Corriere della Sera, 15/04/2005 pag.15 Alberto Melloni, 15 aprile 2005
Montini, Corriere della Sera 15/04/2005. Quello del 1963 è il primo Conclave che si svolge in tempo di Concilio dopo quattro secoli: in ossequio alle regole, il Vaticano II doveva ritenersi sospeso con la morte stessa di Giovanni XXIII, avvenuta il 3 giugno, vigilia di Pentecoste, in un contesto di rara intensità spirituale
Montini, Corriere della Sera 15/04/2005. Quello del 1963 è il primo Conclave che si svolge in tempo di Concilio dopo quattro secoli: in ossequio alle regole, il Vaticano II doveva ritenersi sospeso con la morte stessa di Giovanni XXIII, avvenuta il 3 giugno, vigilia di Pentecoste, in un contesto di rara intensità spirituale. Eppure il Concilio è il tema del Conclave, già dal momento in cui organi d’informazione e diplomazie scrutano ciò che potrà accadere quando Papa Roncalli – era stato eletto per questo – sI appresta a chiudere dopo meno di cinque anni il suo Pontificato " di transizione " . I governi europei sanno che il candidato è l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini: esiliato nella diocesi ambrosiana per allontanarlo da Roma con una congiura consumatasi nel palazzo di Pio XII, Montini era un candidato impossibile anche nel 1958 – impossibile perché la decisione del Papa di non fare nuovi cardinali per sbarrare a lui l’accesso al Conclave rendeva impensabile una sua elezione. Nel 1963, dopo che Giovanni XXIII gli ha reso giustizia dandogli la porpora, egli è il candidato naturale: davanti al Vaticano II, con un im portante discorso del dicembre 1962, egli si è aggregato alla nascente maggioranza conciliare. Gli ambienti reazionari lo vedono come il fumo negli occhi: Montini parla in italiano, ma pensa in francese e perfino un agente della Cia, fatto venire dal Pakistan per seguire da vicino il Conclave, riferisce nei novendiali che questo forte candidato indispone il partito curiale che teme le sue idee e le sue vendette. Per i cardinali, però, la questione è ( allora come nel 1978, nel 1978 come oggi) la questione del Vaticano II: e Montini dà ampie garanzie di volere continuare il Concilio. Era stata questa, d’altronde, la preoccupazione di Giovanni XXIII che sul letto di morte confida all’allora padre Tucci di aver sopportato gli sgarbi di qualche settore di curia senza reagire per evitare di " preparare un Conclave che distrugga ciò che ho fatto " . Se esistono riserve su Montini, ed esistono, sono riserve politiche, nate ed espresse fuori Roma. sospet tosissimo il cancelliere tedesco Adenauer, il quale sogna di candidare il cardinal Testa: " I danni " già compiuti dalla linea di Giovanni XXIII nei rapporti col mondo comunista sarebbero, a suo avviso, aggravati dall’elezione di Montini. Non è un pensiero nascosto e non è legato a rivendicazioni " nazionali " . Franco prega nella sua cappella privata perché non accada che l’odiato pre lato " liberalista " venga eletto. Dal Quirinale il presidente Antonio Segni, tramite i buoni uffici di Luigi Gedda, spande ostilità contro Montini: ciò che egli teme è un appoggio del futuro Papa alla segreteria Dc nella linea politica di stabilizzazione della maggioranza di centrosinistra. una preoccupazione certo minore rispetto al Papato, ma, come osserva sconsolato il rappresen tante dell’arcivescovo di Canterbury a Roma, Pawley, " l’elezione deve anche tenere conto della politica italiana... " . Tali resistenze non impediscono a Montini di entrare da favorito in Conclave e uscirne Papa dopo due giorni di votazioni, il 21 giugno 1963 col nome di Paolo VI. Per il suo Conclave non ci sono racconti diretti o indiretti delle sedute. Sui 6 scrutini, necessari per raccogliere almeno 54 voti attorno al cardinale di Milano, girano molte voci: a posteriori l’ambasciata di Francia giudica i propri connazionali parte della maggioranza montiniana; fra i cardinali, con cui Montini ha parlato durante i novendiali ( come Lercaro), ci sono certo elettori che hanno raccolto pacchetti di voti e poi li hanno ceduti; e forse è vero che il cardinale Frings ( quello che si era portato a Roma come teologo di punta il giovane professor Ratzinger) ha fatto di tutto per evitare che un duello fra Lercaro e Montini avvantaggiasse pallidi rincalzi moderati, come Antoniutti. Ciò che è chiaro è che, come scrive l’ambasciata del Belgio all’indomani dell’ habemus Papam , " è il Concilio che ha fatto il Conclave " : infatti, ancora prima di aprire le porte della Sistina, il nuovo Papa annuncia la continuazione del Vaticano II. Un gesto insieme ovvio e coraggioso. Sette anni dopo, Paolo VI stabili rà che i cardinali con più di ottant’anni non entreranno nel Conclave che sceglierà il suo successore e confermerà la regola in una legge che stabilisce che tutti i capi della curia decadono con la morte del Papa: era un modo per risolvere al successore i problemi con cui si era misurato a preparare una nuova partenza, libera e coraggiosa. Nel merito del congegno conclavario Paolo VI conservava le norme antiche sugli elettori, sui sistemi di voto, sulle procedure. Nonostante qualche istanza in proposito, l’elezione del Papa non diventava la scelta di un " re " del cattolicesimo fatta tramite rappresentanti, ma rimaneva l’elezione del vescovo di Roma, che per questo e solo per questo diventava pastore della Chiesa universale. Alberto Melloni