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 2005  aprile 19 Martedì calendario

Spindler Konrad

• Nato a Lipsia (Germania) nel 1939, morto a Innsbruck (Austria) il 17 aprile 2005. Archeologo. Il primo che studiò Oetzi, la mummia dei ghiacci. «[...] docente all’Università di Innsbruck, conosceva la leggenda e ne rideva: ”La prossima vittima dovrei essere io”. Lui a Oetzi voleva bene, gli aveva dedicato anni di studi da cui aveva tratto riconoscimenti internazionali e un libro di successo, Frozen Fritz, il nomignolo irriverente con cui gli americani avevano battezzato la mummia preistorica affiorata dai ghiacci della Val Senales [...]. Colpito dalla sclerosi multipla e costretto in carrozzella, [...] è morto [...] all’età di 66 anni. E in Tirolo la storia della maledizione dell’Uomo Venuto dal Ghiaccio torna a galla: ”Con lui Oetzi ne ha fatti fuori cinque”. Perché? Come per l’illustre precedessore nel ruolo di portatore di sventure, il faraone ragazzo Tutankamon, il motivo dell’ira di Oetzi viene fatta risalire al turbamento della sua quiete, dopo 5300 anni circa passati nella pacifica tranquillità di una bara di ghiaccio. Il primo a essere colpito dalla vendetta della mummia sarebbe stato il capo del team dei medici legali austriaci che compì i primi rilevamenti sul cadavere: Rainer Henn. Dopo aver annunciato clamorose scoperte sull’esistenza di Oetzi, che sarebbero state rivelate in un incontro stampa internazionale, morì in un incidente stradale. Tra gli esperti alpinisti accorsi il 19 settembre del 1991 sul ghiacciaio del Similaun, dove fu trovata la mummia, e organizzatore del delicato trasbordo su un elicottero, c’era Kurt Fritz: è stato travolto da una slavina in una zona di montagna che conosceva molto bene, unico in una cordata di scalatori. E due. La terza vittima sarebbe un giornalista, Rainer Hoelz, che fu incaricato in esclusiva dalla tv austriaca di filmare il recupero della mummia: è stato ucciso da un tumore al cervello. Nell’ottobre 2004 scomparve tra i ghiacci sopra Bad Gastein, in Austria, lo scopritore di Oetzi, il tedesco Helmut Simon, uno a cui la mummia aveva già ampiamente rovinato la vita. Simon, che alla vista di Oetzi aveva pensato al cadavere di un soldato della prima guerra mondiale, fu subito emarginato dalla scoperta e relegato in secondo piano. Ne aveva fatta una vera malattia, e non era solo questione di soldi [...]. Lui aveva chiesto pubblico riconoscimento, targa con il suo nome al museo e 250mila euro, mentre la Provincia - che pure con Oetzi fa affari d’oro, visto che al museo dove è custodito in una teca supertecnologica a temperatura e umidità costanti transitano ogni anno più di 300mila visitatori ed è un volano turistico eccezionale - gliene aveva offerti 40mila. Deluso, Simon organizzava turisti tedeschi in visita a Oetzi e un po’ si identificava con lui. Ha fatto la stessa fine della sua creatura: l’hanno trovato sepolto dai ghiacci una settimana dopo la sparizione. Oltre al professor Spindler, ci sarebbe secondo alcuni, ad abundantiam, una sesta vittima: Dieter Warnecke, uomo del soccorso alpino che aveva partecipato alle ricerche di Helmut Simon. Al termine del funerale di Simon, venne colto da un attacco cardiaco e morì. Le leggende si alimentano da sole e così quella della vendetta di Oetzi, la cui fama e fascino ne traggono indubbio beneficio. Nella lista c’è anche uno che è riuscito per ora a sfuggirgli: Walter Leitner, un altro professore di Innsbruck autore di una sua ipotesi sulla morte di Oetzi. L’uomo preistorico sarebbe stato ucciso dalla sua stessa tribù, dopo aver venduto cara la pelle: sui resti sono state trovate tracce di sangue di quattro uomini, con cui ha lottato duramente, prima di morire fuggendo sui monti, colpito da un dardo alla schiena. Ebbene, lo stesso pomeriggio in cui sparì Simon, Leitner aveva portato in montagna un gruppo di turisti americani che dovevano fare un servizio sulla mummia. La tormenta di neve sorprese tutti: Leitner si salvò per miracolo. [...]» (Enrico Bonerandi, ”la Repubblica” 19/4/2005).