il 27 ottobre Roncalli scrive che "sembrava quasi conclusivo e non lo fu" ; anzi "nelle sedute del pomeriggio peggio che peggio. Per alcune persone è venuta l’ora dell’ Ignosco et dimitto (...). Sì, io passo sopra e perdono di buon cuore e trovo gusto di perdonare". Ma oltre a perdonare, reagisce: per recuperare voti Roncalli torna a pranzare per una volta alla mensa comune e non in camera, finché il 28: "All’XI scrutinio, eccomi nominato papa. O Gesù anch’io dirò con Pio XII quando riuscì eletto papa Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam. Si direbbe un sogno: ed è, prima di morire la realtà più solenne di tutta la mia povera vita". L’eletto scelse come nome Giovanni – il nome di suo padre, della sua parrocchia, della basilica Lateranense: Giovanni XXIII, perché il papa Cossa, deposto nel 1417, era stato deposto e condannato, lasciando libero quel numerale imbarazzante, poi addirittura giunto agli onori degli altari con la beatificazione voluta da Giovanni Paolo II nell’anno giubilare. Un conclave, quello del 1958, non solo ordinato, ma purificatore di ciò che sotto la sottile pellicola del trionfalismo aveva bisogno di rigenerazione, e da lì a poco la trova: quello che secondo l’ambasciatore Mameli sarebbe stato un "papa di transizione" , chiamato a creare una breve intercapedine fra i lunghissimi 19 anni di Pio XII e un papato di rinnovata progettualità, si rivelò il papato di una transizione al concilio. Senza che in conclave ne fosse stato fatto cenno alcuno. Alberto Melloni